Sono più di 23.000 i lavoratori etiopi che si sono consegnati alle autorità nell’ultima settimana per ottenere il rimpatrio: lo ha reso noto l’ambasciata di Addis Abeba in Arabia Saudita, teatro di una massiccia operazione di espulsione ai danni dei lavoratori stranieri non in regola con i documenti. Rimane molto tesa la situazione nella capitale saudita, dove negli ultimi giorni tre cittadini etiopi sono morti in seguito agli scontri con la polizia; centinaia i migranti feriti e altrettanti quelli arrestati. Gli scontri e le violenze della polizia si sono concentrati nel quartiere di Manfouha, a sud di Riad, abitato per lo più dai lavoratori stranieri e dalle loro famiglie, la maggior parte dei quali provenienti da Etiopia, Eritrea, Guinea e Mali.
Carpentieri e operai gli uomini, cameriere e badanti le donne, in molti casi hanno tentato di resistere ai rastrellamenti delle forze di sicurezza coadiuvate da squadre di cittadini sauditi che si sono abbandonate a pestaggi e devastazioni. Dopo essersi barricati nelle loro case e aver lanciato pietre sugli agenti, le abitazioni degli immigrati sono state prese d’assalto e evacuate con la forza. Da domenica lunghe file di africani, tra cui donne e bambini, salgono sugli autobus che li conducono nei centri di detenazione alla periferia della città dai quali poi vengono condotti alle frontiere o agli aeroporti ed espulsi.
L’espulsione di massa di migranti è il frutto dell’approvazione da parte del governo di norme restrittive sull’immigrazione, varate con la scusa di contrastare il crescente tasso di disoccupazione tra i giovani sauditi (che ha superato il 12%).
La normativa sta alimentando tensioni con i paesi da cui proviene la maggior parte della ‘manodopera’ a basso costo, come l’Etiopia.
Leggi anche:
Arabia Saudita. Caccia all’immigrato: scontri, deportazioni e morti
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa