Si tengono oggi in Bielorussia le elezioni presidenziali. La competizione, invero abbastanza impari, è tra l’attuale presidente Alekasandr Lukašenko – eletto ininterrottamente nel 1994, 2001, 2006 e 2010 – il leader del partito liberaldemocratico Sergej Gajdukevič, l’attivista della campagna “Di’ la verità” Tatjana Korotkevič e il presidente del Partito patriottico Nikolaj Ulakhovič.
Le elezioni saranno considerate valide se vi prenderà parte più della metà degli iscritti nelle liste elettorali (poco meno di 7 milioni) e il presidente risulterà eletto se otterrà più della metà dei voti.
Assistono al voto un migliaio di osservatori stranieri, di cui 344 in rappresentanza dell’Ufficio per gli istituti democratici e i diritti dell’uomo dell’Osce, 387 dell’Assemblea interparlamentare della CSI (che raggruppa le ex Repubbliche sovietiche, meno Georgia e paesi baltici), 68 dell’Assemblea parlamentare dell’Osce e 7 dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione.
Secondo il sito web pronedra.ru, nessuno dei tre concorrenti di Lukašenko pare noto agli elettori e solo Nikolaj Ulakhovič si è reso famoso nel corso della campagna elettorale per l’asserzione secondo cui nelle file dello Stato islamico combattono i battisti.
Ben più conosciuta invece la neo laureata del premio Nobel per la letteratura, Svetlana Aleksievič, che ha dichiarato di non aver intenzione di andare a votare, dato che “tutti sanno chi vincerà le elezioni presidenziali” e resta ignota solamente la percentuale che otterrà il vincitore. E’ questa la seconda volta in appena due giorni dal prestigioso riconoscimento che Svetlana Aleksievič si rende nota al grosso pubblico per dichiarazioni di carattere politico; l’aveva fatto la prima volta a proposito del conflitto in Ucraina, visto come “occupazione” russa. Con discreto tatto diplomatico aveva commentato la sua dichiarazione il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, suggerendo che, “con ogni evidenza, Svetlana semplicemente non dispone di tutte le informazioni per dare una valutazione sicura di quanto accade in Ucraina”.
Aleksievič si era anche lanciata in una tirata su “l’individuo russo, che negli ultimi 200 anni ha combattuto per quasi 150 anni. E non ha mai avuto una bella vita… In questo immenso spazio postsovietico, soprattutto in Russia e Bielorussia, in cui il popolo per 70 anni è stato ingannato e poi ancora per 20 anni derubato, sono cresciuti individui molto aggressivi e pericolosi per la pace”. Altre parole, invece, per l’Ucraina: “Amo molto l’Ucraina. Sono stata a Majdan e ho pianto di fronte alle foto della “Centuria celeste”, le immagini degli oltre cento morti di euromajdan. Ma che dimostranti e poliziotti disarmati siano stati uccisi dai cecchini neonazisti ucraini e stranieri, Svetlana non lo dice, come non dice degli oltre cinquanta bruciati vivi nella Casa dei sindacati di Odessa o delle centinaia di bambini e migliaia di vecchi e donne massacrati nel Donbass.
Non stupisce quindi che le decine di commenti, ad esempio, lasciati dai visitatori del sito web della Komsomolskaja pravda, abbiano da subito associato il premio Nobel per la letteratura a Svetlana Aleksievič, a quello per la pace a Barck Obama: “A chi danno il premio? Solo a chi sputa sulla Russia”; a lei “che è sempre stata la stella di Radio Svoboda”; e “Tutti sanno che è stata proprio la CIA a decretare il Nobel per la letteratura a Pastenak, Brodskij e Solženitsin; anzi, fu lo stesso Solženitsin a sollecitare alla CIA il premio per la lotta contro l’Urss”; e via di questo passo.
Staremo a vedere quale commento verrà da Aleksievič sui risultati del voto di oggi in Bielorussia, di cui pure è cittadina.
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stroszek
La signora Alexievich è in “ottima” compagnia con un altro premio nobel per la letteratura, quello del 2009: http://www.repubblica.it/cultura/2014/07/11/news/herta_mller_europa_attenta_putin_malato_di_passato-91343320/