Russia 1, UE 0. E’ un vero smacco per l’egemonia ad est dell’Unione Europea la rinuncia da parte del governo ucraino alla firma dell’accordo di associazione proposto da Bruxelles a una settimana dalla data stabilita per la firma. Anche perché in contemporanea Kiev ha deciso il rilancio delle relazioni commerciali ed economiche con Mosca che da tempo esercita pressioni contro l’ex repubblica sovietica affinché rinunci alla partnership con l’UE.
Ieri il premier ucraino Mykola Azarov ha firmato un decreto per «sospendere il processo di preparazione dell’accordo di associazione tra Ucraina e Ue» dopo che il parlamento di Kiev aveva bocciato una misura, richiesta a gran voce da Bruxelles, che consentiva all’ex premier Yulia Tymoshenko, attualmente in prigione, di farsi curare all’estero. Il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha sottolineato che la questione della scarcerazione di Yulia Tymoshenko può essere risolta soltanto nel quadro delle leggi già esistenti in Ucraina e senza l’intromissione di paesi stranieri.
Per l’Ukrainskaya Pravda, quotidiano filoeuropeista e vicino all’opposizione al governo ucraino, si è trattato di un “giovedì nero” e non sono mancate accuse da parte di alcuni ambienti dell’establishment europeo nei confronti della ‘ministra degli esteri’ continentale Catherine Ashton, o dello stesso Kwasniewski, accusati di scarsa incisività o di ingenuità nei confronti delle pressioni di Mosca.
Ma a creare la frattura tra Ucraina e UE non c’è solo l’affaire Tymoshenko. “L’ultima goccia è stata la posizione illustrata dall’Fmi nella lettera del 20 novembre” ha spiegato lo stesso premier Azarov, citando l’intransigenza del Fondo sulle condizioni poste per un credito che di fatto, ha sostenuto, è solo il rifinanziamento del programma stand-by già concordato con l’Ucraina nel 2008 e poi nel 2010. “Il Fondo Monetario ha presentato condizioni per un prestito, pensate un po’, necessario a estinguere i debiti nei confronti dello stesso Fondo Monetario”, ha detto Azarov, facendo un preciso elenco delle richieste Fmi. “Condizioni: aumento delle tariffe del gas del 40%, congelamento dei salari minimi e del livello salariale sui livelli attuali, sostanziale taglio delle voci di spesa nel bilancio, diminuzione dei sussidi al settore energetico”.
Il premier Azarov ha anche evidenziato carenze nelle prospettive concrete di un accordo di libero scambio con l’Ue. “Cosa compenserà le perdite che subiremo dalla chiusura dei mercati dell’Unione doganale? Come, vi chiedo? A questa domanda purtroppo non abbiamo avuto risposta”. Le condizioni poste da Mosca per la permanenza dell’Ucraina nella unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan sono assai migliori di quelle chieste da Ue e Fmi.
Il ministro dell’Energia ucraino, Yuri Boiko, ha spiegato che il Paese non si può permettere di perdere i legami economici con Mosca e che Bruxelles ha rifiutato di offrire ricompense per le perdite nel commercio con la Russia. L’obiettivo di Kiev, insomma, è diventare meno dipendente da Europa e Fondo monetario internazionale e di preparare – ha detto il premier ucraino – «il mercato interno a delle relazioni da pari a pari» anche con l’Unione europea.
Di fronte all’uno-due di Kiev l’inviato dell’Ue per l’Ucraina, il polacco Aleksander Kwasniewski, ha dovuto prendere atto che al prossimo vertice del 29 novembre a Vilnius non sarà firmato nessun trattato di associazione. Mentre è saltata la visita a Kiev nei prossimi giorni del commissario europeo all’allargamento, Stefan Fule, il leader del Cremlino Vladimir Putin si è detto soddisfatto per la decisione dell’Ucraina di tornare a sviluppare le proprie relazioni con la Russia.
Ed ora l’UE potrebbe rivalersi contro l’Ucraina, che si è permessa di sbattere letteralmente la porta in faccia a Bruxelles preferendo il rapporto con la Russia, e contro la stessa Mosca.
Mercoledì la Commissione Europea aveva fatto sapere che prossimamente dovrebbe essere definito l’accordo per far passare le importazioni di gas verso la Slovacchia per ridurre la dipendenza dalla Russia. Da circa un anno l’Ucraina ha cominciato a importare gas dall’Ungheria e dalla Germania sulla base di un accordo di fornitura con il gruppo tedesco Rwe, con l’obiettivo di ridurre di quasi il 40% la dipendenza dagli acquisti diretti di gas russo.
Sono assai lontani i tempi in cui la ‘rivoluzione arancione’ consegnava alla sfera d’influenza europea la seconda repubblica per importanza nata dalla deflagrazione dell’Unione Sovietica.
Oggi pomeriggio Vladimir Putin ha accusato la Ue di ”ricattare” e di far ”pressione” sull’Ucraina per la sua decisione di sospendere l’accordo di associazione con Bruxelles:”Abbiamo sentito le minacce da parte dei nostri partner europei verso l’Ucraina, fino a promuovere l’organizzazione di proteste di massa” ha detto Putin durante una conferenza stampa a San Pietroburgo con il primo ministro turco Tayyip Erdogan, leader di un altro paese che negli ultimi anni è diventato assai tiepido nei confronti di un ingresso all’interno dell’UE.
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