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Ucraina: arriva il capo della Nato, bombardato un ospedale

Continuano senza sosta i combattimenti in Ucraina, ripresi dopo il cessate il fuoco proclamato per qualche ora dalla giunta golpista per permettere che gli esperti olandesi e australiani potessero avvicinarsi al relitto del volo di linea abbattuto a metà luglio per recuperare i corpi delle vittime e investigare sulle cause della tragedia.

Ieri a dar man forte al regime nazionalista di Kiev è arrivato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Il capo dell’Alleanza Atlantica ha incontrato il presidente ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko, il premier Arseny Yatsenyuk, il ministro degli Esteri Pavlo Klimkin e il capo del parlamento Aleksander Turchinov. “Son appena atterrato a Kiev, sono qui per offrire il sostegno politico della Nato al presidente Poroshenko”, ha scritto Rasmussen sul suo account Twitter all’arrivo nella capitale ucraina e poi, nel corso di un intervento pubblico ampiamente ripreso dai media vicini alla giunta ha affermato che “la Nato è pronta a sostenere l’Ucraina” in caso di aggressione russa.
Senza mai citare le centinaia di vittime civili provocate negli ultimi mesi dai bombardamenti delle città e dei villaggi dove gli abitanti hanno preso le armi contro il golpe filoccidentale di febbraio e l’instaurazione di un regime che discrimina le popolazioni di lingua e cultura russe e tutte le altre minoranze etniche del paese, le cancellerie occidentali insistono in questi giorni sull’eventualità che Mosca stia preparando un’invasione delle regioni orientali dell’Ucraina con la scusa di un intervento umanitario. La Russia viene accusata anche dalla Nato di aver concentrato alla frontiera con Kiev circa 20 mila soldati e centinaia di mezzi militari, che uniti a quelli di stanza nella Repubblica di Crimea permetterebbero al Cremlino di intraprendere un’invasione in tempi brevissimi, ma il governo russo nega quest’intenzione e parla di facile propaganda da parte dei suoi detrattori.
Intanto, proprio mentre Rasmussen benediceva i capi della giunta golpista, le forze armate di Kiev continuavano a martellare i quartieri di Donetsk e Lugansk. Un ospedale nel centro di Donetsk, assediata ormai da tempo dalle truppe fedeli al governo centrale, è stato colpito ieri da alcuni colpi di mortaio che hanno ucciso un paziente e causato il ferimento di altre cinque persone. «C’è stata un’improvvisa esplosione, un colpo di mortaio ha colpito la finestra, tutta l’attrezzatura è andata distrutta», ha raccontato Anna Kravtsova, un medico dell’ospedale «Vishnevskiy», il più grande di Donetsk. Anche un edificio residenziale in una via adiacente il nosocomio è stato raggiunto dai colpi di artiglieria sparati dagli assedianti. Un corrispondente dell’Afp ha riferito ieri che in realtà colpi di artiglieria pesante stanno cadendo in tutta la città e nella notte tra martedì e mercoledì in un quartiere semicentrale della più grande città insorta dell’Ucraina sono stati segnalati raid aerei.

Un proiettile d’artiglieria è invece esploso vicino a una fermata d’autobus a Gorlovka, località insorta dell’Ucraina orientale, uccidendo 5 civili e ferendone altri 10. Distrutta nei raid anche una stazione elettrica, con parte della città rimasta al buio.

Da parte loro i guerriglieri sono riusciti ieri ad abbattere un caccia ucraino mentre sorvolava a bassa quota la località di Jdanivka, non lontano da luogo in cui lo scorso 17 luglio è precipitato il Boeing B777 della Malaysia Airlines. 

Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza di Kiev, Andrii Lisenko, nelle ultime 24 ore i combattimenti nell’Est dell’Ucraina avrebbero causato la morte di 15 soldati e il ferimento di altri 79. Nel dettaglio negli scontri con i guerriglieri sarebbero morti sette soldati della 79a brigata dell’esercito, costretta a ripiegare dopo tre giorni di combattimenti alla frontiera russa nella regione di Lugansk, e otto guardie di frontiera. 

Sul fronte politico si registra un relativo cambio della guardia alla guida della Repubblica Popolare di Donetsk dopo che ieri, nel corso di una conferenza stampa, il primo ministro Aleksandr Borodai ha annunciato le sue dimissioni a favore di Aleksander Zakhartchenko. Borodai ha comunque informato che rimarrà all’interno dell’esecutivo dell’entità ribelle con la carica di vice-primo ministro. 

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