Secondo un sondaggio pubblicato nei giorni scorsi il partito liberal-islamista Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan se si votasse ora perderebbe la maggioranza assoluta alle prossime elezioni politiche previste a giugno, raggranellando tra i 243 e i 274 seggi sui 550 che ne conta il parlamento di Ankara. Alle ultime elezioni legislative del 2011 l’Akp aveva invece ottenuto con il 49,83% dei voti la maggioranza assoluta dei seggi nella Grande Assemblea di Ankara e conta tuttora su 327 rappresentanti. Secondo il sondaggio realizzato dalla Sonar e reso pubblico dal quotidiano di opposizione Sozcu, il partito di Erdogan in questo momento otterrebbe il 40% dei suffragi e 243 seggi.
I tre partiti di opposizione otterrebbero il 27,1% e 133 seggi il Chp (repubblicani nazionalisti di centrosinistra) di Kemal Kilicdaroglu, il 18% e 116 deputati il Mhp (nazionalisti laici di destra) di Devlet Bahceli e il 10,1% e 58 seggi il partito Hdp (formato dai partiti curdi e da alcuni gruppi della sinistra turca) di Selahattin Demirtas. Se l’Hdp non riuscisse a superare la draconiana ‘soglia’ di sbarramento fissata dalla legge elettorale turca al 10%, con il riporto dei seggi l’Akp avrebbe diritto a 274 deputati, due sotto la maggioranza assoluta. Eletto capo dello stato nell’agosto scorso, Erdogan ha lanciato diversi appelli agli elettori perché concedano al suo partito una ampia maggioranza assoluta – il ‘sultano’ ha parlato di 400 seggi – che gli consenta di cambiare la costituzione e di istituire un regime presidenzialista forte.
La debolezza dell’esecutivo e del partito egemone però si evince anche dalla decisione, adottata nei giorni scorsi da parte del governo, di sospendere per ora l’approvazione della contestatissima “legge sulla sicurezza”, che dota la magistratura e le forze dell’ordine di maggiori poteri contro i manifestanti che potranno essere spiati o contro i quali sarà più facile sparare.
Il governo ha deciso giovedì scorso di rinviare in commissione per eventuali modifiche il testo esaminato dall’aula parlamentare dove era in atto da settimane una dura battaglia con le opposizioni secondo le quali la norma trasformerebbe la Turchia in un vero e proprio “stato di polizia”.
Circa la metà dei 130 articoli del testo sono stati in realtà già approvati, nonostante il pesante ostruzionismo delle opposizioni – sfociato in numerose aggressioni fisiche nei confronti dei deputati dissidenti – ma il ministro dell’Interno Sebahattin Ozturk ha chiesto il rinvio in commissione degli ultimi 63 articoli, secondo quanto riferito dal vicepresidente dell’assemblea Meral Aksener.
Il partito che maggiormente si oppone alla nuova legge liberticida è il Partito Democratico del Popolo (Hdp) che ha chiesto più volte all’esecutivo di ammorbidire il testo se è interessato a continuare le trattative di pace con la guerriglia curda del Pkk che da tempo si trova in stallo. Secondo alcune indiscrezioni la decisione da parte di Sebahattin Ozturk di sospendere l’iter parlamentare del provvedimento risponde proprio alla necessità di non rompere del tutto con i movimenti curdi, e alcune indiscrezioni parlano della possibilità che entro il prossimo 21 marzo – il Newroz – le due parti possano diffondere una dichiarazione comune a proposito di possibili risultati del negoziato dopo. Questo dopo che a febbraio il leader storico del Partito dei lavoratori del Kurdistan, rinchiuso ormai da 15 anni nell’isola prigione di Imrali, aveva sollecitato i guerriglieri a prendere la “storica” decisione di deporre le armi. Dopo l’appello da parte di Abdullah Ocalan i colloqui tra governo e Pkk si sono intensificati.
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