A margine degli importanti sviluppi politici si è conclusa la prima fase del processo sul caso Alba Dorata. Il tribunale di Koridallòs si è già riunito 14 volte, ma per entrare nel cuore del processo si dovrà aspettare settembre e la riapertura delle udienze.
In tutto questo tempo Alba Dorata è letteralmente scomparsa. Non ci riferiamo solo all’assenza dall’aula dei dirigenti dell’organizzazione, ma anche alla totale mancanza di qualsiasi iniziativa pubblica da parte della «terza forza politica del paese». Le attività di A.D. sono confinate tra le quattro mura di alcune sedi e sono limitate ad alcune appariscenti sortite per diffondere le riviste dell’organizzazione.
Un indizio della perdita di seguito è proprio la costante diminuzione delle vendite del settimanale «di punta» dell’organizzazione. Secondo i dati dell’agenzia Europa, la tiratura del giornale «Embròs», il cui primo numero aveva venduto 7.500 copie, e che nel 2013 aveva una tiratura stabile di più di 4.000 copie e di più di 3.000 nel 2014, ora è limitata a 1.900 copie.
La nuova linea politica
Contrariamente alle previsioni di alcuni analisti, secondo cui Alba Dorata avrebbe tentato di sfruttare la congiuntura politica per cavalcare l’onda anti memorandum dei nuovi indignati, l’organizzazione nazista usa toni incredibilmente bassi, ponendosi come una normale formazione parlamentare ed evitando le note provocazioni sia all’interno che all’esterno del Parlamento.
L’assenza pianificata dei dirigenti dal processo è sicuramente finalizzata a evitare identificazioni tra il circolo più stretto intorno a Michaloliakos e gli autori materiali dei crimini dell’organizzazione. In un’intervista sul sito bankingnews al giornalista e ammiratore di A.D. Petros Leotsakos, Michaloliakos ha chiaramente distinto i parlamentari di Alba Dorata dagli altri membri imputati: «I parlamentari di Alba Dorata saranno tutti assolti, perché non c’è nessuna accusa; quelle di organizzazione a delinquere sono cadute.
Per quanto riguarda gli altri, i capi sezione e i loro aiutanti, se in tribunale verrà dimostrato che hanno commesso atti illegali se ne assumeranno la responsabilità, ma noi saremo assolti».
Scaricare i propri camerati è stata una tattica costante del Capo in tutti i processi in cui erano imputati membri dell’organizzazione.
Ma l’assenza fisica di Michaloliakos dall’aula del tribunale non significa che l’organizzazione non controlli lo svolgimento del processo. Un ruolo importante è giocato dal fratello e avvocato del Capo, il penalista Takis Michalolias, anche lui membro storico dell’estrema destra greca e stretto collaboratore del dittatore Papadòpoulos. È lui che ha assunto la difesa del vicecapo dell’organizzazione Antonios Androutsopoulos (Periandros) in due processi, riuscendo a depoliticizzare il caso e a evitare il coinvolgimento degli altri dirigenti.
La presenza del penalista assicura la corrispondenza della linea di difesa con la linea ufficiale del partito nazista. Quando ci sono tentativi di deviare da questa linea, i “ribelli” si pentono immediatamente, ritrattando le loro dichiarazioni e adeguandosi alla linea comune.
Ad esempio, un avvocato aveva dichiarato di voler presentare un documento che dimostrava che tutti gli imputati erano membri di Alba Dorata, rivelazione che avrebbe compromesso il tentativo di distinguere il Capo e i parlamentari dagli altri imputati. Dopo l’interruzione del processo l’avvocato ha dichiarato che non avrebbe più presentato questo documento, scatenando le proteste della parte civile.
Un altro esempio è l’adeguamento di tutti gli avvocati della difesa alla linea del Capo contro la registrazione delle udienze, nonostante gli strepiti iniziali per la trasmissione in diretta delle udienze stesse!
Nella medesima intervista al sito economico filo Alba Dorata dall’eloquente titolo «La Grecia ora non ha altra scelta al di là dell’euro – SYRIZA non corre rischi a breve termine», Michaloliakos sembrerebbe un…centrista moderato: «L’euro lo abbiamo pagato caro, a peso d’oro.
Non siamo in debito con loro, sono loro in debito nei nostri confronti. Se usciamo ora dall’euro faremo un regalo agli Europei e ai creditori. La dracma è l’obiettivo finale nazionale, ma ora non è il momento. La Grecia ha una produzione nazionale devastata, quindi non può avere una moneta nazionale. La Grecia adesso non ha scelta. Per la Grecia c’è solo l’euro e a caro prezzo».
