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Kurdistan: “Öcalan è la nostra linea rossa”

Intervista al politico curdo İmam Canpolat sulla situazione di Abdullah Öcalan, 20.11.2018

Con il complotto internazionale contro Abdullah Öcalan è stata aperta una pagina nuova nella questione curda. Il 22 settembre 1999 Öcalan invitò i membri del PKK ad andare in Turchia per manifestare il »sostegno per la repubblica democratica e una positiva dichiarazione d’intenti«. A seguito di questo appello il 1 ottobre 1999 il primo »Gruppo per la Pace e la Democrazia« costituito da Ali Sapan, Seydi Fırat, M. Şirin Tunç, İsmet Baycan, Sohbet Şen, Yüksel Genç, Yaşar Temur e Gülten Uçar si recò in Turchia. Gli otto componenti della delegazione furono arrestati immediatamente all’ingresso in Turchia e incarcerati come »membri di un’organizzazione terroristica«. Per allentare l’atmosfera tesa, Öcalan fece un secondo appello. A questa seconda delegazione, oltre a Haydar Ergül, Ali Şükran Aktaş, Aygül Bidav, Yusuf Kıyak, Aysel Doğan e Hacı Dilek Kurt, prese parte anche İmam Canpolat. Questa delegazione il 29 ottobre 1999 si recò in Turchia da Vienna. Tutti furono portati in tribunale a Istanbul e condannati a pene detentive tra i 6 e i 15 anni.

 

Öcalan è sottoposto a un isolamento aggravato. Nell’ambito di una recente punizione disciplinare contro di lui, questo isolamento ha raggiunto un livello nuovo. Quali sono le intenzioni dietro a questa politica di isolamento?

Vorrei andare un po’ più indietro per illustrare il significato della fase attuale. Dobbiamo ricordarci il complotto internazionale attraverso il quale Abdullah Öcalan è stato catturato. Inoltre è importante tenere presente la missione di Öcalan. Perché è stato consegnato alla Turchia? Dobbiamo capire qual è stato lo scopo della sua cattura. Dieci anni prima della carcerazione di Öcalan era crollato il socialismo reale e la modernità capitalista si era autoproclamata vincitrice. Poi gli USA nella loro funzione di poliziotto globale del capitalismo si posero l’obiettivo di dare al mondo un nuovo ordine. L’allora Presidente USA George Bush all’epoca affermò che l’ordine mondiale ora dipendeva unicamente dagli USA e che in caso di problemi bisognava rivolgersi a loro.

Una gran parte dei partiti comunisti e movimenti rivoluzionari nel mondo all’epoca si sfaldarono. Le diverse classi e popoli che avevano lottato per valori progressisti e per la rivoluzione, rimasero senza guida e disorganizzati. Il vento della modernità capitalista soffiò con forza e si diffuse potentemente in tutto il mondo. Molti professori di economia che si definivano socialisti, all’epoca cercavano di accattivarsi le simpatie del sistema capitalista. Proprio durante questa fase caotica globale, Öcalan sviluppò il paradigma della nuova epoca fondato su democrazia dal basso, ecologia e liberazione delle donne. Il popolo curdo e la sua lotta secondo questo paradigma ricevettero sempre maggiore attenzione da parte di altri popoli del mondo. Le potenze della modernità capitalista riconobbero che le idee di Öcalan rappresentavano un’alternativa al loro sistema e che alla fine avrebbero impedito un riordinamento del mondo come da desiderato da loro. Quindi iniziarono a prendere misure per costringere in ginocchio la lotta di liberazione delle curde e dei curdi e cercarono di indurre Abdullah Öcalan a distaccarsi dalla sua ideologia.

