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Palestina. L’Unrwa senza fondi. Delegazioni italiane: “E’ emergenza nei campi profughi

Nei giorni scorsi, una missione multipla è partita dall’Italia con delegazioni che sono arrivate nei campi profughi palestinesi in Cisgiordania, Libano e Giordania. Obiettivo della missione è quello di impedire la rimozione del Diritto al Ritorno dei profughi palestinesi cacciati dagli israeliani con la pulizia etnica del ’48 e con le operazioni militari e coloniali successive. Il Diritto al Ritorno è sancito dalla Risoluzione 194 delle Nazioni Unite ma dal 1948 è rimasto sulla carta mentre centinaia di migliaia di profughi palestinesi sono ancora costretti nei campi, sia in Libano, Giordania, Siria sia nei Territori Palestinesi in Cisgiordania e Gaza. Ad aggravare la situazione è il collasso economico dell’UNRWA, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, che non riceve da tempo le quote di molti paesi aderenti alle Nazioni Unite (tra cui l’Italia), ciò significa che 750.000 bambini palestinesi perderanno il diritto allo studio e 22.000 insegnanti perderanno il lavoro. Un’altro modo per cancellare la storia di un popolo e un popolo dalla storia! Qui di seguito i primi resoconti della missione in corso.

Cisgiordania

La delegazione italiana in Cisgiordania “Per Non Dimenticare il Diritto al Ritorno” dei palestinesi, dopo aver visitato il mausoleo di Arafat oggi ha incontrato Zaccaria Al Aghoa, responsabile dell’Olp per i profughi palestinesi in tutti i paesi mediorientali e membro esecutivo dell’organizzazione. Al Aghoa ha spiegato che la situazione più critica per i campi profughi palestinesi è quella in Siria e a Gaza.  L’errore in Siria e stato di non rimanere neutrali nel conflitto, alcune fazioni schierandosi hanno dato adito a forze esterne al campo profughi di Yarmouk di entrare nel campo.

La lotta ormai si è spostata sul piano diplomatico bisogna portare all’Onu la questione palestinese. In Cisgiordania la situazione è sempre più grave ed ogni giorno c’è un palestinese ucciso senza giustificato motivo. In più i giovani coloni delle colline continuano a costruire siti con colonie e ad attaccare i palestinesi con il chiaro obiettivo di allontanarli dalla zona.  

Inoltre si sta delineando una vera e propria emergenza per i campi profughi perchè l’Unrwa (agenzia dell’Onu per rifugiati palestinesi del ’48) sta chiudendo i finanziamenti ai Territori Palestinesi occupati. Il deficit è di 101 milioni di dollari perchè non tutti i paesi, che non sono obbligati, hanno versato la loro quota.  La richiesta è di fare pressione sull’Italia perchè anche le autorità italiane non hanno versato la loro quota per l’Unrwa. A questo punto si profilano due soluzioni: o tutti i rifugiati tornano nella Palestina del 1948 (come prevede la Risoluzione Onu 194) oppure  l’Unrwa  paga per mantenere i servizi ai rifugiati dei campi.

Dopo l’incontro con Zaccaria Al Aghoa, la delegazione ha partecipato alla manifestazione di studenti e professori davanti alla sede Onu, dove c’erano molti alunni con le maestre.

Un secondo incontro è stato fatto con il governatore di Ramallah,  Leila Bana,  che è stata molto schietta. Abbiamo parlato dei prigionieri politici e dello sciopero della fame che stanno facendo. La discussione si è poi spostata sulla economia di Ramallah e delle zone circostanti. Infatti la colonizzazione continua senza che le autorità palestinesi possano fare qualcosa. L’esercito israeliano da una parte dice che alcuni insediamenti sono illegali dall’altra invece li protegge.  Il boicottaggio è importante i palestinesi, anche perché in base agli accordi di Parigi non possono vietare l’ ingresso delle merci israeliane, però stanno facendo pressione sulla popolazione per non farli acquistare. Invece i prodotti delle colonie è vietato venderli e chi lo fa viene punito con multe salate.  E’ stato chiesto uno sforzo supplementare nella campagna di boicottaggio.