La finalità di questa scelta politica è palese. Artemis Mattheòpoulos l’aveva anticipata in un’intervista al Corriere della Sera del 25.4.2015, quando aveva dichiarato che Alba Dorata auspicava la permanenza della Grecia nell’Eurozona.
Nazionalismo a la carte, dunque. La finalità di questa linea è duplice. L’obiettivo più urgente è rafforzare l’immagine dei dirigenti come politici moderati e rispettosi della legge, perché lo stesso Michaloliakos e la sua squadra possano fare un atterraggio morbido. Un primo segno del fatto che questa tattica funziona, è l’alleggerimento delle misure cautelari imposte al Capo e ai suoi stretti collaboratori dopo il termine della detenzione provvisoria di diciotto mesi.
Ma c’è un secondo obiettivo, più a lungo termine.
Alba Dorata, nonostante le belle parole per SYRIZA e l’insistente retorica anti memorandum, sembra riportare sul tavolo il piano Baltakos, cioè l’informale collaborazione dell’area più vasta della destra. Con le dichiarazioni sull’euro Michaloliakos in realtà strizza l’occhio alla Nea Dimokratia di domani.
Si dichiara disposto a formare dopo le elezioni una collaborazione informale (o aperta) con Nea Dimokratia, dopo che ovviamente Antonis Samaràs, accusato da A.D. di essere il responsabile della supposta cospirazione contro l’organizzazione nazista, sarà stato allontanato dalla dirigenza del partito.
Patrasso indica la strada
Di fronte a questo metodo, che mira a vanificare il processo sul caso Alba Dorata e a legittimare l’esistenza dell’organizzazione nazista, il sistema politico sembra incapace di reagire. Il governo Samaràs ha la responsabilità di non aver mosso un dito per mesi dopo gli arresti del settembre 2013 e di aver ritardato di proposito il processo, ma anche il governo SYRIZA non era preparato e non si è occupato della questione, come se bastasse l’antifascismo “genetico” della sinistra per «vincere tutti i mali».
Certo, i messaggi inviati in ogni direzione dal nuovo Parlamento – prima di tutto alla Giustizia – convalidavano le argomentazioni di Alba Dorata sulle «persecuzioni politiche». Accecati dall’agenda politica monodimensionale della lotta anti memorandum, alcuni sono arrivati a includere in questo «fronte» anche l’organizzazione nazista, conferendo ai militanti del partito nazista l’alone di perseguitati politici. Quando anche la presidente del Parlamento è sembrata seguire questa linea, i messaggi sono diventati assordanti.
Ma alcuni rappresentanti locali hanno tentato di seguire una linea diversa. Anche in questo caso, però, il governo non è stato pronto a prendere una posizione netta per difendere la democrazia dai suoi camaleontici nemici.
All’inizio di giugno il sindaco di Patrasso Kostas Peletidis si è rivolto a enti e servizi della città per chiedere di evitare di fornire qualsiasi tipo di sostegno all’organizzazione nazista: «Rendiamo noto che i servizi del Comune di Patrasso non desiderano sostenere, in alcun modo, le attività politiche di Alba Dorata, poiché questa è un’organizzazione criminale nazista. Ciò significa, tra l’altro, che non faciliteremo le cose al gruppo parlamentare di A.D. fornendo dati provenienti dai nostri servizi, né metteremo loro a disposizione spazi del Comune per apparizioni pubbliche dell’organizzazione» (n. prot. 2490/70160/9.6.2015).
Sono seguite le proteste di Alba Dorata e l’interrogazione parlamentare di Michail Arvanitis-Avrami (n. 353/15.6.2015), che ha definito «calunniatorie» le dichiarazioni del sindaco e ha accusato quest’ultimo di aver violato la Costituzione. Il caso è arrivato in Parlamento, dove il ministro degli Interni ha risposto all’interrogazione.
Voutsis ha dichiarato che si tratta di una questione politica («è una posizione politica di cui è responsabile il sindaco di Patrasso, posizione che sicuramente sarà giudicata anche dai cittadini e dall’opinione pubblica»), ma ha comunque preso le distanze («lo dico chiaramente, nonostante non sia d’accordo con questa posizione politica. Perché evidentemente oltre ai diritti che vi spettano, visto che siete stati eletti, ci sono anche questioni che riguardano la vita pubblica locale, per cui bisogna avere in qualsiasi modo accesso ai dati, per fare luce»). La sua conclusione è che non verranno avviati procedimenti disciplinari contro il sindaco, nonostante il ministro non sia d’accordo con la sua decisione.
