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Desaparecidos nella Patagonia dei Benetton

Argentina, nella regione della Patagonia sorge l’impero terriero della famiglia Benetton. 900mila ettari di terre adibite ad allevamento di pecore. Da qui arriva la materia prima del business per la dinastia di Treviso. da sempre la Patagonia è abitata dalla popolazione dei Mapuche, ora combattono contro lo sfruttamento del loro territorio. Intanto si registra repressione e sparizioni forzate come quella di Santiago Maldonado.

 * da RemoContro

Donde està Santiago Maldonado?

Patagonia argentina. Donde està Santiago Maldonado? A questo interrogativo la risposta è arrivata il 17 ottobre del 2017 quando nel letto del fiume Chubut, Patagonia argentina, è stato ritrovato il corpo di un ragazzo ventottenne scomparso 78 giorni prima. Ma chi era Santiago Maldonado? Un’altra domanda da esaudire e per la quale bisogna parlare di una lotta ancestrale, quella degli indigeni Mapuche,  del governo di Buenos Aires, della famiglia Benetton, e di sfruttamento selvaggio del territorio.

L’impero dei Benetton

Non solo autostrade per i Benetton dunque, ma soprattutto un impero tessile che parte da Treviso e arriva in Argentina.  Qui nel 1991 la dinastia trevigiana, attraverso la holding Edizione Real Estate, compra, per 50 milioni di dollari, la Tierras De Sur Argentino (CTSA), la principale proprietaria di terre nella Patagonia argentina. L’enormità di 900 mila ettari di terre.
Un territorio immenso sul quale vengono allevati 260 mila capi di bestiame, tra pecore (circa 100 mila) e montoni. La produzione di lana arriva a 1 milione 300 mila chili di lana all’anno (il 10% del totale della multinazionale), interamente esportati in Europa. E’ la materia prima per la maglieria di lusso che viene esposta nei negozi buoni delle grandi città occidentali ricche. Nello stesso territorio sono allevati anche 16 mila bovini destinati al macello.
Ma c’è di più. L’impresa italiana spende 80 milioni di dollari per altre e ben diverse attività. I Benetton finanziano la costruzione di commissariati per il controllo della zona, la realizzazione di una stazione turistica e l’apertura del Museo Leleque. Filantropia. Benetton in cambio riceve anche sussidi da parte del governo argentino per progetti di riforestazione, soprattutto di pini (circa 400 ettari all’anno). La multinazionale è descritta da molti come uno stato nello Stato.

La lotta dei Mapuche

Però c’è un problema, le terre sul quale si estende l’attività economica della famiglia veneta sono le stesse sulle quali da sempre vivono gli indigeni argentini Mapuche. Una popolazione che  tra il 1600 e la fine dell’800 dominava la Patagonia prima di essere spazzata via dagli immigrati europei divenuti argentini. La loro terra era una fascia ininterrotta che si estendeva dalla costa atlantica a quella pacifica. Dall’Argentina al Cile.

L’arrivo dei Benetton provocò una reazione durissima. La popolazione indigena venne sfrattata da territori ancestrali ma non cedette mai definitivamente e anzi iniziò il recupero delle terre. Troppi i danni ambientali dovuti allo sfruttamento intensivo dei terreni, insieme ad un tendenziale aumento dei prezzi e la progressiva privatizzazione dei servizi pubblici, il logoramento dei diritti del lavoro, numerose e ripetute persecuzioni ai danni delle organizzazioni sociali e dei sindacati. Una generalizzata violazione dei diritti umani.

La morte di Santiago Maldonado

Alla lotta partecipa anche un artigiano argentino, Santiago Maldonado. Non è un Mapuche ma si impegna per la riaffermazione di un diritto alla terra riconosciuto dalla stessa Costituzione argentina diretta a preservare, a parole, i diritti delle popolazioni indigene. Mai il 1 agosto dello scorso anno Maldonado sparisce mentre è in custodia della gendarmeria, detenuto ‘desaparecido’. Non se ne sa più niente fino al successivo ottobre quando viene ritrovato quello che la Procura afferma essere il suo corpo.
Il caso Maldonado, mobilità una forte campagna internazionale per scoprire la verità, e denuncia la feroce la repressione da parte dalla Gendarmeria Nazionale. La domanda oggi come allora, resta, “cosa è successo a Santiago? Dai testimoni si sa che i soldati accusati di quelle violenze alloggiano in quella che viene chiamata ‘Repubblica Benetton’, sono nutriti con catering pare a spese della stessa azienda.

Nessuna risposta

A quale autorità rispondono quegli sgherri allora? Menzogne a danno di imprenditori puliti? A questo interrogativo potrebbe rispondere Carlo Benetton, il fratello minore della dinastia di Treviso che si occupa del settore in questione. Carlo ama la Patagonia, gira con il suo fuoristrada in lungo e in largo. E’ lui il capo azienda in Argentina. Oppure maggiori delucidazioni potrebbe darle lo scozzese Ronald McDonald. Un allevatore con antenati emigrati in Argentina, ma anche il direttore generale dell’azienda Benetton in Patagonia. Conosce la situazione e ha modi definiti da più parti ‘molto rudi’. Al momento però nessuno dei due ha parlato per fare chiarezza.

Il caso Huala

Nonostante tutto però la lotta Mapuche non è diminuita ed anzi, e ha cominciato a dotarsi di strutture permanenti di autodifesa concretizzati in violentissimi scontri. Le autorità hanno parlato di uso di armi da fuoco e azioni di sabotaggio. Una circostanza che per le autorità argentine si configura come terrorismo. Per questa accusa, lo scorso marzo, è stata accolta la domanda di estradizione del Cile per Facundo Jones Huala, leader dell’organizzazione di resistenza Pu Lof nella regione del Chubut.
Ma esistono forti dubbi sul castello accusatorio, confermato anche dal fatto che una prima richiesta di estradizione venne rigettata dopo l’accertamento delle torture subite da un testimone chiave contro il leader mapuche. Anche una delle più note esponenti delle Madri di Palza de Mayo, Nora Cortinas ha definito vergognoso l’esito dell’udienza. Il pericolo è che Huala venga considerato terrorista dal Cile a causa di un lascito legislativo risalente al regime di Pinochet.

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1 Commento


  • klement

    E poi l’Occidente vorrebbe rendere etiche le miniere del Congo dove si estrae il cobalto per le auto elettriche green

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