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Appello internazionale: “liberate Arnaldo Otegi”. Arrestati quattro attivisti baschi

Gli apparati dello Stato Spagnolo continuano, imperterriti, a perseguire una soluzione del ‘problema basco’ che passi esclusivamente per il carcere, la repressione e l’annichilimento fisico oltre che politico della sinistra abertzale. Poco importa che lo Stato sia rimasta l’unica parte in guerra, vista che l’altra ha deciso ormai molti anni fa di deporre le armi e di lavorare alla costruzione di un quadro esclusivamente politico attraverso metodi di lotta legali e spesso fin troppo moderati.
Questa mattina nel Paese Basco una nuova operazione della Guardia Civil, denominata “Pastor”, ha portato all’arresto di 4 militanti legati alla rete di solidarietà dei prigionieri politici baschi. In manette sono finiti Nagore López de Luzuriaga e Izaskun Abaigar appartenenti ad Etxerat (l’associazione dei familiari dei prigionieri politici baschi) e Fernando Arburua e Oihana Barrios di Jaiki Hadi, un collettivo di infermieri e medici che si occupano dei prigionieri politici malati rinchiusi nelle carceri spagnole e francesi dove non ricevono cure adeguate (e dove molti di loro non dovrebbero stare, in rispetto delle stesse legislazioni dei due rispettivi stati).
Di fatto la nuova retata di oggi deve essere considerata una continuazione di quella più consistente – la Operaciòn Mate – che a gennaio portò all’arresto di dodici avvocati baschi e di altri quattro attivisti della solidarietà accusati di tenere i collegamenti tra il fronte carcerario dell’Eta e le realtà politiche della sinistra patriottica basca. Di nuovo ad essere arrestati sono esponenti pubblici del movimento di solidarietà con i prigionieri politici di cui numerose associazioni chiedono ormai neanche più l’amnistia, ma almeno il rispetto dei loro diritti umani e civili, a partire da quello di scontare la condanna in una prigione vicina al loro luogo di nascita o residenza. La portavoce di Etxerat, Nagore Lopez de Lururiaga, aveva recentemente partecipato a una riunione con Iñigo Urkullu, il governatore della Comunità Autonoma Basca mentre Izaskun Abaigar aveva fatto parte di una delegazione dell’associazione che nel corso di un viaggio a Bruxelles aveva incontrato numerose realtà politiche e sociali di tutta Europa. Secondo il Ministero dell’Interno spagnolo i quattro farebbero parte di un presunto ‘Koordinazio Gunea’ – un nucleo di coordinamento – i cui membri “assistevano alle riunioni coscienti di far parte di una realtà di coordinamento creata e guidata dall’ETA della quale sostenevano le attività insieme a quelle delle altre organizzazioni che rappresentano gli interessi dell’organizzazione terroristica, contribuendo così all’unità d’azione di tutto il ‘fronte delle carceri’”. Accuse quanto mai fumose e che di fatto descrivono un’attività puramente politica, sicuramente criticabile da parte dei nazionalisti spagnoli ma del tutto politica.
Forse per una ‘coincidenza’, la retata è scattata all’indomani dalla diffusione internazionale di un appello lanciato da numerosi intellettuali e leader politici mondiali a favore della liberazione di Arnaldo Otegi, l’ex portavoce di Batasuna detenuto nelle carceri spagnole dall’ottobre del 2009 per reati politici e d’opinione. Tra i firmatari del documento ci sono l’ex presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, l’ex presidente del Paraguay Fernando Lugo, l’ex presidente dell’Honduras José Manuel Zelaya (gli ultimi due deposti da golpe militari) e il più volte candidato alla presidenza del Messico Cuauhtémoc Cárdenas. L’iniziativa è stata presentata al Parlamento Europeo dal musicista Fermin Muguruza come parte di un processo che dovrebbe portare, secondo i promotori, alla liberazione di tutti i prigionieri politici baschi. Nonostante Otegi abbia avuto un ruolo chiave nel nuovo corso della sinistra indipendentista basca – con la cessazione definitiva della lotta armata da parte dell’Eta – è in carcere ormai da sei anni, attualmente detenuto nel carcere di Logroño, nella Rioja, e nel settembre del 2011 è stato condannato a dieci anni di reclusione, poi ridotti a sei e mezzo dal Tribunale Supremo. Una pena inflittagli con l’accusa di voler ricostruire la disciolta Batasuna – partito di massa messo fuori legge da Madrid – e che dovrebbe finire di scontare tra un anno esatto, nell’aprile del 2016. “Chiediamo la liberazione immediata dell’uomo che seppe rischiare per la pace e la democrazia, di chi ha scommesso sulla parola quando sembrava che nessuno lo avrebbe fatto. La sua liberazione e la fine della politica di dispersione come passo previo alla scarcerazione dei prigionieri politici baschi, sono passi necessari per poter raggiungere una pace giusta e duratura nella regione. Per umanità. Per giustizia. Perché crediamo in una soluzione senza vincitori né vinti. Perché scommettiamo sulla pace. Per questo chiediamo la libertà di Arnaldo Otegi e il rimpatrio di tutti i prigionieri del Paese Basco” recita l’appello firmato anche dalla deputata uruguayana Lucía Topolansky, dall’arcivescovo sudafricano e Nobel per la Pace Desmond Tutu, dal leader politico irlandese Gerry Adams, dalla sua compatriota e Nobel per la Pace Mairead Maguire, dal Nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel, dalla leader politica statunitense Angela Davis, dalla leader politica curda Leyla Zana, dalla leader della sinistra palestinese Leila Khaled, dallo scrittore Tariq Ali, dall’ex sindaco di Londra Ken Livingstone, dalla fondatrice delle Madres de Plaza de Mayo Nora Morales de Cortiñas, dal filosofo sloveno Slavoj Zizek, dal leader dei Sem Terra brasiliani Joao Pedro Stédile, dalla direttrice del quotidiano “La Jornada” Carmen Lira.

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