Ad Haiti sabato scorso la parte nord-occidentale dell’isola è stata interessata da un violento terremoto con epicentro al largo della costa, 20 km a nord di Port de Paix e 175 km da Port au Prince.
Il sisma di magnitudo 5,9 ha causato la morte di 17 persone e oltre 300 feriti e ha arrecato danni consistenti alle infrastrutture e alle civili abitazioni. Attualmente sono numerosi i convogli di emergenza che fanno la spola ininterrottamente dal sud dell’isola verso le regioni del Grand Nord, Port-de-Paix e Gros-Morne, carichi di kit di alimenti e acqua potabile.
Le forze armate haitiane e la protezione civile stanno coordinando i loro interventi sul posto e in soccorso alla popolazione si è mossa anche la brigata medica cubana. Il Granma, Organo Ufficiale del Partito Comunista di Cuba, ha rilanciato le dichiarazioni di Evelio Betancourt, coordinatore generale della brigata, il quale ha annunciato che già due gruppi specializzati in chirurgia sarebbero sul luogo in appoggio al personale sanitario haitiano . Uno staff di chirurghi cubani ha poi operato un medico haitiano nell’ospedale La Providence, a Gonaives, dove sono stati assistiti 11 lesionati in gran parte residenti nel comune di Gros-Morne, uno dei più danneggiati dal terremoto.
Un altro gruppo d’emergenza si è mosso poi verso Port-de-Paix e in collaborazione con i medici locali avrebbe già assistito 164 feriti.
Cuba non è nuova a interventi del genere: già nel 2010 Haiti era stata colpita da un forte terremoto, seguito ben presto dallo scoppio di una terribile epidemia di colera che dalla regione di Sant Marc si diffuse rapidamente in diverse zone del paese, contagiando almeno 150.000 persone e causando migliaia di morti. In tale occasione Raul Castro fu uno dei primi leader di governo a inviare a inviare personale sanitario, i cui meriti nel contrasto all’epidemia sono stati riconosciuti, oltre che dalle istituzioni haitiane, anche dal vice rappresentate speciale per la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti, Mourad Wahba. Già nel 2010 l’allora vicepresidente del Consiglio di Stato Cubano, Esteban Lazo, in una conferenza rimarcava l’impegno di 1.600 cubani coinvolti in programmi sanitari ad Haiti e ricordava come, grazie al loro contributo, a partire dagli 11 anni precedenti, fosse stato possibile realizzare 14 milioni di visite. Gesta queste, che portarono Renè Preval, presidente haitiano dell’epoca, ad affermare: “sappiamo che l’internazionalismo di Cuba non reclama benefici”.
Haiti, ma non solo: ad oggi ammonterebbero a circa 50.000 i professionisti cubani, di cui più della metà medici e in gran parte volontari, impegnati a salvare vite, a prevenire la diffusione delle malattie e a fornire il proprio contributo sotto le più svariate forme di collaborazione in più di 60 paesi nel mondo.
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