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Brexit: l’esultanza della sinistra anti-Ue

Il voto per l’uscita dalla UE è soprattutto un rifiuto dell’intero establishment politico da parte di milioni di persone della classe lavoratrice che è stata lasciata a subire l’austerità per decenni con pochissimi difensori tra i maggiori partiti. Questa è una crisi sociale di prim’ordine. Ogni istituzione dell’establishment britannico ha sostenuto la posizione del “Rimanere”. Il Partito Conservatore, nonostante dichiarazioni di unità, ha iniziato una guerra interna. “È una martellata a Cameron” ha riportato la BBC questa mattina. Di Osborne [importante deputato conservatore in prima linea per la campagna del Remain, ndt] si parla già al passato.

Questa potrebbe essere stata una grande crociata laburista se si fossero messi in testa alla rivolta della classe lavoratrice ma la corrente di Blair ha costretto Jeremy Corbyn ad abbandonare la sua opposizione alla UE, che pure aveva sostenuto a lungo.

Questo ha permesso alla destra di reclamare una vittoria che non è veramente loro. Quasi 17 milioni di persone hanno votato Leave, ma solo 3.8 milioni hanno votato l’UKIP alle ultime elezioni. Ma adesso sta alla sinistra mettersi fortemente al centro dellopposizione ai conservatori e alla destra.

Se non si vuole che i razzisti siano la faccia del risultato di oggi, semplicemente non lasciateglielo fare. C’è una significativa proporzione di coloro che hanno votato Leave che l’hanno fatto sulla base ell’opposizione all’austerity e all’ordine neoliberale che ha colpito direttamente le loro vite ed è parte integrante della UE. Non siate così svelti a dipingere milioni di persone con lo stesso pennello di Farage.

Molte persone di sinistra hanno votato pe il Remain per ragioni comprensibili in un referendum così divisivo. Adesso è tempo di unire le domande più elementari che milioni di lavoratori stanno già sostenendo.

L’UNICA cosa che la sinistra può fare adesso è stringersi attorno a questo risultato e iniziare la lotta ai Coservatori.

Finiamo l’austerità ora!

Cameron deve dimettersi!

Elezioni generali ora!

Mai più “Fortezza Europa” – uguaglianza per i lavoratori migranti!

 

Lexit – the Left Leave Campaign

(traduzione dall’inglese di Riccardo Rinaldi)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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2 Commenti


  • Maurizio Pistone

    Proletari di tutti i paesi, dividetevi!


  • Redazione Contropiano

    il commento di Maurizio è epigrammatico e brillante, ma riflette un equivoco logico e teorico piuttosto diffuso (sempre meno, bisogna dire) nel pensiero della sinistra italiana defli ultimi 30 anni (grosso modo da quando abbiamo cominciato a prenderle un giorno sì e l’altro pure); ovvero l’idea che l’Unione Europea fosse e sia ancora un passo avanti verso l’unità internazionalista della classe.
    Potevano giustificare questo strabismo le condizioni comatose della sinistra locale, il progressivo disancoramento dalle concentrazioni di classe, e soprattutto il resistibile avanzare del berlusconismo, rispetto al quale l’Europa unita appariva quasi un paradiso della virtù. Liberal-borghese, ma virtù.
    Nel 2016 dovrebbe esser chiaro – ma comunque siamo qui per discuterne in ogni momento – che l’Unione Europea ha diviso totalmente il proletariato del vecchio continente, lo ha frammentato accompagnando legislativamente al millesimo di secondo le ristrutturazioni del capitale (delocalizzazione, precarizzazione, privatizzazione, nuove tecnologie labour saving, ecc). L’Unione Europea non è dunque il luogo in cui “ricomporre l’internazionalismo proletario” sia diventato più facile rispetto alla separazione nazionale. Anche perché l’unità della classe si fa contro l’avversario che c’è, non quello astratto. E se un tempo era lo stato-nazione il cuore del potere politico, oggi quel baricentro (quello che fa le leggi di bilancio e impone le coperture finanziarie e la riduzione del debito anche a costo di ammazzare tutta la popolazione, come al tempo della “tassa sul macinato”) è a Bruxelles.
    Certo, nella battaglia per rompere l’Unione Europea ci sono anche molte pulsioni di destra, nazionalistiche, che provano anche a radicarsi nella classe. Ragione di più per non lasciare alla destra il tema dei temi: la condizione di vita dei lavoratori che viene continuamente peggiorata dalla gestione della crisi che stanno facendo i poteri multinazionali e sovranazionali.
    La mappa del voto inglese – come quello delle amministrative italiane . conrtappone direttamente zone a maggioranza benestante e zone a maggioranza di poveri rovinati da quelle politiche; le seconde sonotutte prevalentemente anti-Ue e anti-establishment (qui da noi, anti-Pd). Una ragione c’è; basta vederla e farla propria, respingendo i fascionazionalist e ifascioleghisti nelle fogna da cui provengono.
    Altrimenti ci si riduce a fare il tifo per la Merkel, Hollande, Cameron, Renzi, pregando che facciano prima o poi qualcosa per alleviare la condizione dei lavoratori. Mentre stanno lì per fare l’esatto opposto….

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