I negoziati in corso all’Avana dal 2012 sembrano sortire effetti forse insperati solo poche settimane fa.
Dopo il raggiungimento nei giorni scorsi di un accordo sullo sminamento dei territori della Colombia interessati negli ultimi decenni dai combattimenti tra la guerriglia marxista delle Farc e le forze armate governative, il presidente Juan Manuel Santos ha annunciato di aver ordinato la sospensione per un mese dei bombardamenti aerei e delle operazioni militari ‘attive’ contro le basi delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. In un discorso trasmesso in diretta televisiva ieri sera, il capo di Stato ha sottolineato che la misura mira a favorire “una de-escalation del conflitto” ed è stata adottata alla luce del rispetto da parte delle Farc di un cessate-il-fuoco unilaterale entrato in vigore a dicembre.
“Per avviare la de-escalation nel conflitto ho deciso di ordinare al ministro della Difesa e ai comandanti delle forze armate di interrompere i bombardamenti sui campi delle Farc per un mese” ha detto Santos. I guerriglieri ribelli hanno dichiarato da parte loro una tregua unilaterale lo scorso 18 dicembre, ma Santos aveva finora rifiutato di sottoscrivere il cessate-il-fuoco senza un accordo di pace complessivo. “Per quanto riguarda il cessate-il-fuoco unilaterale, dobbiamo ammettere che lo stanno rispettando” ha detto questa volta il presidente. Alla fine del mese di tregua governativa, ha aggiunto, i militari valuteranno la situazione e si deciderà come procedere. “Certamente non rinunceremo ai bombardamenti se percepiamo la presenza di un’imminente minaccia”, ha avvertito il capo dello Stato.
Comunque “questa misura di costruzione della fiducia – come il portavoce del governo De la Calle ha definito la tregua di un mese nei bombardamenti – è transitoria” e non presuppone “lo stop alla lotta contro le estorsioni e i sequestri”. “Non ci sarà un ritiro della forza pubblica, non sarà sospeso il controllo del territorio, stiamo solo parlando di sospensione dei bombardamenti. Oltre questo, qualsiasi cosa accada implica la decisione ferma di continuare ad agire in base alla legge” ha sottolineato il portavoce di Bogotà. Tanto meno saranno sospese le operazioni contro il secondo gruppo guerrigliero del paese, l’Esercito di liberazione nazionale (Eln), che continua in azione nonostante i “contatti esplorativi” per avviare un negoziato annunciati nel giugno dello scorso anno.
Nel suo discorso pronunciato ieri in tarda serata Santos ha annunciato anche la creazione di una commissione di pace con esponenti politici sia della destra sia della sinistra, affiancati da ex guerriglieri, personalità religiose, membri della comunità imprenditoriale e leader delle minoranze indigene.
Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – organizzazione di ispirazione marxista-leninista – nacquero nel 1964, sulla scia di una vasta operazione militare (sostenuta dagli Usa e ispirata dall’oligarchia colombiana) contro i circoli di autogestione contadini che si erano sviluppati in un alcune regioni colombiane e contro la dissidenza di sinistra. Da allora, secondo stime ufficiali, il conflitto è costato la vita a 220.000 persone tra soldati, paramilitari di estrema destra utilizzati come squadroni della morte, soldati e civili.
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