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Russia: salari minimi da fame e detassazione degli oligarchi

Pochi mesi fa i dati ufficiali parlavano di circa 20 milioni di persone che in Russia vivono al di sotto della soglia di povertà, con il 10% (o il 3%, a seconda delle fonti) delle famiglie che controllerebbe l'89% della ricchezza nazionale. Più di recente la vice premier Olga Golodets proponeva l'introduzione di un'Irpef progressiva, cui però si opponeva il primo ministro Dmitrij Medvedev.

Ora, la stessa Golodets torna sull'argomento e parla della “sorprendente” povertà dei lavoratori russi, stimando estremamente ribassato il valore della forza lavoro: così basso da ridurre il salario di almeno cinque milioni di russi (si tratterebbe, secondo alcune fonti, principalmente di giovani neoassunti) al livello della soglia minima di costo del lavoro, o addirittura del minimo di sopravvivenza. Tale soglia, secondo consultant.ru, viene fissata per stabilire la base di tasse, tariffe, multe e altri pagamenti ed era di 6.200 rubli mensili al 1 gennaio 2016, elevata a 7.500 rubli al 1 luglio e verrà portata a 7.800 il prossimo 1 luglio 2017.

Intervenendo a Soči al Forum russo per gli investimenti dello scorso 27 febbraio, Golodets ha “promesso” di discutere con le imprese russe la questione dell'innalzamento dei salari. Salari la cui misura media, secondo le stime di Moskovskij Komsomolets, era nel 2016 di 36.700 rubli. In Russia “non c'è una qualifica così bassa da meritare un livello salariale di 7.500 rubli” ha detto Golodets; “di quale produttività del lavoro si può parlare, quando si guadagnano simili somme?”. L'ostacolo principale alla crescita della produttività del lavoro, secondo Golodets, è costituito da riduzione degli investimenti e mancanza di stimoli per la modernizzazione tecnologica delle imprese: “a ciò spinge un costo della forza lavoro assolutamente modesto e ribassato”. D'altro canto, secondo la vice premier, dal 2012 rimane stabile un numero di circa un milione di posti di lavoro non occupati, in primo luogo proprio a causa dell'infimo livello salariale. Un livello minimo che, in base alle statistiche Eurostat, pone quello russo ben al di sotto di quelli più bassi registrati in alcuni paesi europei (ma è significativo che, in alcuni Stati, tra cui non poteva mancare l'Italia, non sia nemmeno stabilito un minimo salariale) e lo fissa all'equivalente di circa 120 euro mensili. Lo scorso gennaio, il Ministro del lavoro e della difesa sociale Maksim Topilin aveva dichiarato che per il prossimo autunno occorrerà elevare il minimo salariale al livello del minimo di sopravvivenza, attualmente fissato a 9.889 rubli.

Di contro, la Commissione bilancio della Duma ha approvato il decreto che consente di non pagare le tasse alle persone fisiche oggetto delle sanzioni USA e UE, che abbiano la residenza fiscale, oltre che in Russia, anche in uno o altri paesi. Il provvedimento, che passa ora all'esame dell'assemblea plenaria, se approvato avrà validità retroattiva a partire dal 1 gennaio 2014, così che il fisco dovrà restituire quanto riscosso finora. Con un punta di “malignità”, l'osservatore di Moskovskij Komsomolets, Aleksej Obukhov, nota che tra i russi oggetto delle sanzioni ci sono molti grossi biznesmeny del tipo di Gennadij Timčenko (11.400 milioni di $ nel 2016, secondo Forbes) Arkadij Rotenberg (appena 1.000 milioni), Jurij Kovalčuk (un poveraccio con solo 500 milioni) e altri personaggi della cerchia di Vladimir Putin.

Sullo stesso giornale, Mikhail Zubov nota con leggera ironia come la proposta della Duma costituisca la “nostra risposta alle sanzioni”, che appena tre giorni fa il Consiglio della UE ha prorogato fino al prossimo settembre, ai danni di 150 persone fisiche e 37 organizzazioni russe. Il deputato di “Russia Unita” Evgenij Fëdorov ha dichiarato che “man mano che la Russia avanza sulla strada del ripristino della sovranità e dei propri confini storici, a misura che scompare il mondo unipolare, aumenterà la resistenza e ricadranno sotto le sanzioni non decine, ma migliaia di imprenditori russi. La nostra legislazione fiscale dovrà essere rivista su questa base”. Fëdorov ha però eluso la domanda del giornalista di MK “Come si spiega la logica economica: perché un comune cittadino dovrebbe pagare per i miliardari oggetto delle sanzioni?”. L'ex deputato Dmitrij Gudkov ritiene comunque che il progetto sia stato portato alla Duma senza l'assenso di Putin, direttamente da deputati amici degli oligarchi: “in vista delle elezioni presidenziali, per Putin sarebbe controproducente sponsorizzare gli interessi dei ricconi”.

Putin, in effetti, si sta attualmente occupando d'altro, in politica interna, come il conferimento, in questi giorni, dell'ordine di “Santa Caterina martire” alla vedova di Boris Eltsin, in occasione del suo 85° compleanno, che sarà festeggiato a livello statale al Cremlino. Naina Eltsina viene insignita di tale onorificenza per il “contributo alla realizzazione di importanti programmi umanitari e la fattiva partecipazione alle attività di beneficenza”. Attività che sarebbe quantomeno problematico ascrivere al suo defunto marito, il primo presidente della Russia “indipendente” che, in combutta con i suoi giovani ministri liberali (Čubajs, Gajdar, Burbulis & Co.) e sotto l'attenta regia yankee, di quella situazione oggi lamentata da Olga Golodets è il primo responsabile.

Ciliegina sulla torta, l'esternazione niente affatto originale (non è la prima volta che nella “nuova” Russia si stendono tappeti rossi ai discendenti della ex casa imperiale) del leader della Repubblica autonoma della Crimea, Sergej Aksënov, secondo cui la Russia avrebbe bisogno della monarchia. La democrazia, sostiene Aksënov, può rimanere, ma solo entro limiti accettabili, tanto più che, in base alla fede ortodossa, la “democrazia occidentale” non sarebbe adeguata, mentre la monarchia darebbe la possibilità di rispondere più aspramente alle sfide occidentali. “Perché dico di essere un soldato del presidente?” afferma Aksënov, “perché, finché c'è un nemico esterno, a mio avviso, deve esserci unità di comando. Oggi il presidente dovrebbe avere più diritti, fino a, scusate, la dittatura".

Bontà sua, lo speaker della Duma, Vjačeslav Volodin ha osservato che la struttura monarchica in Russia è priva di prospettive. Commentando le dichiarazioni di Aksënov, radioslovo.ru, vicina al PCFR, osserva che il capo della Crimea, mentre sostiene il regime monarchico, non chiarisce la propria posizione rispetto agli oligarchi che hanno “violentato il paese ed estorto potere e proprietà al popolo russo”. Aksënov, mentre candida il Presidente a monarca, evita di “chiamare al tempo stesso alla lotta contro quegli stessi oligarchi” e non vedrebbe male, probabilmente, elevare Naina Eltsina a rango di granduchessa, insieme a ex ministri liberali come German Gref, Aleksej Kudrin o Anatolij Čubajs fatti granprincipi e tutti i russi ricondotti alla servitù della gleba.

 

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