Proprio mentre all’Avana tornavano gli ultimi tre dei cinque agenti dell’antiterrorismo cubano detenuti ingiustamente da 16 anni nelle carceri statunitensi, da Cuba arrivava la notizia che la più longeva e consistente guerriglia latinoamericana, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, sono sul punto di realizzare un passo che potrebbe smuovere un processo di pace con il governo di Bogotà ormai in stallo da tempo e non certo per responsabilità degli insorgenti. Una proposta che appare come il frutto dell’inizio di un possibile disgelo tra Stati Uniti e Cuba e che potrebbe avere importanti conseguenze in tutta l’America Latina e non solo in Colombia.
In un comunicato infatti le Farc hanno annunciato l’intenzione di dichiarare un “cessate il fuoco a tempo indeterminato” a partire dalla mezzanotte del prossimo 20 dicembre per favorire il progresso del processo negoziale in corso all’Avana da poco più di due anni.
“Questo cessate il fuoco unilaterale, che vorremmo si prolungasse nel tempo, sarebbe interrotto solo nel caso in cui le forze guerrigliere diventino di nuovo oggetto di attacchi da parte delle forze di sicurezza” ha chiarito all’Avana il capo della delegazione delle Farc ai negoziati Iván Márquez (alias Luciano Marín Arango), che ha letto un comunicato dello Stato Maggiore Centrale della guerriglia.
La decisione delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia è stata annunciata nel corso di una conferenza stampa realizzata dai negoziatori al termine della 31esima riunione del tavolo negoziale che, tra alti e bassi, ha comunque finora portato ad un accordo di massima su alcune tematiche chiave dello scontro armato che dura da cinque decenni, quali la questione delle concentrazione della proprietà della terra o la partecipazione nella vita politica del paese di parecchie migliaia di guerriglieri.
Il gruppo insorgente ha sottolineato che, per ottenere il “pieno successo” del cessate il fuoco, occorre un coinvolgimento pieno e la supervisione da parte di organismi regionali come l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur), la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e il Frente Amplio por la Paz. “Vogliamo superare gli inutili episodi di sangue. Lo abbiamo affermato più volte senza essere ascoltati” ha affermato il rappesentante delle Farc secondo il quale il cessate il fuoco entrerà in vigore il 20 dicembre “se per quella data uno degli organismi internazionali menzionati si sarà dichiarato disposto a supervisionare il processo”.
I guerriglieri si sono anche detti disponibili a convocare all’Avana “tutte le organizzazioni colombiane amiche del processo di pace per informarle” sulla propria iniziativa e con il proposito di invitarle ad appoggiare il processo negoziale in Colombia affinché, auspicano le Farc “possa dar luogo a un armistizio con il governo”.
Destra e oligarchia colombiana (e statunitensi) permettendo.
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