Secondo il comando delle truppe americane di terra in Europa, sono le più grandi esercitazioni congiunte di truppe e mezzi aviotrasportati della Nato sul vecchio continente dalla fine della guerra fredda. Sono le manovre “Swift Response-15” iniziate lo scorso 15 agosto con la partecipazione di 4.800 militari di Bulgaria, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Spagna, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Francia e, naturalmente, Stati Uniti. Le manovre si svolgeranno, come si può leggere sul sito dell’esercito USA, tra Germania, Romania, Bulgaria e Italia, per concludersi il prossimo 13 settembre.
La “Swift Response-15”, scrive ancora il vangelo dell’US Army, vedono impegnati in Europa reparti dell’82° Airborne Division per la prima volta dal tempo delle tristemente note operazioni Nato in Kosovo nel 1999. La 1° Brigata della 82° Divisione aviotrasportata è inquadrata nelle forze USA di risposta globale, in grado di essere dislocata in ogni parte del mondo nel giro di 96 ore.
Le manovre, recita ancora la voce del padrone americano, hanno lo scopo di elevare l’interoperabilità “delle forze di pronto intervento” e sono chiamate a “dimostrare la capacità dell’Alleanza a un rapido schieramento e ad azioni a sostegno della conservazione di un’Europa forte e sicura”. Amen.
Il culmine della dimostrazione di “forza e sicurezza in Europa” sarà tra pochi giorni, il prossimo 26 agosto, con il lancio di oltre mille uomini e mezzi da guerra prima a Hohenfels, in Germania e poi a Novo Selo, in Bulgaria,
Lo scorso luglio, il nuovo comandante del Comitato militare della Nato, il generale ceco Petr Pavel, aveva fatto alcune dichiarazioni giudicate, a voler essere benevoli, a dir poco “sensazionali”, tra cui anche quella, non di poco conto, secondo cui gli USA potrebbero far ricorso all’arma atomica contro la Russia.
Ancora più preoccupante quanto rivelato dallo statunitense John Schindler, ex docente del US Naval War College ed ex analista del National Security Agency, che aveva riferito alcune frasi di un altro alto ufficiale Nato, in base alle quali la Terza guerra mondiale, a parere dell’Alleanza, potrebbe scoppiare nell’estate del 2015: “Verosimilmente” avrebbe affermato il generale della Nato “questa estate noi saremo in stato di guerra e, se tutto andrà bene, non sarà nucleare”.
Parte della nuova strategia militare USA dedicata alla Russia, aveva dichiarato a suo tempo il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, testimonia di “un orientamento al confronto, privo di qualsiasi obiettività” riguardo alla Russia.
Ancora più di recente, l’European Leadership Network aveva pubblicato un documento da cui si evince che le sempre più frequenti e sempre più massicce esercitazioni militari di Russia e Nato in regioni strategicamente importanti, costituiscono un segnale del fatto che ambedue le parti non escludono piani di guerra.
Mosca ha fatto notare come, negli ultimi mesi, si siano fatte sempre più frequenti, fino a raddoppiare di numero, le esercitazioni militari Nato in prossimità dei confini russi. A partire dalle manovre navali nel mar Nero, al largo delle coste sia di Romania e Bulgaria, sia della Georgia; a quelle nel mar Baltico e in Polonia e Paesi baltici, coordinate con Svezia e Finlandia e la partecipazione di 15mila uomini da 19 paesi tra membri e partner dell’Alleanza, appena nel giugno scorso, in prossimità dell’enclave russa di Kaliningrad. E ancora manovre in Polonia e paesi baltici con il massiccio impiego di carri armati e bombardieri strategici B-52; con il rafforzamento della presenza navale Nato nel Baltico e nel Mediterraneo; il sempre più consistente rifornimento di mezzi militari nelle varie basi Nato in Europa orientale e l’avvio del programma di dispiegamento della cosiddetta “Difesa antimissile” in Polonia. Ultima, in ordine di tempo, la più che fondata inquietudine russa (Putin ne ha parlato ieri, evidentemente non a caso) per il fatto che “in alcune capitali si parli apertamente della necessità di condurre attività di sovversione, formando adeguate strutture, reclutando quadri addestrati al sabotaggio” nella penisola di Crimea. Il tutto, con l’obiettivo dichiarato di dare “una risposta alle nuove sfide alla sicurezza ai confini orientali e meridionali dell’Alleanza” e il relativo appello della “Majdanista” Victoria Nuland a dislocare punti di comando Nato in sei Paesi confinanti con l’Ucraina.
Tutto questo dispiegamento di forze, a parere del commentatore militare statunitense Charles Osgood, citato da Lifenews, può condurre a un conflitto su larga scala: “Pericolo di una Terza guerra mondiale? Penso che sia molto verosimile. L’Occidente, con a capo il presidente Obama e il britannico Cameron guardano il mondo dal punto di vista della geopolitica. Il punto nodale di questa concezione è che nessun paese deve diventare troppo potente. Perciò, questi due paesi sono pronti a scatenare una guerra per impedire la superiorità della Russia e della Cina”.
Le “Swift Response-15” non fanno eccezione e l’estate 2015 non è ancora finita.
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