Articolo di Fabrizio Poggi
A Riga, come accade ormai da diversi anni, un migliaio di persone hanno marciato ieri per commemorare i commilitoni morti in guerra. C’è qualcosa di sorprendente in questo? Apparentemente no: in Italia si dedicano mausolei a figure come Rodolfo Graziani, definito dal sito istituzionale del Comune di Affile (sua cittadina di origine) “figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione, fu tra i maggiori protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana”.
E dunque nella capitale lettone hanno sfilato ieri, sotto le insegne hitleriane e le relative bandiere nazionali, gli ex legionari lettoni, lituani ed estoni delle Waffen SS che in guerra vestivano l’uniforme nazista. Il 16 marzo di settantadue anni fa, due divisioni di SS lettoni si scontrarono con l’esercito sovietico nei pressi di Pskov, antica città russa al confine con la Lettonia, liberata dall’Armata Rossa solo nel luglio successivo. Quest’anno, perché non ci siano dubbi sugli orientamenti “democratici e europeisti” del paese baltico, ha partecipato alla marcia dei legionari anche la speaker della Sejm (il parlamento lettone) Ināra Mūrniece: secondo Rossiskaja Gazeta, questa è la prima volta, dagli anni ’90, dopo la fine dell’Urss, che una personalità istituzionale di alto rilievo prende parte alla sceneggiata.
Chi invece è stato costretto a rimanere in disparte – a quanto pare, gli ex legionari SS sono gelosi della propria purezza ariana – sono stati i rappresentanti del battaglione neonazista ucraino “Azov”, giunti appositamente a Riga con le proprie bandiere, ma respinti in coda al corteo.
Come per gli anni passati, per protestare contro la marcia nazista, ma in altra parte di Riga, hanno manifestato gli attivisti del Comitato antinazista lettone (LAK). La particolarità di quest’anno, è che alcuni membri del LAK si sono successivamente avvicinati al monumento alla Libertà (si intende: dalla “occupazione” sovietica), dove si concludeva il rituale hitleriano, e hanno intavolato discussioni coi legionari, “senza manifestare aggressività”, ha evidenziato l’agenzia lettone Leta.
E affinché proprio a nessuno venisse in mente di “aggredire” le SS, le autorità lettoni hanno espulso su due piedi il giornalista britannico Graham Phillips (noto per i resoconti veritieri dal Donbass) accusandolo di “comportamento provocatorio” per essersi rivolto in russo ai legionari con la domanda “Perché osannate il fascismo?” e hanno quindi negato l’accesso nel paese, come riferisce ancora la Leta, agli “estremisti di sinistra tedeschi” appartenenti nientemeno che a… Die Linke. Ai rappresentanti della “rivoluzionaria” organizzazione teutonica, già all’aeroporto di Amburgo, è stato notificato che i loro nomi compaiono nella “lista nera” delle persone cui, per “motivi di sicurezza”, è vietato l’ingresso in Lettonia. In quella Lettonia in cui alcune centinaia di migliaia di persone di nazionalità russa sono “non cittadini”, privi cioè di qualsiasi diritto. La UE è servita.
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