Sull’ improbabile utilizzo del cloro quale arma chimica in Siria, Sibialiria si era già espressa qui e con un altro articolo e un videoclip che smentiva lo “scoop sul cloro di Assad” realizzato da un giornalista de “Il Foglio”: il già noto Daniele Raineri. Ora, a distanza di un anno, la questione del cloro in Siria torna alla ribalta a seguito della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu n. 2235 che, il 7 agosto 2015, all’unanimità ha approvato la costituzione di una Commissione d’indagine sull’uso di sostanze chimiche utilizzate come armi in Siria. Una Commissione che – ci auguriamo – non indaghi con quella sbalorditiva sciatteria (per non dire peggio) che, nell’agosto 2013, ha caratterizzato l’operato degli Ispettori ONU a Goutha, dove, come dimostrerà una magistrale inchiesta giornalistica di Seymour Hersh e uno studio dell’MIT, il gas Sarin – causa dell’incidente lì verificatosi – era stato fornito ai “ribelli buoni” dall’esercito turco.
Ma torniamo alla faccenda del cloro.
Come è arcinoto, nel settembre 2013 gli arsenali di armi chimiche dell’esercito siriano sono stati consegnati dal governo di Damasco all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) delle Nazioni Unite. Tutte le armi chimiche; per quel che è dato sapere anche le granate lacrimogene che, ancora oggi, fanno parte degli arsenali di tutti gli eserciti del mondo. Ma già alla fine del 2013, l’iniziativa del governo di Damasco venne intossicata dalla inverosimile “notizia” della neutralizzazione dell’arsenale chimico realizzata a bordo di una nave alla rada nel Mediterraneo meridionale, che le avrebbe imbarcate non già in un porto siriano ma in quello di Gioia Tauro (è probabile, invece, che le armi chimiche siriane siano state neutralizzate nel Cetli Nbc – Centro tecnico logistico interforze, nucleare, batteriologico e chimico – di Civitavecchia). Alle conseguenti proteste contro i “pericoli” per le popolazioni del Mediterraneo per “i gas di Assad” seguì quella che appare un’altra operazione di intossicazione dell’opinione pubblica e cioè una davvero strana iniziativa di Michael Luhan, portavoce dell’OPCW. Questi, nell’aprile 2014, in una “informale” conversazione telefonica con il New York Times, annunciava di non meglio precisati “testimoni” i quali avevano riferito all’OPCW di “elicotteri che da bidoni ad essi agganciati diffondevano cloro sulle popolazioni siriane”. Va da sé che il rapporto ufficiale all’OPCW su questo evento non è stato mai pubblicato ma la “notizia” degli elicotteri che disseminavano cloro in Siria (subito trasformatasi in una campagna stampa, in alcuni casi, “attestata” da una taroccatissima fotografia) e la considerazione che l’unico ad utilizzare elicotteri in Siria era ed è l’esercito di Assad, sono serviti per rimettere il governo di Damasco sul banco degli accusati.
Nasce dall’esigenza di fare chiarezza su queste “voci” la nuova Commissione di inchiesta chiesta all’unanimità da tutti gli stati membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Per alcuni tra questi (Russia, Cina, Venezuela) – come si deduce dalle loro dichiarazioni di voto – per chiudere una volta per tutte l’accusa di armi di distruzioni di massa in mano ad Assad; per gli altri per tenere viva questa menzogna.
Intanto, il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov è riuscito a convincere il segretario di Stato USA John Kerry alla preventiva approvazione di protocolli e di precise Linee Guida che dovrà seguire questa nuova Commissione di indagine. Speriamo, quindi, che, almeno stavolta, ci sia risparmiato lo spettacolo dell'”indagine” di Goutha e dei “1600 civili uccisi” attestati da Médicins sans frontières.
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