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La sfida della sinistra di Syriza: “fuori dall’Euro, no al debito, nazionalizzare le banche”

Più le sorti delle diverse aree di Syriza sembrano divergere, più dalla direzione del partito aumentano di tono e di numero gli appelli alla salvaguardia dell’unità di una forza politica che non sembra reggere al terremoto politico generato dall’accettazione, da parte del governo, del Terzo Memorandum imposto da Bruxelles. Ormai dentro Syriza si parla apertamente di scissione imminente.

Dopo un comprensibile sbandamento seguito al voltafaccia del premier dopo l’entusiasmante vittoria dei ‘no’ nel referendum sull’austerity del 5 luglio scorso, le aree critiche del partito provano a riorganizzarsi a partire da un programma di battaglia interno ed esterno.
Presto i nodi nel partito verranno al pettine, e le cosiddette ‘minoranze’ – che sulla base dei pronunciamenti contro l’operato della segreteria e del governo in realtà dovrebbero ormai essere considerate maggioranze – dovranno serrare le fila in vista del congresso che probabilmente verrà convocato a settembre.
Occorre un programma che parli ad una militanza confusa, sbandata, spesso disillusa, ma anche ad ampi settori popolari in cerca di soluzioni concrete ad una situazione già tragica e che in conseguenza delle nuove misure lacrime e sangue in via di applicazione si avviterà su se stessa ancora di più rendendo la vita impossibile a milioni di greci.
Rimandato più volte, finalmente lunedì sera si è tenuta la prima grande iniziativa pubblica organizzata dalla Piattaforma di Sinistra, la principale area di opposizione alla linea suicida del governo all’interno di Syriza, capeggiata dall’ex responsabile dell’ambiente e dell’energia, Panagiotis Lafazanis, uno dei ministri critici epurati dal premier pochi giorni fa. Un appuntamento atteso da una vasta area del partito in cerca di motivazione e strategie per non mandare al macero anni di mobilitazione sociale, scioperi generali, manifestazioni, presidi, dibattiti sull’alternativa che ora, nonostante la vittoria alle elezioni del 25 gennaio e poi la conferma nel referendum di inizio luglio, sembra paradossalmente molto lontana.
In occasione del quinto anniversario della pubblicazione di Iskra, sito di riferimento dell’area formatasi attorno ad alcuni economisti e dirigenti sindacali, più di duemila persone hanno affollato un palazzetto dello sport di Atene, animando una kermesse che ha messo i piedi nel piatto di una sfida alla troika e all’Unione Europea che fissa alcuni necessari e urgenti paletti. A partire dal rifiuto della capitolazione del governo nei confronti dei diktat della Troika e dell’Eurogruppo e dell’allargamento della maggioranza ‘anti-austerity’ ai partiti marionetta dei creditori che hanno trascinato la Grecia in uno stato incredibile di prostrazione e sottomissione.
Ma il centro della proposta politica e organizzativa lanciata lunedì dalla Piattaforma di Sinistra – alla presenza di alcuni esponenti dell’altra coalizione della sinistra radicale, Antarsya, che alla sinistra di Syriza chiede relazioni più strette, e dell’organizzazione Mars – ha a che fare con un programma di irrimandabile rottura con l’Eurozona e i vincoli imposti dall’Unione Europea sul piano politico, economico e democratico.

Gli interventi di Panagiotis Lafazanis e di altri esponenti di spicco della Piattaforma di Sinistra hanno rotto gli indugi – comprensibili dentro un’aggregazione originale e composita come Syriza e della stessa sinistra interna animata da provenienze e tradizioni politiche diverse – ed hanno chiarito i punti fondamentali della loro sfida: nazionalizzazione delle banche – “Fincheè le banche saranno controllate dai privati i governi, qualsiasi governo, sarà oggetto dei ricatti del capitale finanziario” – e ripubblicizzazione dei settori privatizzati dall’attuale governo e da quelli precedenti; imposizione del controllo pubblico sulle imprese di carattere strategico e sulle risorse energetiche, sulle infastrutture e sui beni comuni; una battaglia per sottrarre i media al controllo dell’oligarchia e delle lobby affaristiche e politiche dell’Ue; lotta contro la concentrazione dei capitali e l’evasione fiscale, male endemico e strutturale alla quale gli euroburocrati non sembrano interessarsi particolarmente.