Leila Bana ha continuato il suo intervento parlando della condizione delle donne palestinesi nella resistenza, facendo affermazioni che farebbero invidia alle femministe nostrane, parlando di un posto per le donne perchè non crede nella uguaglianza formale ma nella giustizia.

A seguire c’è stato un incontro con Jamal Hasseme responsabile di Al Fatah a Ramallah.  Ha parlato degli accordi – segreti e smentiti – tra Hamas e Israele per un porto a Gaza da realizzare con una piattaforma galleggiante nel mare a tre miglia da Gaza.  Il progetto è finanziato da Qatar. Tanti sono i paesi stranieri che hanno interessi nella area. Anche Israele punta a dividere la Cisgiordania.  La destabilizzazione del Medio Oriente , ha aggiunto Hasseme, al momento è funzionale a questo progetto. Il diritto al ritorno anche per lui diventa essenziale.

Ultimo incontro è stato fatto con  il sindaco di Ramallah, il quale ha parlato del pesante problema dell’acqua e del fatto che i territori occupati sono divisi in tre aree: l’ area A, pari al 12% (le città)  dove la autorità è quella palestinese; l’ area B, pari al 21% dove l’autorità è mista e l’area C, pari al 67%, che poi sono le aree rurali che fanno gola ai coloni e dove l’autorità e completamente israeliana.  Nelle trattative attuali i temi principali sono la questione dei confini, sia palestinesi che israeliani, e le risorse naturali. Infatti  nell’area C sono stati scavati pozzi che hanno prosciugato i corsi d acqua. L’acqua rubata viene poi intubata e rivenduta a caro prezzo ai palestinesi, ma di acqua ai contadini ne arriva pochissima. Di fatto i coloni godono di 300 litri di acqua al giorno ed i palestinesi invece solo di 66 litri.

Libano

La delegazione Per non dimenticare il diritto al ritorno – missione Libano, ha visitato il campo profughi palestinese  di Nahr el Bared, parzialmente ricostruito dopo la distruzione subita nel 2007. Attraverso le parole dei responsabili del campo e del rappresentante del FPLP in Libano, abbiamo recepito la preoccupazione dei palestinesi del campo per le gravi minacce incombenti: la crisi finanziaria dell’UNRWA, che potrebbe lasciare i profughi privi di ogni aiuto e mettere a rischio addirittura lo svolgimento del prossimo anno scolastico, e il pericolo di stravolgimento dell’identita’ politica e sociale dei campi con infiltrazioni e manipolazioni dall’esterno. La preoccupazione dei palestinesi e’ che si voglia, con queste manovre guidate dall’esterno – compreso il fallimento provocato nell’UNRWA, liquidare definitivamente la questione dei profughi e condannare al dimenticatoio l’idea stessa del diritto al ritorno. Ai nostri fratelli e sorelle palestinesi abbiamo ribadito la solidarieta’ e la determinazione a lottare al loro fianco per il diritto al ritorno, un diritto centrale, unificante, inalienabile, che costituisce il cuore stesso della questione palestinese: ci impegneremo – come stiamo gia’ facendo con la missione multipla di quest’anno in Giordania, Cisgiordania e Libano – perche’ il diritto dei Palestinesi a ritornare alle loro case, nella loro terra, non sia mai dimenticato!

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Giordania

La delegazione in Giordania “ Per Non Dimenticare il Diritto al Ritorno”, sta visitando i campi profughi palestinesi allestiti in questo paese sin dalla pulizia etnica del 1948. I campi creati in Giordnaia seguito del conflitto del 1948 sono quelli di Zarqua, Irbid, El-Hussein, Al-Wihdat Camp, Madaba mentre i campi creati a seguito della guerra dei sei giorni del 1967sono Talbieh, Hitteen, Sukhneh, Baqa’a, Jerash, Souf, Azmi Al-mufti camp, Prince Hassan.  I profughi palestinesi in Giordania sono circa 1.700mila. Ieri la delegazione ha visitato il campo di Al Wihdat e in particolare il centro antiviolenza di assistenza alle donne.

 

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