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Kiev, altri due morti per la bomba fascista di ieri

Oggi sono morte altre due persone ricoverate in alcuni ospedali della capitale ucraina a causa delle gravi ferite riportate ieri davanti al parlamento di Kiev nel corso degli scontri tra le forze di sicurezza e un migliaio di estremisti di destra scoppiati dopo l’adozione da parte dell’assemblea legislativa di una riforma che conferisce una parvenza di maggiore autonomia alle regioni russofone del sud est del paese. Oggi, riferisce il ministro dell’Interno Arsen Avakov su Twitter, è morto il soldato Dmitri Slastikov. Olga Bogomolets, deputata e consigliera del presidente Petro Poroshenko, scrive poi su Facebook che anche un ragazzo del 1995 è deceduto a causa delle ferite. Salgono quindi a tre i morti, dopo che ieri aveva perso la vita un membro 25enne della Guardia Nazionale ucraina. 

Intanto la polizia ha informato che “in totale 141 feriti sono ancora ricoverati nei diversi ospedali di Kiev fra cui 131 poliziotti di cui 9 in gravi condizioni”. I poliziotti in serie condizioni presentano ferite all’addome, ai polmoni e alla testa, ha precisato Olga Bogomolets, deputata e consigliera del presidente Petro Poroshenko per gli affari umanitari. La maggior parte dei feriti e i due morti sono stati causati dal lancio tra i cordoni di soldati della Guardia Nazionale di una bomba a mano da parte di un miliziano del battaglione Sich e membro del partito nazionalsocialista Svoboda, arrestato poco dopo.

“I responsabili dei violenti scontri di Kiev meritano una severa punizione” aveva affermato ieri sera il presidente ucraino, Petro Poroshenko, che ha definito le violenze una “coltellata alla schiena” visto che provengono da milizie di estrema destra protagoniste del golpe che nel febbraio del 2014 defenestrò il presidente e il governo insediando una giunta composta esclusivamente di partiti nazionalisti e di estrema destra, tra i quali la stessa Svoboda. Ieri in piazza era possibile vedere, impegnati a lanciare pietre e a picchiare i poliziotti con i bastoni, anche alcuni ministri ed ex ministri del primo governo provvisorio golpista.
“Si è trattato di un atto anti-ucraino per cui tutti i suoi organizzatori senza eccezione, tutti i rappresentanti delle forze politiche, dovrebbero essere severamente puniti”, ha detto l’oligarca nel corso di un intervento televisivo.
Altrettanto ipocrita la presa di posizione delle autorità dell’Unione Europea, quelle stesse che sostennero il movimento golpista di Piazza Majdan fino a quando non si impossessò della violenza del potere, un sostegno che non cessò neanche quando apparve chiaro il ruolo delle forze di estrema destra, in alcuni casi apertamente fasciste e neonaziste, all’interno del movimento. L’ Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione europea, l’italiana Federica Mogherini, ha definito gli scontri di ieri “molto preoccupanti”. “Questo processo non dovrebbe essere compromesso dalla violenza”, ha detto Lady Pesc.
Molto sarcastico, invece, il commento del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha fatto notare i pericoli derivanti dal flirt tra governo ucraino e neonazisti. “Stavo guardando ieri quello che accadendo a Kiev. Responsabili degli scontri, secondo il ministro degli Interni dell’Ucraina, sono gli estremisti di Svoboda. Di conseguenza, non si può flirtare con gli estremisti” ha aggiunto il capo della diplomazia russa.
La strage fascista di ieri davanti alla Rada con l’improvvisa escalation dei già tesi rapporti tra estrema destra e governo sciovinista è stata accompagnata anche da una crisi di governo. Infatti il Partito Radicale di Oleh Lyashko ha abbandonato la maggioranza che sostiene Poroshenko e Yatsenijuk. Lyashko lo ha annunciato ai giornalisti spiegando che la formazione sarà all’opposizione di governo e presidente. “Non vediamo la possibilità di rimanere nella coalizione”, ha detto Lyashko, e poco dopo il vice primo ministro e membro del Partito, Valeriy Voschevsky, si è dimesso dall’esecutivo. “Abbandonare la coalizione è una decisione comune del Partito radicale, presa all’unanimità. Tutti abbiamo condiviso questa decisione e di conseguenza il Parito radicale non può essere rappresentato nel governo. Personalmente – ha detto Voschevsky – questo significa che mi dimetto”.

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