Ma è soprattutto contro l’ingabbiamento del paese negli infernali meccanismi coercitivi dettati dalla moneta unica e dai trattati continentali che si sono concentrati gli interventi dei rappresentanti della Piattaforma di Sinistra riuniti a Pedìo tou Areos al grido di “Il NO non è stato sconfitto! Proseguiamo…”. In prima fila l’ex partigiano novantenne Manolis Glezos, simbolo vivente e combattivo della resistenza all’invasione nazifascista prima e alla sottomissione all’Unione Europea ora.
“Voglio aprire il dibattito sul ritorno a una nostra valuta nazionale, un tabù per il nostro partito”, ha detto Panagiotis Lafazanis, accolto dagli applausi e dall’entusiasmo della platea, ripetuti quando l’ex ministro ribadisce che il debito non può e non deve essere pagato.

“Dobbiamo lanciare il dibattito sull’uscita dall’Euro non solo dentro Syriza ma anche nella società greca, un dibattito libero, sobrio, senza preconcetti, demonizzazioni e allarmismi” ha spiegato l’economista. “Questa posizione, che la Piattaforma di Sinistra ha sempre sostenuto, ora è capita e condivisa da sempre più gente. Non possiamo sfidare i memorandum e l’austerità, e tantomeno il neoliberismo, se non mettiamo in discussione l’eurozona e la permanenza in essa del nostro paese” 

“Nella prima fase è ovvio che ci sarebbero delle difficoltà per il paese – ha ammesso Lafazanis -. Ma grazie alle politiche progressiste l’economia tornerebbe rapidamente a tirare”. «L’errore – ha detto il leader della Piattaforma di Sinistra riferendosi all’esecutivo – è stato quello di non avere la volontà poli­tica di seguire, se neces­sa­rio, la strada di uscita dall’eurozona»
Ribadendo una posizione già espressa nelle scorse settimane – e oggettivamente ambigua, forse in attesa di capire cosa ne sarà di Syriza – Lafazanis ha affermato che continuerà ad appoggiare il governo ma per “applicare il pro­gramma radi­cale con il quale siamo stati eletti,  per rappresentare il no del refe­ren­dum ai Memo­ran­dum e all’austerità». “Non sostengo un governo – ha aggiunto l’ex ministro – che firma nuovi Memoran­dum e li applica». E poi, a proposito delle polemiche interne al partito: “Chi è fuorilinea, noi che pretendiamo l’applicazione del programma di Salonicco o quelli che aprono la via a una mutazione del partito verso l’accettazione del Memorandum?”

“L’argomento principale con il quale vogliono giustificare l’accettazione del memorandum è che non c’era nessuna alternativa. Non vi ricorda niente? “ ha chiesto alla platea Lafazanis, ricordando che lo stesso argomento veniva utilizzato dai governi di centrodestra. “Avevamo forse l’illusione che con le suppliche e le dichiarazioni di fedeltà all’euro avremmo convinto i negoziatori ad abbandonare le politiche di austerità?” 

Nel suo intervento Mano­lis Gle­zos, da poco dimessosi da europarlamentare e oppositore della prima ora delle scelte del suo ex pupillo Tsipras, è stato ancora più duro ed esplicito nei confornti della cedevole linea del partito. «Il terzo Memo­ran­dum è il peg­giore di tutti per­ché è stato fir­mato dal Megaro Maxi­mou” ha detto l’ex partigiano, riferendosi al governo guidato da Syriza. 

All’iniziativa della Piattaforma di Sinistra sono giunti messaggi di saluto e di solidarietà da parte di numerose realtà politiche internazionali. Tra questi quelli dello scrittore Tariq Ali, degli economisti Claudio Katz e Samir Amin, dei deputati della Linke tedesca Fabio de Masi e del Partito Comunista Israeliano Dov Khenin, oltre che dal PSOL brasiliano.

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