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Perù. Proteste popolari, il parlamento ritira la controriforma sul lavoro giovanile

A volte – sono poche, purtroppo – ci capita di riportare qualche notizia positiva. Come quella che viene dal Perù dove, grazie alla massicce e determinate proteste di piazza delle scorse settimane (chi l’ha detto che lottare non serve a niente?) il Congresso di Lima ha deciso di ritirare la contestatissima legge sul lavoro giovanile promossa dal governo del presidente Ollanta Humala.
Con 91 voti a favore – su 114 presenti – l’aula ha approvato nei giorni scorsi la cancellazione della normativa nota come ‘legge Pulpìn’ che, fra l’altro, avrebbe consentito alle imprese di assumere giovani fra i 18 e i 24 anni senza la necessità di garantire loro il sussidio di disoccupazione, compensi extra, o scatti di anzianità e con ferie ridotte a 15 giorni l’anno a fronte dei 30 previsti dalla normativa precedente. L’esecutivo la difendeva giustificandola con la necessità “di combattere il lavoro nero e informale” ma secondo un sondaggio pubblicato durante lo scorso fine-settimana, ben il 72% dei peruviani si opponeva alla nuova normativa giudicandola penalizzante per i giovani. Solo l’8% del campione definiva positiva la cosiddetta “Ley Pulpin”.
La legge era stata approvata il 16 dicembre scorso ma le dure proteste di piazza hanno costretto Humala a riproporla al vaglio del Parlamento convocato in sessione straordinaria. I deputati del partito Gana Perú, lo schieramento politico di Humala, sono rimasti praticamente i soli a voler mantenere la legge, paventando il rischio di perdere 650 milioni di soles (circa 190 milioni di euro), destinati alla formazione dei giovani. In un sorprendente messaggio al paese, Humala, che pure difendeva la validità della normativa, ha chiamato in Parlamento i 130 legislatori affinché discutessero eventuali proposte di modifica nel tentativo di placare i contestatori.
Ma dopo cinque ore di aspro dibattito la stragrande maggioranza dei deputati hanno deciso di derogare la “Ley Laboral Juvenil” contro la quale in poco più di un mese sindacati, organizzazioni studentesche e realtà politiche della sinistra hanno realizzato una vasta e capillare mobilitazione, culminata in ben cinque marce di protesta e in scontri con le forze di sicurezza. Anche lo stesso 26 gennaio, giorno del dibattito parlamentare, migliaia di giovani si erano dati appuntamento nel centro della capitale peruviana Lima per vigilare sul comportamento dei deputati ed eventualmente inscenare una ennesima marcia inizialmente prevista per il 28 di gennaio.
Nonostante la importante e indiscutibile vittoria, la maggior parte delle organizzazioni giovanili e popolari promotrici dell’opposizione alla Ley Laboral Juvenil hanno annunciato che continueranno a mobilitarsi contro un sistema economico in cui l’estrema diffusione del lavoro nero, la disoccupazione giovanile elevatissima e l’abbandono scolastico, molto diffuso sopratutto nelle zone rurali, rimangono un problema centrale.

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