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Israele chiede agli Usa di bombardare l’Iran. Nella regione la tensione resta altissima

Il capo di stato maggiore delle forze armate israeliane, Herzi Halevi, ha visitato il quartier generale del Comando Nord insieme con il suo omologo americano, il generale Charles Q. Brown, Jr.

Il Times of Israel riferisce che i due hanno discusso di questioni strategiche e di sicurezza riguardanti “l’espansione degli strumenti operativi e il rafforzamento delle partnership regionali come parte della risposta alle minacce in Medio Oriente”.

Successivamente Halevi e Brown hanno anche incontrato il ministro della Difesa Yoav Gallant. La televisione israeliana Channel 12 riferisce che in alcune delle discussioni, incentrate sull’Iran, Israele ha espresso il desiderio di vedere gli Stati Uniti portare avanti il loro impegno pluriennale per impedire che l’Iran diventi uno stato nucleare, il che richiederebbe una minaccia militare credibile da parte degli Stati Uniti o un’azione militare contro gli impianti nucleari iraniani.

I media israeliani fanno sapere che gli Stati Uniti hanno confermato che manterranno la loro flotta militare nella regione per le prossime settimane, a causa delle crescenti tensioni.

Il portavoce della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha descritto l’attacco di Hezbollah contro Israele durante il fine settimana come “considerevole” affermando che Washington sta continuando a mantenere una solida posizione di forza nella regione. Circa 230 razzi e 20 droni sono stati sparati nell’attacco nonostante i bombardamenti preventivi degli israeliani effettuati poche ore prima.

Il capo di stato maggiore iraniano Mohammad Bagheri è tornato ad affermare che la risposta dell’Iran all’assassinio israeliano del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran è “inevitabile”.

“L’Iran deciderà come e quando vendicarsi. L’Asse della Resistenza vendicherà il sangue di Ismail Haniyeh, ogni membro secondo il proprio piano e le proprie capacità. Quello che abbiamo visto ieri (l’attacco di Hezbollah a Israele, ndr) fa parte della vendetta”.

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, commentato che Israele ha perso il suo potere di deterrenza e che l’equilibrio strategico nella regione si è spostato contro di esso, in seguito agli attacchi di Hezbollah.

“Nonostante il sostegno globale di stati come gli Stati Uniti, Israele non poteva prevedere il tempo e il luogo di una risposta limitata e gestita da parte della resistenza. Israele ha perso il suo potere di deterrenza”, ha scritto Kanaani su X sottolineando che Israele “ora deve difendersi all’interno dei suoi territori occupati” e che “gli equilibri strategici hanno subito cambiamenti fondamentali” a scapito di Israele.

Palestinesi uccisi a Gaza e in Cisgiordania

Le forze armate israeliane hanno bombardato due diverse località nel nord della città di Gaza. Il bilancio del raid, secondo la Difesa civile palestinese, è di nove morti che sono stati recuperati dalle squadre di soccorso. Lo riporta Al Jazeera, precisando che cinque persone sono state uccise in un attacco all’edificio Al-Taj in Yarmouk Street che ha provocato anche numerosi feriti. Altri quattro sono morti in un attacco su Jaffa Street, nel quartiere Tuffah. Tra le vittime ci sono anche dei bambini.

In Cisgiordania un palestinese di 40 anni, Khalil Salem Khalawi, è stato ucciso a Wadi Rahal, a sud di Betlemme, nella Cisgiordania centrale, dopo che i coloni israeliani hanno preso d’assalto il villaggio aprendo il fuoco contro i suoi abitanti. Il ministero della Sanità palestinese ha parlato, oltre alla vittima accertata, di tre feriti.

I coloni, secondo l’agenzia Wafa, sono entrati nel villaggio e hanno attaccato diverse case abitate da civili. L’agenzia, inoltre, sottolinea come i soldati israeliani abbiano protetto il gruppo di coloni e abbiano sparato granate stordenti e gas contro i residenti del villaggio.

Khalawi è la sesta vittima della notte in Cisgiordania, poiché poco prima un drone israeliano aveva ucciso altri cinque palestinesi – due dei quali minorenni, di 15 e 16 anni – nel campo profughi di Nur Shams a Tulkarem, nel nord della regione.

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