Si è aperto oggi nella capitale uzbeka Taškent il 16° vertice della Shanghai Cooperation Organisation (SCO), l’organismo per “la sicurezza comune, la reciprocità e il rifiuto del confronto”, fondato nel 2001, allorché al precedente “Shanghai Five”, promosso nel 1996 da Cina, Russia, Kazakhstan, Kirghizia e Tadžikistan, si unì anche l’Uzbekistan. E il leader cinese Xi Jinping, nel suo tour “euroasiatico” iniziato il 17 giugno scorso in Serbia e proseguito poi in Polonia, si è fermato appunto in Uzbekistan, per i colloqui col presidente Islam Karimov, in attesa del vertice SCO che si concluderà domani con la firma prevista di una decina di documenti. Tra questi, la Tass cita quelli relativi allo sviluppo della cooperazione, specificamente nei settori della sicurezza, antiterrorismo, economia e relazioni commerciali e rapporti culturali; si discuterà anche della situazione in Afghanistan e in Medio Oriente. Un posto importante dovrebbe essere riservato “alle questioni della armonizzazione dei progetti integrativi in atto nello spazio euroasiatico”, ha detto l’assistente presidenziale russo Jurij Ušakov, “tra cui l’Unione Economica Euroasiatica e la cintura economica della “Via della seta”, oltre alla discussione sulla associazione a tale organismo dei paesi dell’ASEAN”.
In effetti, nonostante la direzione pratica ufficiale di attività della SCO sia data dalla “Convenzione per la lotta a terrorismo, separatismo ed estremismo” e venga ribadito quale slogan politico quello dello “Spirito di Shanghai” – fiducia reciproca, mutuo vantaggio, uguaglianza, rispetto della diversità delle culture, ricerca di sviluppo condiviso – l’allargamento di uno spazio comune economico sembra fare da sottofondo strutturale all’attività generale dell’organismo e anche del vertice di Taškent, in cui verrà tra l’altro adottato il Piano di azione per la Strategia di sviluppo fino al 2025.
Alla vigilia del summit SCO e della susseguente visita a Pechino, il Presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista all’agenzia Xinhua ha affermato che il fatto stesso della collaborazione tra Russia e Cina costituisce un fattore di stabilità nelle questioni internazionali. Non a caso, come ha ricordato il presidente della Xinhua Cai Mingzhao, nel 2015 Putin e Xi si sono incontrati ben cinque volte. Ricordando l’accordo di amicizia e collaborazione sottoscritto tra Mosca e Pechino 15 anni fa, Putin ha notato come, oggi, per caratterizzare il livello di collaborazione tra i due paesi, l’aggettivo “strategico sia già insufficiente. Perciò abbiamo cominciato a parlare di partnership globale e cooperazione strategica. Globale, significa che lavoriamo praticamente in tutti i settori più importanti; strategica, vuol dire che le attribuiamo un’enorme importanza interstatale”, che si concretizza in saldi legami intergovernativi, con oltre venti commissioni e sottocommissioni. Legami che sanciscono lo sviluppo dei rapporti commerciali (pur con una leggera flessione congiunturale negli ultimi mesi), la collaborazione in campo spaziale, aeronautico e dell’energia nucleare, dei collegamenti ferroviari, delle forniture energetiche, in particolare con il gasdotto “Forza della Siberia”, che dovrebbe portare in Cina 38 miliardi di m3 di gas russo. Putin ha ricordato come il tema della “Grande via della seta” stia proseguendo lungo due direttrici: Russia-Cina e Cina-Unione Economica Euroasiatica, secondo il progetto di Xi per lo sviluppo della “Cintura economica della Via della seta”, il primo passo del quale potrebbe essere la creazione di una vasta aerea di libero scambio, non limitata a una cerchia ristretta di paesi.
A questo proposito, è previsto che a Taškent venga ratificata la decisione, adottata al 14° vertice di Ufa nel 2015, sull’ingresso nella SCO di India e Pakistan (sinora osservatori) e si discuterà la richiesta di ingresso di altri stati. Oltre alle 6 nazioni membri fondatori, infatti, partecipano alla SCO (che riunisce il 44% della popolazione mondiale) sei stati in qualità di osservatori (Mongolia, Iran, Afghanistan e Bielorussia; oltre a India e Pakistan, che ora diverranno membri effettivi) e altri stati come partner di dialogo (Armenia, Azerbajdžan, Sri Lanka, Cambogia, Nepal, Turchia). Riguardo ai rapporti globali Mosca-Pechino, Putin ha sottolineato come la collaborazione tra Russia e Cina si sviluppi non solo nella SCO, ma anche nel BRICS e a livello ONU.
“Nato come un blocco dell’Asia centrale che persegue la sicurezza collettiva, oggi, con altri due membri, il gruppo si sta affermando come un blocco eurasiatico che può svilupparsi ancora di più, sia in materia di sicurezza che in termini economici”, ha detto all’agenzia Xinhua Wang Yiwei, capo del European Union Research Center dell’Università cinese. Se il predecessore, lo “Shanghai Five”, aveva operato con successo contro i conflitti in Asia centrale, dichiara Erik Ashimov, delegato permanente del Kazakhstan alla Segreteria SCO, “grazie a due importanti trattati regionali – quello del 1996 sulla fiducia militare nelle regioni di confine e il trattato del 1997 sulla riduzione delle forze militari nelle regioni di confine – la SCO ha effettivamente combattuto contro le minacce alla sicurezza tradizionali come le “tre forze del male” di terrorismo, separatismo ed estremismo, nonché quelle non tradizionali, come i reati transfrontalieri”. Secondo Sergej Katyrin, presidente della Camera di Commercio russa, citato dalla Xinhua, la SCO ha contribuito alla stabilità regionale, guadagnando influenza come meccanismo per il mantenimento di pace e stabilità nella regione eurasiatica. E’ vero anche che, con l’ingresso di India e Pakistan, “la SCO si trova ad affrontare una minaccia più ampia alla sicurezza nella regione eurasiatica”, sostiene Ye Hailin, ricercatore per le questioni dell’Asia meridionale all’Accademia cinese di Scienze Sociali. Riguardo all’aumento delle tensioni regionali e delle attività terroristiche, Andrej Kazantsev, direttore del Centro di analisi dell’Istituto russo di Relazioni internazionali, ha detto che “lo Stato Islamico ha reclutato un gran numero di persone da questa zona economicamente irregolare e la possibilità che le attività terroristiche provenga da nazioni dell’Asia centrale è in aumento”.
In ogni caso, sul piano economico, sono sul tavolo del summit di Taškent temi di tutto rispetto quali la realizzazione del corridoio di transito internazionale Europa occidentale-Cina occidentale e il corridoio di trasporto Uzbekistan-Turkmenistan-Iran-Oman, che appaiono fondamentali, osserva la Xinhua, nella ricostruzione della Via della Seta, che può interessare potenzialmente 3 miliardi di persone. Con il il progetto ferroviario Cina-Kirghizistan, quest’ultimo potrà collegare le proprie linee ferroviarie a quelle di Uzbekistan, Turkmenistan, Azerbaigian e anche dell’Europa. A livello finanziario, si parlerà dell’espansione del consorzio interbancario della SCO; del progetto cinese della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e della BRICS New Development Bank.
Chiaro come il “fronte orientale” assuma per gli Stati Uniti una rilevanza strategica di cui la sempre più massiccia presenza militare diretta USA – e indiretta, attraverso la “partnership” con vari paesi del Sudest asiatico – va di pari passo al rischio avvertito di perdita di posizioni economiche in un’area in sensibile crescita.
Fabrizio Poggi
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