Manuel Contreras, l’ex direttore della temutissima polizia politica negli anni della dittatura del generale fascista cileno Augusto Pinochet, è morto all’età di 86 anni all’ospedale militare di Santiago del Cile. Condannato a oltre 500 anni di prigione per una serie infinita di omicidi, sequestri e torture di membri dell’opposizione, ne ha scontati in tutto 25.
Contreras era inoltre coinvolto in altri 56 processi ancora in corso. Giovedì, il presidente del Partito comunista del Cile, Guillermo Teillier, aveva chiesto al ministro della Difesa del governo di centrosinistra, José Antonio Gomez, di degradare il generale prima della morte, chiedendo il motivo per cui il provvedimento non fosse ancora stato applicato, nonostante il codice penale militare lo preveda in caso di ergastolo o pena di morte.
Nei giorni scorsi le sue condizioni di salute erano peggiorate a causa del diabete e del cancro di cui era affetto.
Decine di persone si sono riunite davanti all’ospedale militare dopo la morte di quello che viene considerato uno dei peggiori criminali della dittatura cilena.
“Sfortunatamente è morto senza rivelare i suoi segreti”, dice un donna in esilio durante la dittatura. “È morto tranquillamente, in un ambiente pulito e confortevole, con un imponente apparato di sicurezza intorno. Possiamo dire che è morto come un re. Ma non ha parlato e non sapremo mai la verità, neanche la sua”.
“E’ il simbolo dell’orrore del terrorismo di Stato”, ha sottolineato da parte sua la presidente dell’Associazione familiari di detenuti ‘desaparecidos’, Lorena Pizarro. “E’ morto rivendicando quello che ha fatto, non posso capire come un essere umano possa aver agito così: ha inflitto il dolore cercando i modi più brutali per provocarlo”.
Contreras era il capo della Dina, la Direzione nazionale d’intelligence cilena, responsabile della morte e della scomparsa di oltre 3.200 persone oltre che delle tortura inflitte a migliaia di sindacalisti, studenti, attivisti di sinistra, intellettuali. Pinochet assunse il potere l’11 settembre del 1973 con un colpo di stato militare – sostenuto dagli Stati Uniti – che rovesciò e assassinò il presidente socialista Salvador Allende e ha governato il Cile fino al 1990, quando un referendum indetto dallo stesso regime portò ad una transizione ‘democratica’ assai incompleta che lasciò a lungo intatto il potere del generale e del suo entourage. Nel 2006 il dittatore è morto a 91 anni.
Negli anni della dittatura, Contreras era stato d’altra parte uno degli uomini chiave dell’Operazione Condor, l’accordo fatto all’epoca tra i servizi segreti delle dittature sudamericane e l’amministrazione statunitense per coordinare in tutto il continente la caccia agli oppositori dei regimi che si impossessarono del potere in numerosi paesi.
Quando la scorsa notte si è diffusa la notizia della morte dell’aguzzino a Santiago qualche centinaio di manifestanti, tra i quali familiari di ‘desaparecidos’, si sono ritrovati davanti all’Hospital Militar e alla centrale Plaza Italia della capitale per festeggiare e ricordare le vittime. Alcuni dei presenti portavano cartelli con le foto degli scomparsi, altri hanno stappato bottiglie di champagne mentre urlavano: “E’ morto”.
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