Altro che “sarò il presidente di tutti” (Trump) e “ora è il momento di fare squadra” (Obama). L'America si risveglia dallo shock elettorale divisa esattamente come prima e rabbiosa più di prima, perché i veleni verbali della campagna elettorale si sono ora trasformati in realtà concreta, definitiva e indigesta per metà esatta degli stati Uniti.
Decine di migliaia di persone sono scese in strada in tutti gli Stati Uniti al grido di 'Not My President' Le proteste hanno assunto dimensioni ragguardevoli soprattutto a New York e Chicago, ma picchetti e quanche tafferuglio si è verificato anche a Seattle, Portland, Oakland, Filadelfia, Detroit, Austin ,San Francisco, Los Angeles, Boston. Anche a Washington, davanti alla Casa Bianca, una folla di persone si è riunita invocando il nome di Barack Obama.
Trenta gli arrestati a Manhattan. In una giornata bagnata da forti piogge, Union Square si è ben presto riempita di gente che poi si è mossa in corteo verso la Trump Tower sulla Fifth Avenue, residenza ufficiale del neopresidente. Imponente lo schieramento di poliziotti in assetto da battaglia a difesa della proprietà del tycoon, circondata anche da camion anti-bomba pieni di sabbia . Anche a Columbus Circle, all'ingresso Nord di Central Park, dove si trova il grattacielo del Trump Hotel, si sono verificati piccoli scontri e qualche arresto.
13 arresti invece a Los Angeles, dove a migliaia sono arrivari a bloccare l'autostrada 101.
“No Trump, No KKK” (il Ku Klux Klan, che aveva dichiarato il suo appoggio al miliardario), “No racist Usa” erano gli slogan scanditi da migliaia di persone in una manfestazione al centro di Chicago. Gli studenti di Berkeley (Los Angeles, California) sono anch'essi scesi in piazza. Subito dopo il discorso di vittoria di Trump, a Los Angeles circa 1.500 persone si sono riunite nei pressi dell'Ucla, l'università della California. In centinaia si sono dati appuntamento presso il municipio. Altri 500 studenti sono scesi in piazza presso l'università di Santa Barbara intonando il coro: "Not my president. Not my president". Nella Bay area city si sono registrate proteste in centro e lungo l'highway 24. Altre manifestazioni anche lungo la Walk of fame di Hollywood. Il Los Angeles Times ha riferito di qualche episodio di vandalismo e di grande amarezza e rabbia.
In centinaia si sono riniti anche a Philadelphia, Boston e Portland, in Oregon, e sono in programma proteste a San Francisco e Los Angeles in California. Ad Austin, in Texas, erano circa 400 le persone scese in strada in un corteo anti-Trump.
Good morning America! A chi ancora non lo ha cominciato a capire: gli stati Uniti hanno problemi interni – sociali e dunque politici – tali da distogliere molte delle loro energie dal teatro mondiale. Una buona notizia, perchi da 70 anni sente il peso di un “ordine mondiale” decisamente imperialista…
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