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Brexit, il Parlamento di Londra frena

Michael Heseltine, figura di spicco del Partito Conservatore (titolare, negli anni ’80, dei ministeri dello Sviluppo Economico e della Difesa con Margaret Thatcher; ex vice-premier nel gabinetto Major), in una intervista a Sky News rilasciata oggi pomeriggio ha dichiarato che, a suo giudizio, la Camera dei Comuni non approverà alcuna legislazione in merito al ritiro dall’Unione Europea prima di una elezione generale o di un secondo referendum da tenersi quando i termini dell’uscita del Regno Unito saranno chiari e definiti.

“Esiste una maggioranza di circa 350 deputati, nella Camera dei Comuni, in favore dell’adesione all’Unione Europea. In nessun modo questi deputati potranno cambiare idea in materia a meno che essi siano perfettamente a conoscenza delle condizioni dell’accordo sull’uscita. In alternativa, la decisione dovrebbe essere implementata solo a seguito di una elezione generale – che produca quindi una nuova e diversa maggioranza – o da un nuovo referendum, che ratifichi i termini delle negoziazioni. Per questa ragione, bisogna avviare le trattative con grande urgenza”.

Heseltline ha anche affermato che il gruppo trasversale di deputati “europeisti” dovrebbe partire al contrattacco, e perorare la causa di un ripensamento del risultato del referendum.
“Il mio pensiero fisso è quello di avviare, quanto prima, questo contrattacco. E, per fare ciò, abbiamo bisogno di un gruppo inter-partito di deputati che possa valutare più opzioni, ed articolare la necessità di un ripensamento del risultato del referendum. Questo processo deve partire oggi”.

Anche i nazionalisti scozzesi affermano che è loro intenzione bloccare l’implementazione di quanto deciso nel referendum di giovedì. “Edimburgo farà tutto il possibile per bloccare il processo della Brexit” ha fatto sapere la premier scozzese Nicola Sturgeon. Ieri Sturgeon aver dichiarato l’intenzione di voler richiedere ‘negoziati immediati’ con l’Unione Europea per mantenere intatti i vincoli politici ed economici con Bruxelles. E ciò a costo di bypassare il governo del Regno Unito anche prima che un eventuale referendum sancisca l’indipendenza di Edimburgo dalla Gran Bretagna.

In una intervista concessa oggi alla BBC, l’esponente nazionalista ha detto che chiederà ai suoi parlamentari di non dare il “consenso legislativo” richiesto per avviare ufficialmente il cammino che, in circa due anni, dovrebbe portare all’uscita del Regno Unito dall’UE. Tale procedura è sancita da un referendum di natura consultiva e, quindi, non vincolante.

Sturgeon si riferisce sia ad un eventuale veto da parte del Parlamento Scozzese alla Brexit – ma il governo britannico potrebbe non richiedere il consenso o l’approvazione dei parlamenti di Scozia, Galles e Nord Irlanda – sia a una votazione della Camera dei Comuni, che si rende invece necessaria come passo preliminare all’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona. A Westminster, il Partito Nazionale Scozzese dispone di una pattuglia di ben 56 deputati.

Redazione Contropiano

Traduzioni a cura di Andrea Genovese

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