Il parlamentare di Alba Dorata ha dichiarato di «ammirare» le parole di Voutsis e lo ha presentato praticamente come un sostenitore delle teorie di A.D. sulle persecuzioni politiche da parte del governo Samaràs: «Vi ricordo di denunciare il governo Nea Dimokratia – PASOK, perché perseguita Alba Dorata e vuole la sua scomparsa.
Voglio che ve lo ricordiate. Questo andrà a vostro onore». Arvanitis ha poi accusato Liana Kanneli [KKE, n.d.t.] di essere «il capo della folla che strepita fuori da Korydallòs», cosa assolutamente non vera, e ha rivelato il motivo della sua inquietudine: «Cosa succederebbe se tutti i sindaci o la maggior parte di loro ripetessero ogni giorno che “Alba Dorata è un’organizzazione criminale”?».
Ma è proprio questo il punto. Alba Dorata vuole far dimenticare il carattere nazista e criminale dell’organizzazione e attacca il sindaco Peletidis, eletto con il sostegno del KKE, che fa esattamente ciò che la sua coscienza antifascista gli impone di fare. Circa i dati richiesti da Alba Dorata, ricordiamo che dal primo momento in cui è entrata in Parlamento, nel 2012, il patito nazista ha chiesto dati sulla presenza di bambini profughi negli asili nido, provocando reazioni di indignazione.
L’allora ministro degli Interni Evripidis Stilianidis è stato quindi costretto a revocare il documento iniziale con cui chiedeva alle amministrazioni locali i dati richiesti da Ilias Panaghiòtaros con un’interrogazione parlamentare (4.10.2012) e si è limitato a fornire le percentuali di Greci e stranieri.
Lo sdegno provocato è stato grande, poiché pochi mesi prima Panaghiòtaros aveva confessato a cosa servissero questi dati: «Appena ne butteremo fuori un paio dagli ospedali, capiranno come funziona. Andremo fuori dagli asili nido per far entrare i figli dei Greci».
Quindi tutti i sindaci democratici, e tutti i ministri che affrontano A.D. come un partito qualsiasi, dovrebbero seguire l’esempio di Peletidis. Purtroppo nel governo solo il ministro dell’Immigrazione Tassìa Christodoulopoulou segue la strada di Nikos Dendias, che dall’apertura del processo nei confronti dei dirigenti dell’organizzazione, accusati di essere i capi di un’organizzazione criminale, si è rifiutato di rispondere alle interrogazioni degli albadorati.
Nonostante il disaccordo con il sindaco di Patrasso, Voutsis ha comunque dichiarato di non credere alla teoria sulle persecuzioni politiche sostenuta da Arvanitis: «Personalmente non credo né ho mai creduto, e nessuno tra noi l’ha mai detto, che si tratti di un complotto, visto che l’intervento della Giustizia è arrivato solo dopo un gran numero di azioni violente, che saranno giudicate in tribunale, e che in questo momento è in corso, anche se con molte interruzioni, il processo che riguarda il suo partito».
Ma la vicenda prosegue. Con un decreto «straordinario», il segretario generale ad interim dell’Amministrazione Locale Dionisios Panaghiotòpoulos il 22.7.2015 ha ritenuto nulla la delibera del sindaco di Patrasso, poiché non esiste nessuna legge, nessuna sentenza o delibera di un consiglio comunale che la giustifichino.
Il redattore del testo aggiunge in tono ironico: «Non ci è nota nessuna sentenza con cui il partito Coalizione Popolare Alba Dorata venga definito organizzazione a delinquere, di conseguenza la negazione al partito in questione dell’esercizio dei diritti e dei privilegi riconosciuti agli altri partiti non può essere ricondotta a nessun motivo legale in vigore che potrebbe giustificarla» (num. prot. 76853/8102).
La risposta del Comune di Patrasso è stata immediata. Il consiglio comunale della città si è riunito il 29.7 e ha accolto a larga maggioranza (35 su 37 presenti) la proposta del sindaco contro il documento dell’Amministrazione Locale, «che in sostanza annulla il ruolo politico del Consiglio Comunale e del Sindaco», ricordando che alle elezioni politiche del 25 gennaio era stato deciso all’unanimità di non concedere spazi pubblici ad Alba Dorata. E conclude: «Per quanto riguarda l’esistenza o meno di una sentenza sulla definizione di organizzazione a delinquere per quanto riguarda Alba Dorata, c’è qualcosa di più importante.
