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Riduzione del danno? Atene approva nuovi tagli e nuove privatizzazioni

Sarà davvero difficile per il governo ellenico difendere la propria politica di fronte ai settori popolari disillusi su possibili alternative ma sempre più a corto di ossigeno. Tsipras e i suoi ministri affermano di lavorare affinché le misure della Troika imposte al paese vengano gestite creando il minimo disagio possibile alle fasce più deboli della popolazione che ha già ampiamente pagato anni di obbedienza cieca ai diktat di Bruxelles e Francoforte. Ma l’entità delle misure approvate nelle ultime settimane non sembra proprio parlare di quella ‘riduzione del danno’ che il governo Syriza-Anel contuinua a vantare come propria – per quanto minimalista – mission.

Proprio stamattina il parlamento di Atene ha approvato un disegno di legge contenente alcune delle più gravi misure ordinate dalla Troika, la cui adozione entro la riunione prevista lunedì a Bruxelles dell’Eurogruppo costituiva una precondizione per la discussione da parte dei ‘creditori’, della concessione della prima tranche del pacchetto di ‘aiuti’ da 86 miliardi. Per accedere al ‘piano di salvataggio’ – l’ennesimo, perché i precedenti hanno in realtà aggravato la sua dipendenza da Ue e Fmi, oltre alla situazione economica – Atene dovrà fare i compiti ed entro la fine del 2015 dovrà anche ricapitalizzare il suo sistema bancario. Solo se rispetterà per filo e per segno il programma contenuto nel Memorandum firmato a luglio da Tsipras e reso nel frattempo ancora più drastico il governo greco potrà ottenere ascolto sulla richiesta di riduzione del debito arrivato ormai quasi a doppiare un Pil che continua a crollare.
Stamattina le votazioni sui tagli e sulle privatizzazioni non hanno visto evidenziato particolari mal di pancia all’interno della maggioranza formata da Syriza e dai Greci Indipendenti, le cui pattuglie parlamentari sono state ampiamente depurate grazie alla fuoriuscita degli elementi più critici e alla depurazione delle liste operata dai due partiti in occasione delle recenti elezioni anticipate per evitare ‘sgradite sorprese’. Tra le misure più discusse approvate ci sono il taglio delle pensioni per mezzo di una modifica del sistema di calcolo fin qui vigente, l’inizio dell’iter per la privatizzazione dei porti del paese, l’eliminazione delle esenzioni fiscali per gli agricoltori e gli allevatori ed altro ancora. Ma la Troika non è ancora soddisfatta e pretende che Atene renda più facile per le banche cacciare di casa i proprietari di case che non riescono a pagare il loro mutuo e vendere il loro appartamento; Tsipras ha risposto che verrà incontro alle pretese di Bruxelles, ma che vuole preservare dai pignoramenti i detentori di prime case fino ad un valore di 200 mila euro mentre la Troika vorrebbe che il limite fosse abbassato a 120 mila. Inoltre i ‘creditori’ insistono sull’estensione dell’imposizione dell’Iva al 23% anche sull’istruzione privata, che tuttora è esentata da qualsiasi prelievo. La misura era stata accettata dal governo di Atene che però, sull’onda delle proteste di alcuni settori legati all’istruzione privata, ha fatto marcia indietro ed ora dovrà tagliare altrove per trovare i 300 milioni di euro mancanti.
Intanto le previsioni affermano che se quest’anno l’economia vive una pesante recessione (meno 1.4%) l’anno prossimo non andrà molto meglio, con una contrazione dell’1.3%. Si fa presto ad affermare che nel 2017 il segno si invertirà, ma i segnali dicono esattamente il contrario. Anche alcuni mesi fa – era il 5 maggio – vari economisti e tecnici embedded parlavano di una ripresa del Pil a portata di mano, prevedendo un +0.5% quest’anno e addirittura un +3% per il 2016. Anche per quanto riguarda il Pil le previsioni sono fosche: se quest’anno il debito è arrivato al 195%, il prossimo anno dovrebbe sfiorare quota 200%.

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