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Kiev. Saakashvili governatore di Odessa, il nazista Yarosh a capo dell’esercito

Su di lui pende, in patria, un mandato d’arresto per abuso d’ufficio e un’inchiesta che lo accusa di vari altri reati, tra cui aver ordinato il pestaggio di un deputato suo avversario politico, di aver sottratto circa 5 milioni di dollari di fondi pubblici e addirittura di essere il mandante di alcuni omicidi.
Per questo l’ex presidente della Georgia e marionetta della Nato, Mikhail Saakashvili, da tempo non mette piede a Tbilisi, accusando i magistrati di complottare contro di lui per motivi politici (vi ricorda qualcuno?).
Eppure uno dei personaggi più oscuri e compromessi vomitati dalle cosiddette ‘rivoluzioni colorate’ che nel decennio scorso hanno portato al potere in numerosi paesi dell’ex Unione Sovietica uomini al servizio degli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea è stato scelto alcuni mesi fa dal presidente ucraino Petro Poroshenko per gestire uno speciale dipartimento del governo di Kiev dedicato alla lotta contro la corruzione. E al rifornimento di armi e sistemi logistici da destinare all’esercito impegnato nella feroce guerra scatenata ormai un anno fa contro le popolazioni del sudest che non si sono piegate al regime imposto dal colpo di stato del febbraio 2014.
Ma al nuovo regime ucraino non è bastato inserire ben quattro esponenti dell’establishment USA-Nato all’interno dell’esecutivo di Kiev, oltre a varie decine di viceministri e responsabili di dipartimento, formando di fatto un governo commissariato da cittadini stranieri – ai quali è stata prontamente concessa la nazionalità ucraina – espressione diretta del sistema bancario internazionale, della grande finanza e degli apparati militari-industriali delle potenze che hanno sponsorizzato e appoggiato il golpe di Maidan. Da qualche giorno Petro Poroshenko ha fatto sapere che il prode Saakashvili diventerà nientemeno che governatore della regione di Odessa, al confine con la penisola di Crimea. Quella Odessa dove all’inizio di maggio del 2014 le bande di estrema destra elevate a ‘servizio d’ordine’ del nuovo regime già nella fase finale della spallata di piazza contro il governo Yanukovich assaltarono la Casa dei Sindacati e assassinarono parecchie decine di attivisti sindacali, militanti comunisti e di sinistra, semplici lavoratori. Una strage che i governi e la stampa occidentale hanno sempre negato e rapidamente rimosso. Nonostante l’eccidio, ad Odessa la ribellione contro il regime ultranazionalista e xenofobo non si è mai placata, e così la polizia e i servizi segreti agli ordini dell’accoppiata Poroshenko-Jatsenijuk negli ultimi mesi hanno realizzato varie retate contro i dissidenti, alcuni dei quali si sono organizzati per boicottare attivamente la macchina da guerra lanciata da Kiev contro il Donbass. Una repressione a base di fermi preventivi, arresti ingiustificati, sparizioni ed esecuzioni extragiudiziali accompagnata da una nuova serie di leggi liberticide varate da un parlamento – la Rada Suprema – dove il 90% dei deputati è espressione di forze politiche di destra ed estrema destra animate da una visione etnicista e da un intollerabile culto per Stepan Bandera e i collaborazionisti ucraini che nel corso della Seconda Guerra Mondiale, insieme agli invasori nazisti, fecero strage di ebrei, russi, comunisti e ucraini antifascisti.
La inquieta Odessa avrà quindi un governatore straniero, scelto da Poroshenko affinché Saakashvili “preservi l’integrità territoriale e l’indipendenza e lotti contro la corruzione”.
A fare compagnia al dittatorello colorato, tanto vituperato in patria quanto incensato a Kiev, ci sarà anche il leader delle milizie di Settore Destro, la forza politico-militare più estremista del panorama politico ucraino. Dmytro Yarosh, a capo dei neonazisti di Settore Destro, è stato nominato pochi giorni fa assistente del comandante in capo delle forze armate ucraine, Viktor Muzhenko. Anche in questo caso la nomina del leader di estrema destra ai vertici delle forze armate è stata voluta dal presidente Poroshenko in persona. Una promozione concessa in cambio del sostegno accordato al regime da parte dei battaglioni di volontari che fanno capo a Yarosh che pure a parole accusa i vertici dello stato di aver tradito ‘la rivoluzione’ di Maidan e che chiede una svolta ancora più militarista ed autoritaria delle istituzioni uscite dal golpe.
Yarosh gode di un certo radicamento nella regione orientale ucraina di Dnepropetrovsk, feudo dell’oligarca Igor Kolomoisky, l’ex governatore rimosso da Poroshenko pochi mesi fa. Anche se alle scorse elezioni il suo movimento non ha superato la soglia di sbarramento ottenendo solo l’1% dei voti a livello statale, Yarosh è riuscito comunque a farsi eleggere come indipendente al parlamento, ottenendo un seggio a Vasylkivka Raion. Ricercato dell’Interpol su iniziativa di Mosca, Dmytro Yarosh intende assorbire nelle forze armate migliaia di combattenti irregolari espressione dei movimenti di estrema destra, attraverso l’istituzione di un reparto d’assalto professionale.
La nomina di Yarosh ai massimi vertici delle forze armate del paese teatro della guerra civile scatenata dall’intervento di Stati Uniti ed Unione Europea non lascia più dubbi sulla direzione presa dal nuovo regime, e sul fatto che Kiev stia preparando una offensiva militare su grande scala contro le regioni ribelli del Donbass.

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