In questo contesto iniziò la pressione su Hafiz al-Assad che non riuscì a resistere a lungo e si piegò alle potenze capitaliste. Öcalan quindi, fidandosi di alcuni »falsi amici«, si decise a lasciare la Siria in direzione dell’Europa per proseguire lì il suo impegno per la pace e per una soluzione politica. Se avesse preferito una soluzione di guerra, sarebbe andato sulle montagne del Kurdistan e dalla guerriglia. Da allora sono passati esattamente 20 anni. La modernità capitalista ha cercato di riordinare il mondo. Ma ha fallito e oggi si trova in una crisi strutturale per la quale non trova una soluzione. Stati come gli USA, la Russia, la Turchia o l’Iran continuano a creare nuovi problemi cercando di sfruttare la crisi per i propri scopi.

Il movimento di Abdullah Öcalan oggi è la forza che dispone di una linea di resistenza e ideologia determinata e alternativa, sulla base della quale lotta contro la crisi strutturale della modernità capitalista. L’isolamento di Öcalan sull’isola carcere turca è in collegamento diretto con questo sviluppo.

La resistenza di Öcalan a Imralı ora dura da 20 anni. È stato possibile sostenere sufficientemente questa resistenza? Come si possono superare le debolezze nel sostegno?

Abdullah Öcalan dal primo giorno del suo arresto oppone ininterrottamente resistenza. Alcune cerchie inizialmente non compresero il suo atteggiamento di resistenza. La popolazione curda si raccolse intorno a Öcalan anche dopo l’arresto. Numerose persone persero la vita nel farlo. In particolare la gioventù curda fu molto attiva fin dall’inizio. Anche la guerriglia del PKK come reazione all’arresto di Öcalan intensificò la sua resistenza. Le rivolte popolari delle curde e dei curdi durate per anni, la loro resistenza a tutto campo e la politica da loro seguita fecero incagliare lo Stato turco. Fu costretto a fare a modifiche legislative, per esempio abolire la pena di morte.

Öcalan nel corso degli anni ha intensificato la sua resistenza e l’ha sempre continuata. per questo il suo isolamento è stato inasprito. Le azioni di sostegno e le proteste fuori dalle mura del carcere non sono all’altezza della resistenza di Imralı. Nell’ultimo periodo la partecipazione alle proteste e iniziative a questo riguardo è troppo debole. Alcune aree lo considerano una diminuzione del sostegno per il movimento di liberazione da parte della popolazione curda. Ma questo non è vero. Le persone non si sono allontanate dal movimento di liberazione, ma scendono meno in piazza. Le persone però continuano a resistere con decisione contro il fascismo turco e la guerra psicologica che conducono le forze della modernità capitalista.

Il movimento di liberazione continua la sua resistenza secondo la tradizione di resistenza motivata da Öcalan. Si tratta di un movimento che oppone resistenza nel modo più determinato nei momenti più difficili. L’azione di resistenza di Ümit Acar è un messaggio chiaro, anche se questa modalità di protesta può non essere completamente secondo le intenzioni di Öcalan. Ümit Acar [NdT giovane attivista curdo  che il 27 settembre 2018 in occasione della vista di Stato di Erdogan in Germania si è auto-immolato per protesta contro l’isolamento di Öcalan e il sostegno della Germania alla guerra della Turchia contro i curdi] ha mandato a tutti noi un messaggio chiaro: primo, è in atto un genocidio contro il popolo curdo. Attraverso il suo sostegno militare, economico e politico per lo Stato turco, la Germania [l’Europa] si rende corresponsabile di questo genocidio. Ümit ha protestato contro questo. In secondo luogo ha protestato contro l’isolamento inasprito di Öcalan. In terzo luogo con la sua azione chiama la popolazione curda, i giovani e le donne, a stringersi intorno a Öcalan e a iniziare rivolte.

Lei ha fatto parte del »Gruppo per la Pace«. Come inquadra l’impegno di Öcalan per la libertà e la pace dal punto di vista storico?

Nel 1993 Öcalan ha dichiarato il primo cessate il fuoco. Da allora si è impegnato in modo ancora più intenso per una pace sulla base della parità e della libertà, ma non solo per le curde e i curdi. Si impegna da allora per una soluzione politica dei problemi di tutti i popoli del Medio Oriente.

