Il parlamento tunisino ha approvato martedi una legge contro il razzismo, l’incitamento all’odio e la discriminazione. In un voto definito “storico” dalle associazioni che tutelano i diritti umani. “E’ un traguardo molto importante nella storia della Tunisia, pari all’abolizione della schiavitù”, ha dichiarato all’agenzia France Presse il presidente del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, Messaoud Romdhani. “Questo è un passo da gigante, ma molto resta ancora da fare per tradurre in realtà questa legge in una società dove c’è razzismo contro il 10% dei tunisini neri e contro gli africani sub-sahariani, che patiscono gli insulti e attacchi a volte violenti – ha aggiunto Romdhani – si tratta di punire ma anche di mostrare rispetto, soprattutto attraverso l’educazione”.
La norma, è stata approvata la scorsa notte al termine di un lungo dibattito, è passata con 125 voti a favore, uno contrario e cinque astensioni. La legge n°11/2018 per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale prevede pene da un mese a un anno di prigione e multe fino a 1.000 dinari (300 euro) per il ricorso a frasi razziste.
Più severe le sanzioni per l’”incitamento all’odio”, le “minacce razziste”, la “diffusione” e “l’apologia del razzismo” così come e “creazione” o la “partecipazione a un’organizzazione che sostiene in modo evidente e ripetuto la discriminazione”, per questi reati sono previste pene da uno fino a tre anni di carcere e multe fino a 3.000 dinari (1.000 euro).
L’agenzia Askanews riferisce che la norma era stata a lungo sollecitata dall’Associazione tunisina di aiuto alle minoranze: “Questo è un momento storico per la Tunisia”, ha commentato l’Associazione, aggiungendo che vigilerà sulla corretta applicazione della legge.
La battaglia per una legge contro il razzismo in Tunisia, dove i neri venivano definiti “oussif” che ha il significato di schiavi, era iniziata nel dicembre del 2016 con alcune manifestazioni di piazza contro alcune aggressioni a sfondo razziale.
Una lezione importante che questa volta non arriva dalla “civile” Europa, dove invece fioccano le leggi razziste, ma da un paese della sponda sud del Mediterraneo, a conferma che le strade dell’emancipazione oggi non passano nell’ Europa “reale”, al contrario si allargano in quei paesi dove la spinta ai processi di cambiamento sembra più forte di quella che sta portando alla regressione civile e sociale nei paesi europei.
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