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Israele ‘nazione ebraica’: a grandi passi verso lo stato etnico

Israele marcia a grandi passi verso una caratterizzazione etnica e religiosa che non solo nega l’identità nazionale, culturale e religiosa della popolazione palestinese intrappolata al suo interno, ma che ovviamente accentuerà la tensione e ridurrà ulteriormente i margini di trattativa per il raggiungimento di una pace giusta con i palestinesi dei territori occupati. E’ proprio ciò a cui sembra mirare una parte maggioritaria della classe dirigente israeliana: impedire ogni risoluzione negoziale del conflitto israelo-palestinese, puntare tutto sull’espansione coloniale, l’espulsione della popolazione originaria dai territori che interessano a Tel Aviv e negare l’esistenza di un elemento non ebraico all’interno dei suoi confini.

Un processo che in questi giorni ha vissuto una forte accelerazione, con il premier Benyamin Netanyahu che ha imposto l’approvazione da parte del consiglio dei ministri di un disegno di legge che sancisce la natura ebraica dello Stato di Israele, anche a costo di spaccare l’esecutivo. Infatti se quindici ministri hanno votato a favore altri sette si sono espressi per il no al termine di una riunione contraddistinta da uno scontro senza precedenti. Il ministro delle Finanze Yair Lapid ha accusato il Likud di essersi spostato talmente a destra che il suo fondatore Menachem Begin si troverebbe a disagio.

Ma Netanyahu ha insistito sul fatto che «occorre ribadire che Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico in quanto  ciò viene sempre più spesso messo in discussione, da più parti». Un altro esponente del Likud, Zeev Elkin, ha ipocritamente osservato che se la Palestina sarà lo Stato nazionale dei palestinesi – e Israele sta facendo di tutto per impedire che ciò accada – occorre affermare solennemente che «Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico». Secondo il ministro ultranazionalista Naftali Bennett, l’etnicizzazione di Israele avrà ripercussioni non solo simboliche, ma anche assai pratiche, perché secondo lui una volta approvata la dichiarazione costringerà i legislatori e i giudici “a ispirarsi maggiormente ai valori dell’ebraismo”. Nel mirino dei falchi sionisti sembrano esserci le iniziative di Svezia, Regno Unito e Spagna, i cui parlamenti hanno votato a maggioranza a favore del riconoscimento di uno Stato di Palestina indipendente.

Il testo, che riunisce due proposte di legge inizialmente distinte, è stato presentato da tre parlamentari della destra sionista noti per le proprie posizioni oltranziste contro i palestinesi.

Di fatto il disegno di legge è passato con i voti dei tre partiti nazionalisti (sionisti) e di destra – Likud (tranne uno), Israel Beitenu e Casa ebraica – mentre contro hanno votato i rappresentanti del partito centrista Yesh Atid, il ministro della Giustizia Tzipi Livni e il ministro dello Sport Limor Livnat.
Le opposizioni di centrosinistra – i laburisti e la sinistra sionista del Meretz – hanno accusato il governo di aver compiuto «un crimine» contro la democrazia israeliana.

Di fatto Israele si avvia a diventare uno stato che sancisce la superiorità di una parte della popolazione – gli ebrei – a scapito dello status e dei diritti delle minoranze, composte da palestinesi cristiani o musulmani ma anche da alcune centinaia di migliaia di immigrati dell’est europeo e della Russia. In tutto più del 20% della popolazione totale che di fatto diventa ‘ospite indesiderata’ in casa propria.

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