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Grecia. E’ sciopero generale.”Qui ed ora!”

Oggi in Grecia sarà sciopero generale contro le devastanti misure antipopolari imposte dal governo su mandato della Troika. Interessante la piattaforma con cui il Pame, il combattivo sindacato dei lavoratori, chiama alla mobilitazione “qui ed ora”. Di seguito il documento del Pame per lo sciopero:

Non tolleriamo il male minore perché sarà la causa di un nuovo attacco antipopolare! Non riduciamo i nostri bisogni!

Lavoratore, lavoratrice, disoccupato, disoccupata, dobbiamo riappropriarci della nostra vita, prendere il futuro nelle nostre mani. Il futuro della famiglia operaia non può essere di povertà, disoccupazione, stenti e insicurezza permanente. La famiglia operaia non può esser torturata ogni giorno per salvare i profitti degli sfruttatori, dei gruppi imprenditoriali.

Parlano di uno sviluppo che senza dubbio porterà nuovi benefici per pochi, e briciole per la maggioranza. Il bilancio dello stato per il 2015 prosegue in questa opera, tagliando in modo significativo i fondi di protezione della famiglia operaia.

Il nostro futuro non è sull’orlo della fame, rifiutiamo le briciole e gli avanzi che ci offrono.

Utilizzano la povertà estrema come leva per ridurre ancora di più i salari, abolire i sussidi, le pensioni. Rifiutiamo la teoria della cooperazione di classe e della subordinazione. Tutti coloro che affermano che possa esistere un interesse comune tra capitale e lavoratori sono nemici del popolo, mentono. E’ un inganno, è una menzogna che gli imprenditori, i banchieri possano mantenere intatti i loro profitti e che allo stesso tempo i lavoratori possano ottenere sollievo e miglioramento delle loro vite.

Il rilancio della reddittività degli industriali, dei padroni, non solleverà i lavoratori dall’incubo del licenziamento, dalla drastica riduzione dei salari e delle pensioni, e dalla imposizione fiscale. L’esempio dei proprietari delle catene alberghiere, che hanno avuto grandi profitti nell’ultimo periodo, e che mettono sotto scacco i diritti dei loro lavoratori, dimostra che tipo di ripresa si prospetta.

Basta al saccheggio del nostro lavoro! Aumenti sostanziali dei salari di tutti! Dipende da noi!

Qui ed ora: Firmare il contratto collettivo nazionale. Ristabilire il salario fisso minimo a 751 euro come base di discussione e negoziazione degli aumenti. Ritorno dei salari ai livelli del 2009. Abolizione della vergogna dei salari minimi da fame di 586 e 511 euro. Nessun lavoratore senza contratto collettivo: mettere fine alla moderna ghigliottina dei contratti individuali. Abolizione di tutte le leggi antisindacali che colpiscono i contratti collettivi. Nessun nuovo intervento nel sistema di sicurezza sociale! Sarà causa di guerra!

Qui ed ora: Copertura immediata da parte dello stato e dei padroni di tutte le necessità dei Fondi di Sicurezza. Piena garanzia statale di tutte le pensioni e prestazioni. Abolizione di tutte le leggi antilavorative che colpiscono la sicurezza sociale. Pensione minima a 600 euro, ristabilimento della tredicesima e quattordicesima.

Qui ed ora: Sussidi di disoccupazione a 600 euro per tutto il periodo di disoccupazione, per tutti i disoccupati senza condizioni. Inclusione del periodo di disoccupazione nel computo degli anni per la pensione. No ai differenti programmi miserabili.

Chi identifica gli interessi dei lavoratori ai benefici padronali, chi antepone gli impegni con l’Unione Europea alla sopravvivenza e alla dignità dei lavoratori, pone se stesso nel campo opposto.

Non sperare nei salvatori!

Dalla nostra azione, dalle nostre lotte, dai nostri bisogni dipenderà la nostra salvezza: da qui una vita dignitosa, un lavoro stabile con diritti. Rifiutiamo l’illusione che se cambiano gli amministratori nel governo, il sistema di sfruttamento sarà più umano. L’attendismo, la speranza in cambiamenti governativi, come è dimostrato, non ci restituiranno i diritti persi. I ritardi creano nuove concessioni, perdite che stabilizzano la povertà e la miseria.

Dobbiamo rompere le catene della schiavitù moderna. Qualsiasi negoziazione verde-blu o rosa all’interno dell’Unione Europea, porterà nuovi impegni per misure antipopolari. Il governo attuale e l’opposizione di SYRIZA, promettono solo briciole. Lo comprova la loro strategia semplice: protezione della ricchezza dei gruppi imprenditoriali dando impulso a una maggiore reddittività e nulla per i lavoratori. L’accettazione dei compromessi e del debito significa disoccupazione, povertà, miseria. Il movimento operaio e popolare non può retrocedere dalla rivendicazione di cancellazione unilaterale del debito, dei memorandum e degli accordi sul prestito e dallo svincolamento dall’Unione Europea. Nel caso contrario, vivremo sotto eterni “memorandum”.

I lavoratori sono i produttori della ricchezza. I lavoratori producono, mettono in funzione le fabbriche, i porti e le imprese.

Fronte contro i monopoli.

Il PAME saluta le centinaia di sindacati che hanno coordinato i loro sforzi e hanno partecipato alla manifestazione nazionale del PAME del 1° novembre. Saluta tutte le associazioni di lavoratori autonomi, contadini, donne, giovanili e dei disoccupati che hanno unito i loro sforzi per questo sollevamento nazionale.

Questo passo deve continuare con una nuova dinamica, in tutto il paese, in ogni settore, regione e luogo di lavoro. Facciamo appello alle organizzazioni sindacali perché con maggiore determinazione informino i lavoratori e le lavoratrici, li mettano in guardia, sollevino un vortice di rivendicazioni in ogni settore e luogo di lavoro.

Nessuna riduzione delle nostre necessità e dei nostri diritti! Vogliamo la vita che ci meritiamo!
Tutti e tutte allo sciopero nazionale del 27 novembre! Tutti e tutte allo sciopero in piazza Omonia alle 11.00!

(traduzione a cura del Centro Documentazione Popolare per www.resistenze.org)

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