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Golan: jihadisti di al Nusra attaccano i caschi blu dell’Onu

Questa mattina i caschi blu dell’Onu dispiegati sulle alture del Golan – territorio siriano parzialmente occupato da Israele nel 1967 – hanno subito un’imboscata da parte dei miliziani jihadisti del Fronte Al Nusra, filiale di Al Qaeda in Siria. Secondo varie fonti, poi confermate da una dichiarazione del governo di Manila, stamattina scontri a fuoco sono scoppiati tra i ribelli fondamentalisti sunniti e i militari della Forza di Osservazione delle Nazioni Unite sulle alture del Golan (Undof). Inoltre spari sono stati uditi vicino alla base dell’Onu nella zona di Ruihina mentre le forze governative di Damasco hanno bombardato la vicina località di Briqa. L’attacco fa seguito al rapimento, giovedì scorso, di 44 soldati del contingente Onu delle Isole Fiji, che sarebbero stati sequestrati, affermano fonti del Fronte Al Nusra, perché avrebbero ospitato alcuni soldati siriani all’interno della loro base a Tal Krom. Inoltre le Nazioni Unite hanno confermato che altri 72 membri del contingente Onu, questa volta di nazionalità filippina, sono accerchiati nella stessa zona dai miliziani qaedisti che impediscono loro di abbandonare l’area. Mercoledì i membri dell’organizzazione fondamentalista avevano occupato il posto di frontiera di Al Quneitra, l’unico che unisce la Siria al resto delle Alture del Golan controllate da Israele.

Già a marzo e a maggio dello scorso anno un rilevante numero di caschi blu di Manila erano stati sequestrati da uomini armati membri dei gruppi jihadisti – che però all’epoca la stampa e i governi occidentali consideravano il male minore contro il governo Assad – e furono rilasciati senza conseguenze alcuni giorni dopo.
Ieri fonti delle Nazioni Unite avevano informato sull’avvio di trattative con il Fronte al Nusra per la liberazione dei militari figiani e filippini con la mediazione dei gruppi ribelli aderenti all’Esercito Siriano Libero ma senza risultati.
Ieri il comandante del contingente filippino intrappolato ad Al Quneitra aveva affermato di esser pronto a ordinare ai suoi uomini di respingere un eventuale attacco da parte dei miliziani jihadisti che avevano già chiesto ai ‘caschi blu’ della missione Onu, presente nell’area dal 1974 e composta da 1200 soldati di sei paesi (India, Fiji, Filippine, Irlanda, Olanda e Nepal) di deporre le armi. “Noi possiamo usare le nostre armi per difendere le posizioni. I nostri soldati sono bene armati, ben addestrati, disciplinati” aveva detto Roberto Ancan, capo della delegazione militare di Manila nell’area.
Intanto nei giorni scorsi centinaia di soldati siriani sono stati brutalmente giustiziati dai miliziani dello Stato Islamico in tre diversi luoghi della provincia settentrionale siriana di Raqqa, passata recentemente sotto il controllo del ‘califfato’ guidato da Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi. La maggior parte dei militari di Damasco trucidati erano stati catturati a fine luglio alla “Base 17”, la scorsa settimana nella località di Esraya (provincia di Hama) e domenica scorsa all’aeroporto militare di Tabqa. A documentare il massacro un filmato diffuso in rete dagli stessi jihadisti. 

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