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I nemici dell’Africa. Come militarizzare il Sahel

Ieri e oggi nel Niger si celebra l’ennesimo lutto nazionale. Qualcosa come 22 militari sono stati uccisi con una pallottola nella testa. Forse all’ora di pranzo o per la preghiera pomeridiana. Il ministro della difesa accusa i narco-terroristi. All’Est del Paese, verso il lago Tchad, chi uccide sono invece i membri di Boko Haram. Si stupra con disinvoltura come arma di guerra e anche come arma di pace. Ci si perpetua nel potere e nell’insieme del continente la vita dei poveri vale meno di nulla.I militari si possono aspettare un bel futuro e i conti in banca all’estero prosperano con disinvoltura. Crescono come funghi i fondamentalismi e le chiese protestanti patteggiano i clienti con i salafisti che l’Arabia Saudita finanzia. Che dire di un continente che invita e poi obbliga i migliori ad andarsene via. Si esportano bambini e mendicanti facendo dell’Occidente il Nuovo Salvatore dei Naufraghi dello Sviluppo. Ora anche le ditte e le ONG private si mettono a salvarli dalle onde complici del mare libico.Un giorno di lutto per l’Africa che vende i suoi figli e le sue figlie come schiavi. Persino la terra, sacra da sempre, diventa una mercanzia per i Mercenari d’oggi.

I primi nemici dell’Africa sono dunque gli africani stessi. A prima vista l’affermazione non fa una grinza. Anzi giustifica antichi racconti su presunte inferiorità razziali. Adesso sono orde di invasori, mandati via dai loro stessi continentali. I passeurs, i contrabbandieri e i commercianti di migranti sono africani e africane sono le politiche di spogliamento estrattivo delle risorse minerarie e forestali. Nemici per la pelle, tra l’Africa bianca, che al Nord si pavoneggia e l’Africa al di sotto di Lampedusa che nel Sahara affoga di sabbia. Contratti bidone e affari da milioni sottobanco con le compagnie petrolifere con lo Stato che spara sui propri cittadini. Sono migliaia i caschi blu per proteggere gli africani dagli africani. Sparizioni, torture, assenza di uno stato di diritto e la fabbrica di dittatori a buon mercato che non manca mai di alunni. C’è chi rimpiange l’epoca coloniale dove tutto filava liscio e c’era sicurezza sulle strade a qualunque ora. Altri invece affermano che la razza nera è dall’inizio inaffidabile e qualcosa è andato storto al momento in cui Dio concepiva gli umani. Dunque non solo oggi il lutto è legittimo ma potrebbe diventare permanente.

Solo che il Sahel è una terra di mezzo tra due sponde e l’altra riva è andata via. Le armi si fabbricano altrove e per la droga i principali acquirenti sono lontani. Le cancellerie occidentali fingono neutralità e poi usano la giustizia e il diritto a geometria variabile. Molti dei dittatori sono pedine movibili e manovrabili a seconda degli interessi delle multinazionali. I minerali sono preziosi solo quando lasciano l’Africa per essere messi all’asta dove più conviene. Si scaricano scorie di ogni natura e si trasforma l’Africa in pattumiera globale. Persino una nullità come il Niger diventa una meta di ambito pellegrinaggio. Ora a Niamey arrivano tutti quelli che contano. Cinesi e Occidentali senza dimenticare gli Indiani. Ognuno apporta la soluzione finale al malato cronico chiamato Niger di nome e Sahel di cognome. Nel caso non l’avessero capito prima c’è un problema di sicurezza e di traffici. Nulla di meglio che, senza nesun dibattito democratico, si proponga una risposta militare proporzionata. La Francia coi militari, gli Stati Uniti coi droni e prossimamente la Germania della Merkel a per installare una nuova base militare. Arriva Frontex a negoziare e EUCAP a formare i guardia sabbia del Sahel. La lotta contro il terrorismo e quella contro i migranti sono fili sottili e difficili a districare. Proprio come la sabbia del Sahel.

 

 

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