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Il cannone elettromagnetico USA: spauracchio per Mosca e Pechino

Sembra che a Mosca, pur seguendo molto attentamente la faccenda, come di consueto soprattutto per le questioni militari, non attribuiscano eccessive potenzialità strategiche alla nuova “superarma” statunitense, cui ha dato ampio risalto il Wall Street Journal, quale strumento di contenimento delle “mire aggressive” russe e cinesi.

Il canale tv “Zvezda” ricorda come, all’epoca di Ronald Reagan, Washington cercasse di dar fondo al bilancio sovietico “con la creazione, inverosimile praticamente, di un’arma per copiare la quale” Mosca avrebbe speso tutte le proprie riserve. Il programma di “guerre stellari” degli anni ’80 viene soppiantato oggi dal progetto del cannone elettromagnetico – basato sul principio di un acceleratore elettrodinamico di massa – elaborato da General Atomics e BAE Systems quale alternativa alle artiglierie tradizionali, con una spesa per il bilancio USA di 1,5 miliardi di $, più altri 800 milioni di $ per la sua installazione su nave. In teoria, dicono i tecnici russi, tale progetto avrebbe buone prospettive: un proiettile di 10 kg, esploso alla  cadenza di 10 colpi al minuto, su traiettoria lineare potrebbe coprire fino a oltre 200 km, alla velocità di oltre 7.200 km/h.

L’alta velocità cinetica dell’impatto del proiettile magnetizzato, potrebbe perforare gli obiettivi più solidi e corazzati. Ma qui sorgono alcune questioni pratiche. Tale arma potrebbe occupare quasi metà della nave; ma il problema principale è quello delle fonti di energia. Leonid Nersisjan scrive su news-front.info che il nuovo cannone utilizza moltissima energia e la sua versione con base a terra potrà essere solo fissa, richiedendo la connessione a una centrale elettrica abbastanza potente. Ma il piano è quello di dotare di tale arma i cacciatorpediniere della serie “Zumwalt”, costruiti con tecnologia stealth per attacchi a sorpresa dal mare. Sinora non è però stata presentata alcuna prova a dimostrazione del successo dei test sul cannone a bordo di una nave. Inoltre, come per la versione terrestre, anche questa, a causa dell’enorme consumo di energia (25 megawatt), dovrebbe essere alimentata da un’intera centrale, forse installata a bordo di una nave appoggio. Sviluppare un impianto che assicuri le esigenze non solo dell’arma, ma dei numerosissimi sistemi elettronici di bordo, è un compito quasi impossibile”, dice l’analista militare Aleksej Leonkov. Oltre alle questioni tecniche, ce ne sono poi altre: come e contro chi si intende usare tale arma? Esaminando la struttura della marina USA e della sua principale forza d’attacco, le portaerei, si nota come esse non operino mai da sole. Queste costituiscono la punta di lancia del gruppo di attacco e in azione sono sempre scortate da un paio di decine di navi di superficie e uno o due sommergibili. Compito di questa scorta è quello di impedire la distruzione delle portaerei. La conclusione è chiara: da sola, la portaerei non è in grado di affrontare efficacemente il nemico. Lo stesso principio è applicabile anche all’arma elettromagnetica su nave. “Il principale interrogativo è se il cacciatorpediniere possa sparare con tale arma e, contemporaneamente, difendersi dal nemico: la guerra non è un perfetto modello computerizzato. Il caccia dovrà non attaccare, ma sfuggire ai colpi coi propri dispositivi di protezione. Ciò significa che, affinché il caccia operi efficacemente e tranquillamente con il cannone elettromagnetico, avrà bisogno di diverse navi di scorta”, ha detto alla Tass il commentatore militare Viktor Litovkin.

In generale, gli esperti russi, nonostante preferiscano sovrastimare che sottostimare ogni nuovo progetto avversario, ritengono che l’ipotesi del cannone elettromagnetico a bordo dei caccia Zumwalt necessiti ancora di molti collaudi e che il tradizionale armamento missilistico si inserisca più efficacemente nella strategia nevale USA. La specificità del caccia Zumwalt è infatti la sua ridotta radiolocalizzabilità dalla costa; tuttavia, dopo che abbia esploso il primo colpo, il forte campo elettromagnetico che si creerà sulla nave e la traccia termica lasciata dal cannone, ne fornirà immediatamente l’ubicazione alle stazioni radar nemiche: il destino del caccia sarà segnato in pochi minuti, colpito da sistemi d’arma russi quali “Kalibr-NK”, “Iskander-M” o “X-101”.

Un altro problema è dato dalla bassa velocità di tiro del cannone elettromagnetico su nave e dalla scarsa manovrabilità del basamento: “Il raffreddamento del cannone tra un colpo e l’altro può richiedere qualche decina di minuti e non è escluso che il primo sparo, con la comparsa del cacciatorpediniere sui radar nemici, possa diventare l’ultimo”, dice Leonkov.

Altri problemi sono quelli relativi all’installazione di un tale cannone sul ponte del caccia: vale a dire, come questo si comporterà a bordo di un vascello non ancora pienamente collaudato quale lo Zumwalt, soprattutto in caso di mare agitato. Cioè, si intende montare un’arma con cui si è sparato alcune volte a terra (senza mostrare i risultati di tiro) a bordo di un vascello testato in condizioni “di laboratorio”. Inoltre, il test del cannone, previsto per l’estate, dovrebbe effettuarsi su un altro tipo di nave, costruita sì con tecnologia stealth, ma notevolmente differente, quale il vascello multiruolo da sbarco JHSV-3. Inoltre, il notevole ritardo nello sviluppo del cannone e vari problemi nella costruzione dello stesso Zumwalt, hanno costretto a rivedere i piani e l’installazione dell’arma è ora prevista solo sull’ultima delle tre navi della serie Zumwalt, il caccia “Lyndon Johnson”, la cui consegna alla marina USA è prevista per il 2021.

In sostanza, a parere degli esperti russi, gli USA stanno non tanto creando un’arma moderna, quanto intraprendendo un tentativo di trascinare la Russia in una corsa agli armamenti economicamente rovinosa. Viktor Baranets, intervistato da Komsomolskaja Pravda, afferma che, con lo spauracchio del cannone elettromagnetico, sul modello delle “Wunderwaffen” naziste, mai realizzate, gli USA vogliono assestare un colpo pesante alla Russia. Riguardo a tale “strategia”, già gli ingegneri sovietici avevano dimostrato alla leadership dell’Urss l’impossibilità di creare armi secondo il programma di “guerre stellari”. Quello del cannone elettromagnetico, il cui utilizzo in battaglia, verosimilmente, non sarà possibile, appare non molto diverso dal programma reaganiano di “guerre stellari”.

Comunque sia, pare che anche la Russia stia lavorando a progetti analoghi – ad esempio, al Centro per l’innovazione e la ricerca termonucleare – pur se, come rilevano a “Zvezda”, la questione non è così pubblicizzata come in USA. Questo anche perché la particolarità delle pubblicità delle armi americane è la sensibile differenza tra le potenzialità declamate e quelle reali. Russia e Cina, afferma Viktor Baranets, minacciate dal cannone elettromagnetico USA, potrebbero dedicare una certa quantità di fondi allo studio del tema, forse nel quadro di un progetto comune. Anche se il cannone elettromagnetico, alla fine, rimarrà solo un sogno, la tecnologia così ottenuta potrebbe essere utile in altre aree come è successo con lo stesso laser.

Intanto, la questione immediata, che riguarda tutti, è quella della corsa agli armamenti, mai cessata.

 

Fabrizio Poggi

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