In una lettera indirizzata al primo ministro Netanyahu, 63 giovani israeliani hanno detto che non indosseranno l’uniforme militare. “L’esercito implementa la politica razzista del governo che viola i diritti umani e reprime il popolo palestinese ” scrivono i firmatari
AGGIORNAMENTO ore 12:40. Manifestazione fuori il carcere militare israeliano di Ofer in sostegno della 16enne palestinese Ahed Tamimi
Nena News vi porta fuori al carcere militare israeliano di Ofer (vicino Ramallah, Cisgiordania occupata) dove è in corso una manifestazione in sostegno della 16enne palestinese Ahed Tamimi, sua madre Narima e sua cugina Nur del villaggio palestinese di Nabi Saleh. Ahed è accusata di aver “aggredito” dieci giorni fa due soldati israeliani. Come si vede nei video che abbiamo girato, il presidio è stato disperso dalle forze di sicurezza israeliane con granate stordenti e uso di gas lacrimogeni. Alla manifestazione hanno partecipato diverse figure politiche locali (tra queste, il leader di al-Mubadara Mustafa Barghouthi), la scrittrice palestinese Suad Amiry e l’euoroparlamentare Luisa Morgantini
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Intervista alla scrittrice Suad Amiry
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Intervista all’ex europarlamentare Luisa Morgantini
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della redazione
Roma, 28 dicembre 2017, Nena News – Sessantatré giovani israeliani hanno detto no al servizio militare obbligatorio. A dare la notizia è stato oggi il quotidiano Yediot Ahronot. In una lettera inviata al premier Benjamin Netanyahu, al ministro della difesa Avigdor Liberman, a quello dell’istruzione Naftali Bennet e al Capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, le potenziali nuove reclute hanno affermato che “l’esercito implementa la politica razzista del governo che viola i diritti umani fondamentali e applica nello stesso territorio una legge per gli israeliani e un’altra per i palestinesi”.
“Pertanto – scrivono i firmatari – abbiamo deciso che non prenderemo parte all’occupazione e alla repressione del popolo palestinese che separa gli esseri umani in due campi ostili. Da 50 anni la situazione ‘temporanea’ va avanti e non ne saremo complici”. “Un popolo intero ai due lati della Linea Verde è sotto una istigazione istituzionalizzata – si legge ancora nel testo – Noi giovani in età di arruolamento provenienti da zone diverse del Paese e da background sociali differenti rifiutiamo di credere al sistema d’incitamento e di partecipare al braccio della repressione e dell’occupazione del governo”.
Tra i promotori dell’iniziativa c’è Hilal Grami, studente dell’yishuv Yodefet. A Yediot Ahronot Grami ha detto che non teme le conseguenze pubbliche per il suo gesto: “La pubblicazione di questa lettera è molto più importante della reazione che riceverò dalle persone che trovano difficile sentire queste idee”. Un altro dei firmatari, il ventenne Matan Helman del Kibutz Haogen, è già in carcere dopo che ha scelto di non arruolarsi. “Rifiuteremo di servire nell’esercito per [il nostro] impegno alla pace e perché convinti che esiste un’altra realtà che possiamo creare insieme”. Una realtà a cui sono invitati a partecipare anche gli altri loro coetanei: proprio per questo motivo nelle prossime settimane i firmatari della “lettera del rifiuto” si recheranno in alcuni centri di arruolamento del Paese per provare a convincere altri giovani a non vestire l’uniforme militare. Nena News
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