Alla fine sono diventati 79 gli anni di condanna per gli 8 di Altsasu, un piccolo paese nelle montagne di Euskal Herria divenuto tristemente famoso per la vicenda giudiziaria che lo vede protagonista negli ultimi due anni. Adesso siamo alla fine.
L’Audiencia Nacional, tribunale madrileno ereditato direttamente dal franchismo, ha trasformato un fatto che difficilmente si potrebbe definire rissa in un atto premeditato di terrorismo contro lo Stato.
I fatti sono semplici e lineari. Due agenti della Guardia Civil in borghese e fuori servizio, in un bar con le rispettive compagne, hanno provocato per ore i militanti del movimento indipendentista basco, sputandogli in faccia il loro odio dal sapore franchista al grido di “ti sparo negli occhi” e “vi uccido”.
Alla fine, riferiscono tutti i presenti e soprattutto i referti medici, i due poliziotti se la sono cavata piuttosto bene: uno ne esce con una frattura di una caviglia e alcuni ematomi, l’altro nessuna conseguenza rilevante.
Ma la reazione di Madrid è stata immediata e brutale: il paese è diventato il luogo più militarizzato di Spagna, 3 giovani sono stati portati in carcere (a Madrid ovviamente, per rendere difficile comunicazioni e visite dei familiari) e per gli altri 5 è iniziato un vero e proprio calvario giudiziario. Per conoscere più nel dettaglio la vicenda di questi giovani compagni e delle loro famiglie, abbiamo già scritto in merito a questa storia mesi fa.
Ora che è arrivata la sentenza, affermano i genitori, comunque non si fermerà la mobilitazione popolare. D’altro canto mentre le iniziative di solidarietà piovevano da ogni parte d’Europa, gli imputati e le loro famiglie hanno sempre affermato di non riporre molte speranze nei giudici e nel sistema giudiziario spagnolo. Come potrebbe essere altrimenti? Stiamo parlando di un paese che ha all’attivo centinaia di prigionieri politici, tutti rinchiusi in carceri distantissimi dalle proprie case, spesso vittime di condanne smisurate e tortura selvaggia.
Sappiamo bene che Madrid c’è mai andata leggera con il popolo basco e soprattutto con i militanti della sinistra indipendentista, che anzi sono stati per decenni il bersaglio preferito e principale delle forze di sicurezza dello Stato Spagnolo. Ma quello che i compagni di Eurostop, in visita in Euskal Herria per un ciclo di incontri internazionalisti la settimana scorsa, hanno potuto vedere che i loro occhi è qualcosa di diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dopo la smilitarizzazione e la smobilitazione dell’ETA, la Spagna ha vinto la sua battaglia contro un’organizzazione popolare che per decenni le ha dato del gran filo da torcere, e pretende ora di esercitare il pieno e libero arbitrio su tutti i suoi sudditi ribelli, finalmente piegati. In Italia conosciamo bene questa storia: lo Stato che riesce a sconfiggere un’ipotesi rivoluzionaria si vendica con brutalità, vuole annientare qualsiasi traccia di collettività, di solidarietà, di presa di posizione antagonista.
Coerentemente con questo spirito, da Euskal Herria ci giungono notizie che ad Altsasu stanno piovendo decine di denunce contro amici, vicini di casa e conoscenti, colpevoli di aver espresso solidarietà e vicinanza con gli arrestati nei minuti del loro arresto. In Spagna gridare “Libertà!” o “Non sono terroristi!” è considerato complicità con gli arrestati.
Sorprende ugualmente però che i genitori dei condannati, uniti nell’associazione Altsasu Gurasoak, affermino che “non pretendiamo l’impunità per i nostri figli, ma pretendiamo un processo giusto, con tutte le garanzie processuali, e che si tenga a Pamplona e non a Madrid”. Neanche questo è garantito all’interno di quel recinto europeo che si vorrebbe dei popoli e della pace? Che dire…ce lo aspettavamo, lo sapevamo. Pensiamoci: se ti spogliano della sovranità economica, fiscale, monetaria, della politica estera e in tendenza anche della difesa, se ti
assegnano una posizione periferica nel più grande quadro di un polo imperialista, se alle riunioni della Commissione fai presente che hai qualche problema interno da gestire… beh, qualcosa te la dovranno pur lasciare.
È la repressione. Paesi come Spagna o Italia possono esercitarla quanto vogliono. Più lo faranno, meglio sarà. Per loro.
Prima capiamo che il “recinto dei popoli e della pace” è una gabbia imperialista, meglio sarà. Per noi.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa