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Grecia. Duri scontri contro la messa all’asta delle case pignorate alla popolazione

Atene. Ci sono stati scontri dentro e fuori il tribunale, nel primo giorno della messa all’asta delle abitazioni di famiglie che non erano più riuscite a pagare i mutui nei confronti di banche: Gli attivisti del movimento “Non pago” sono entrati nell’aula del tribunale cercando di bloccare l’operazione.
La polizia in tenuta antisommossa è intervenuta e ha usato gas lacrimogeni anche all’interno dell’edificio per disperdere i dimostranti e impedire loro di entrare nell’aula.

Tra i manifestanti – riferisce l’agenzia ufficiale greca Ana-Mpe – c’era anche il leader di Unità Popolare, Panagiotis Lafazanis (ex ministro nel primo governo Tsipras poi uscito da Syriza ) e membri del sindacato Pame. Negli scontri alcuni manifestanti sono rimasti feriti.

Le aste di pignoramento sono una condizione chiave del “terzo piano di salvataggio” imposto dalla Troika alla Grecia, ma sono state ripetutamente interrotte dagli attivisti di sinistra per i quali si tratterebbe di provvedimenti ingiusti che prendono di mira soprattutto le categorie sociali più povere.

I notai, che gestiscono le aste, non si erano presentati lamentando problemi di sicurezza, ma sono tornati a lavorare solo dopo che il governo di Syriza ha assicurato che avrebbe aumentato la sicurezza.

La Grecia ha anche accettato di utilizzare le cosiddette aste elettroniche che sono iniziate dopo essere state fermate per due mesi. Le banche avevano invece chiesto che gli immobili posti a garanzia del mutuo, anche la prima casa, tornassero nel mercato immobiliare nel più breve tempo possibile. Il governo Tsipras si era impegnato a proteggere almeno le prime abitazioni delle persone, ma nelle trattative con le banche anche questo impegno è stato disatteso.

Come noto le banche greche sono gravate da centinaia di miliardi di crediti inseigibili dopo anni di crisi finanziaria, principalmente a causa dell’incapacità delle persone di rimborsare i mutui. Una recessione provocata dalle misure di austerity che hanno tagliato i posti di lavoro e bloccato gli investimenti delle imprese. I prestiti in sofferenza sono da tempo in cima all’agenda dei colloqui della Grecia con i suoi “creditori” (ossia le banche coordinate dalla Troika).

 

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