Il tanto atteso annuncio è stato affidato a un tweet. Sul suo account personale il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha annunciato la liberazione completa della città Tikrit dopo i durissimi combattimenti avvenuti nel week-end. Alla fine però i miliziani dello Stato Islamico che occupavano la importante città irachena sono stati costretti alla ritirata o alla resa dalle truppe di Baghdad, dalle milizie sciite irachene, dalle brigate iraniane corse in aiuto di al Abadi contro gli estremisti sunniti e anche da alcune forze tribali sunnite convinte a schierarsi contro i tagliagole di Al Baghdadi.
Nel tweet Abadi ha annunciato “la liberazione di Tikrit e si congratula con le forze di sicurezza irachene e i volontari popolari (milizie paramilitari sciite che hanno svolto un ruolo fondamentale nella battaglia, ndr) per la storica pietra miliare”.
Già ieri il ministero dell’Interno iracheno aveva annunciato ai media locali che “le forze della polizia federale sono riuscite oggi a liberare il complesso governativo, l’edificio del governatorato di Salahuddine, diversi centri di sicurezza e tutti i 13 palazzi di Saddam Hussein in città”. Poi, ieri sera, il comando della polizia federale aveva annunciato che “la bandiera irachena sventola ora sull’ospedale di Tikrit e sul complesso governativo, la grande moschea e la facoltà di medicina” che si trovano nel centro della città.
La battalia è proseguita per settimane ed è stata particolarmente dura, condotta soprattutto dalle forze irachene e dagli iraniani, mentre l’impegno militare contro le milizie di Al Baghdadi da parte della cosiddetta coalizione internazionale guidata dagli Stati uniti e integrata dalle petromonarchie – le stesse che considerano l’Is il ‘male minore’ e hanno aiutato non poco l’emergere del fondamentalismo sunnita in Iraq e Siria – è stato assai scarso e si era addirittura interrotto nelle scorse settimane. Una interruzione dei bombardamenti alleati che aveva costretto le forze di terra irachene a fermare l’offensiva una volta arrivate alle porte di Tikrit e che aveva portato quasi alla rottura tra asse sciita e Stati Uniti proprio mentre Arabia Saudita ed Egitto iniziavano l’offensiva militare contro i ribelli Houthi nello Yemen.
Poi però la frattura si è parzialmente ricomposta e l’offensiva ha ripreso forza anche con la copertura aerea dei caccia occidentali e ieri le forze fedeli al governo di Baghdad hanno di fatto riconquistato quasi del tutto Tikrit anche se combattimenti casa per casa proseguono ancora in queste ore in alcune zone della città.
Nella serata di ieri il portavoce della coalizione, Kim Michelsen, ha specificato che “resta ancora del lavoro da fare” per scacciare definitivamente l’Is dalla città. Si teme in particolare per la presenza di ordigni sistemati sulle strade, negli edifici e addirittura sui corpi senza vita dei combattenti, che rendono difficoltoso e rischioso l’accesso ad alcune aree della città, dove non è chiaro quanti combattenti siano rimasti.
Gli scontri proseguono anche in altre località della provincia di Salahuddine, controllata ormai dallo scorso agosto dai jihadisti.
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