La storia del nostro popolo, che ha pagato con il sangue l’occupazione nazifascista. Le atrocità dei nazisti e il massacro di Kalavrita non sono lontane e ne sono la testimonianza. Ci sono anche le recenti azioni di Alba Dorata, come il brutale omicidio di Pavlos Fyssas, e molte altre circostanze. Il carattere criminale di Alba Dorata è emanato dalla sua ideologia nazista, che non è mai stata nascosta».
Per quanto riguarda le garanzie Costituzionali e l’assenza di un «motivo legittimo», qualcuno dovrebbe informare il segretario generale che proprio in base alle accuse di organizzazione a delinquere è iniziato un processo parallelo per la protezione dello Stato dalle attività di Alba Dorata. La prima misura presa dal Parlamento pochi giorni dopo gli arresti dei membri dell’organizzazione è stata la sospensione dei finanziamenti pubblici al partito (22.10.2013).
Un emendamento compreso nella legge 4203/2013 prevede che in caso di procedimenti penali e imposizione di misure provvisorie di detenzione a carico di un dirigente di partito o di un quinto dei parlamentari di un partito, i finanziamenti statali e il sostegno finanziario sono temporaneamente sospesi. Il medesimo articolo prevede che «è prevista la sospensione dei finanziamenti se i reati delle persone fisiche di cui sopra sono stati commessi nel contesto delle attività del partito o in nome del partito a cui esse appartengono».
Questo emendamento è stato approvato dall’allora maggioranza del governo Samaràs, ma anche da SYRIZA, che ha partecipato alla stesura finale.
Recentemente il Consiglio di Stato ha respinto le obiezioni di Alba Dorata e il decreto è stato ritenuto assolutamente legittimo e costituzionale, poiché non in contrasto con quanto stabilito dalla CEDU.
I difensori dell’ultima ora
Il processo Alba Dorata prosegue a riflettori spenti, proprio come il doppio atteggiamento di alcuni politici, mentre nuove facce iniziano a prendere le difese dell’organizzazione, riproducendo con diversi pretesti la propaganda sulle «persecuzioni politiche».
Il paradosso è che iniziano a muoversi in questa direzione anche i media con un volto «antifascista». Abbiamo visto la rivista «Hot Doc» di Kostas Vaxevanis spezzare una lancia in favore delle teorie di Alba Dorata, dedicando tutto il numero di agosto a Isìdoros Doiakos, adottando la relativa propaganda dell’organizzazione sul procuratore che ha sottoposto al Tribunale di Secondo Grado la proposta per rinviare a giudizio la dirigenza del partito.
Il relativo «documento» è un audio di pochi secondi in cui si sente un uomo, la cui voce ricorda quella di Antonis Samaràs, rivolgere a una persona sconosciuta queste parole: «di’ a quello alto, Panathinaikakias, che i prossimi i tre che andranno li deve fottere».
Secondo l’interpretazione di Kassidiaris, “Panathinaikakias” sarebbe Doiakos, e i tre a cui si fa cenno sarebbero alcuni dirigenti di Alba Dorata. Come c’era da aspettarsi, questo «reportage» di Kostas Vaxevanis è stato subito ripreso da giornali in buoni rapporti con Alba Dorata. Prima «Parapolitikà» (1.8) e poi «Dimokratia» (2.8).
Sul valore del «documento» basterà dire che Kassidiaris lo ha presentato in Parlamento il 10.12.2014, perché veniva discussa la richiesta di sospensione dell’immunità parlamentare dello stesso Kassidiaris per il video Baltakos. Ma il parlamentare di A.D. lo aveva citato per la prima volta nell’aprile del 2014, con molti sottintesi, minacciando che se l’indagine giudiziaria fosse proseguita, l’avrebbe reso pubblico!
Da allora «Hot Doc» segue le accuse di Kassidiaris. Questo sviluppo indica dove può arrivare il caso se i riflessi antifascisti della società si indeboliscono e le garanzie istituzionali della democrazia non funzionano.
Alba Dorata utilizza un metodo oscuro, tra intercettazioni, ricatti e minacce aperte per prendere in ostaggio la Giustizia È l’ultima carta in mano ai dirigenti di Alba Dorata, ma, contemporaneamente, è un ulteriore elemento rivelatorio sul modo in cui il partito nazista gestisce il potere.
di Tassos Kostòpoulos, Ada Psaràs, Dimitris Psaràs
Fonte: efsyn.gr
Traduzione di AteneCalling.org
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