In occasione del prossimo decimo anniversario dell’invasione del Libano da parte dell’esercito israeliano nel 2006, la stampa di Beirut e quella di Tel Aviv hanno cominciato a riprendere un argomento diventato ormai frequente e costante in questi mesi: il prossimo conflitto, ormai il terzo, tra Israele ed Hezbollah. Secondo molti analisti ed esperti dell’area, infatti, “la domanda non è sapere se ci sarà uno scontro, ma quando questo avverrà”.
Il dibattito in Israele, sia a livello politico che militare, è legato, in effetti, non tanto alle possibili ripercussioni a livello internazionale, ma alle capacità militari di Hezbollah ed alle difficoltà che incontrerà l’esercito di Tel Aviv in un futuro conflitto dagli esiti incerti.
La solida alleanza stretta con l’Arabia Saudita ed i suoi paesi satellite – Egitto, Paesi del Golfo, Turchia e Giordania – sembra aver spianato la strada, a livello geo-politico, ad un prossimo intervento militare. Lo stesso rimpasto nel governo israeliano, con l’ingresso del falco Lieberman al ministero della difesa, sembra un altro chiaro segnale del cambiamento di direzione dello stato sionista verso posizioni ancora più intransigenti e belligeranti. Del resto le prime dichiarazioni del ministro ultra-nazionalista, dopo la riunione dell’esecutivo della settimana scorsa, sono state quelle relative al fatto che “il nemico principale di Israele è Hezbollah”. Secondo il quotidiano israeliano Maariv, le dichiarazioni del governo su Hezbollah sono le seguenti: “(Hezbollah) è un’organizzazione che ha intrapreso un percorso di crescita a livello politico, ma soprattutto a livello militare. Il partito di Dio si è velocemente trasformato da milizia in un vero e proprio esercito composto da 20 mila effettivi, con altri 25 mila riservisti, senza contare le unità d’élite, gli armamenti, le capacità tecnologiche e logistiche”. In parole povere: un nemico troppo vicino e troppo pericoloso ai confini di Israele.
Dello stesso tono gli interventi dei responsabili militari dell’esercito israeliano. In diverse dichiarazioni alla stampa, infatti, le argomentazioni principali sono legate agli esiti incerti di un confronto militare, visto che “Hezbollah è notevolmente cambiato e migliorato dal 2006”, anno in cui le truppe israeliane subirono già pesanti perdite ed alcune sconfitte. In un’intervista sul Jerusalem Post il comandante israeliano dell’area di confine con il Libano ha chiaramente dichiarato che “i combattenti di Hezbollah sono bene armati, allenati e pronti a confrontarsi con il nostro esercito. La preparazione militare, logistica e la qualità degli armamenti, uniti all’esperienza che le truppe sciite hanno acquisito nell’arena siriana per anni, rendono le sue truppe pericolose e molto più esperte delle nostre, per quanto possano essere dure le nostre esercitazioni o la nostra preparazione”. Un evidente segnale dell’apprensione da parte israeliana è stato la messa in opera, per la prima volta, di un piano di evacuazione dei coloni dalla Galilea verso la valle del Giordano visto che l’intelligence sionista “ha pochi dubbi sul fatto che Hezbollah riuscirà a sfondare le linee israeliane con azioni militari al suo interno”.
Per il momento, forse per tranquillizzare i mass media e la popolazione, il governo di Tel Aviv si dichiara comunque ancora guardingo ed in attesa di vedere come evolvono le cose, soprattutto in territorio siriano. Ufficialmente, infatti, alcuni esponenti politici confidano ancora in diversi fattori: il potere di dissuasione dell’esercito israeliano, il fatto che Hezbollah sia legato allo scenario libanese visto che è una forza politica nel governo di coalizione nazionale e, infine, la capacità della Russia, alleata degli sciiti in Siria, di frenare le velleità bellicose di Hezbollah.
Da parte sciita la risposta è stata chiara. Secondo quanto riportato dal quotidiano libanese Assafir il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un comunicato stampa diffuso dopo una riunione con i quadri del partito, ha dichiarato: “avremo un occhio su Aleppo ed uno sul Sud”. Questo vorrebbe significare che Hezbollah considera prioritaria la battaglia di Aleppo contro Al Nusra (Al Qaida, ndr), ma ritiene fondamentale il controllo del suo confine meridionale senza escludere un possibile confronto con Israele. “La resistenza è pronta a rispondere contro qualsiasi aggressione o ingerenza e a far fronte a qualsiasi possibile evoluzione della situazione geo-politica nell’area (senza, quindi, escludere un confronto contro lo stato sionista, ndr)” ha ribadito Nasrallah. Il leader sciita ha riaffermato che la lotta non è tra sciiti e sunniti, ma “contro i gruppi jihadisti, l’entità sionista e l’Arabia Saudita veri nemici anche per la liberazione della Palestina”.
A conferma del livello di attenzione e della capacità logistica di Hezbollah è di questi giorni la notizia che alcuni miliziani sciiti hanno volutamente filmato la visita lampo del neo ministro della difesa israeliana Lieberman lungo il confine libanese. La preoccupazione emersa nella stampa di Tel Aviv è la seguente: in che modo gli apparati di sicurezza di Hezbollah erano a conoscenza in anticipo della visita, del giorno esatto e del programma della delegazione con i nominativi dei partecipanti?
La risposta ufficiale da parte dell’intelligence israeliana sulle ormai pericolose e consolidate attività di controspionaggio degli sciiti non è ancora arrivata. Di sicuro Hezbollah ha voluto far intendere che la resistenza libanese è più pronta di quanto il governo israeliano possa immaginare.
Stefano Mauro
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