Decine di migliaia di manifestanti, circa 50mila secondo gli organizzatori, hanno protestato oggi sull’isola nipponica di Okinawa contro la locale base militare degli Stati Uniti, la pesante presenza statunitense americana (50mila cittadini di Washington di cui ben 30mila militari) e i crimini commessi del personale statunitense in diverse occasioni contro la popolazione locale.
Quella andata in scena oggi è stata una delle manifestazioni più partecipate degli ultimi decenni.
La protesta è esplosa dopo che un ex ufficiale della marina degli Stati Uniti, impiegato attualmente come dipendente civile presso la base, è stato accusato insieme ad altri commilitoni di aver violentato e poi ucciso una ragazza ad aprile, Rina Shimabukuro. Episodio non nuovo per la memoria collettiva di Okinawa, Già nel 2002 fu una donna australiana ad essere rapita e poi uccisa da un marinaio statunitense. Prima ancora, nel 1996, fu una studentessa di soli 12 anni ad essere stuprata da tre soldati statunitensi, generando una violenta reazione popolare contro l’occupazione statunitense. Pochi giorni fa un marinaio americano ubriaco ha provocato un incidente stradale destando di nuovo il risentimento della popolazione.
Il caso di Rina Shimabukuro ha riaperto la polemica mai sopita sulla base statunitense sull’isola meridionale giapponese, considerata dai due governi uno degli elementi chiave dell’alleanza tra Washington e Tokyo. Più volte la popolazione dell’isola, nel corso degli anni, è scesa massicciamente in piazza ed ha attuato diverse forme di protesta per chiedere al governo di chiudere la base che in realtà invece è stata recentemente ampliata anche se una parte delle installazioni, sulla base di un accordo tra Obama e Shinzo Abe, sono state trasferite in una delle zone meno popolate dell’isola.
Sul territorio giapponese esistono ben 32 diverse basi militari statunitensi, di cui quella di Okinawa è la più grande e importante.
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