Se guardiamo la storia delle rivoluzioni nel mondo, incontriamo alcune rivoluzioni che hanno superato i confini dei Paesi e sono diventate fonte di ispirazione per le società più diverse: il 1848, 1871, 1917 o 1968 sono esempi di questo. Il concetto sviluppato da Abdullah Öcalan della modernità democratica e le sue riflessioni ideologiche collegate ci mostrano la via per una rivoluzione mondiale nella nostra epoca attuale. La rivoluzione in Rojava è un esempio assolutamente pratico per questo. È una rivoluzione della donna e allo stesso tempo viene portata avanti insieme da diversi popoli della regione.

Oggi il movimento curdo è un punto di attrazione per la solidarietà internazionalista, in modo simile ai movimenti di Marx e Lenin nel 19° e 20° secolo. La rivoluzione del Rojava non è una rivoluzione ordinaria. Avviene nel mezzo di una guerra mondiale. Risveglia nuove speranze e crea nuovi valori in un tempo nel quale la modernità capitalista proclama il suo successo. Questa è la conquista del movimento di Abdullah Öcalan.

Le potenze capitaliste e lo Stato turco fanno di tutto per far dimenticare Öcalan. Vogliono che ci abituiamo e che mettiamo fine alla nostra resistenza. Per questo viene isolato e torturato. Ma Abdullah Öcalan è la linea rossa del popolo curdo e di tutti i popoli del Medio Oriente. Ogni società ha determinati modelli, valori, eroine ed eroi e simboli. Dimenticare Abdullah Öcalan sarebbe pari a una nuova riduzione in schiavitù.

Il 9 ottobre di 20 anni fa è iniziato il complotto internazionale. Oggi quali forme assume?

La rabbia delle potenze capitaliste e delle regimi coloniali regionali contro Öcalan oggi è più grande che mai. Vogliono portare a compimento il complotto internazionale e il genocidio delle curde e dei curdi. Molti non capiscono con quanta precisione il complotto prosegua fino a oggi. Le potenze capitaliste in effetti 20 anni fa avevano architettato il piano di far giustiziare, Abdullah Öcalan dal fascismo turco o di spingerlo al suicidio, con il che la guerra turco-curda si sarebbe inasprita fino all’eternità. Le potenze internazionali in questo modo volevano dividere la Turchia in modo simile alla Jugoslavia. Ma riconobbe questa intenzione e attraverso la sua resistenza la fece andare a vuoto.

Oggi si trova in un isolamento ancora più intenso. Le potenze capitaliste oggi vogliono proseguire il complotto in forma modificata. La seconda fase di questo complotto internazionale è iniziata il 30 ottobre 2014 quando il Consiglio Nazionale di Sicurezza della Turchia decise di annientare del tutto la resistenza curda militarmente. Doveva fungere da modello l’azione in Sri Lanka contro i Tamil. Così si voleva spezzare la forza di resistenza del movimento di liberazione, e a lavoro concluso giustiziare anche Öcalan. Ma Öcalan stesso e il movimento hanno riconosciuto questa intenzione in modo tempestivo e ne hanno impedito l’attuazione.

Il complotto quindi viene proseguito internazionalmente. Ora cercano di portare lo Stato turco a occupare tutto il Kurdistan. L’intenzione di fondo dietro a questo è quella di indebolire lo Stato turco e le curde e i curdi attraverso una guerra e in questo modo di riuscire a tenerli sotto controllo. A Efrîn si è iniziato con questo e ora in tutto il Kurdistan attraverso una politica di occupazione si vuole fortemente indebolire la guerriglia. Le potenze pensano di costringere poi Öcalan alla resa e di poter smembrare la Turchia come la Jugoslavia. In questo contesto ora la Turchia vuole occupare anche Minbic, Rojava e le altre parti del Kurdistan. Anche Bradost e le zone di difesa di Medya nel Kurdistan del sud sono quotidianamente oggetto di attacchi aerei e si cerca di penetrare in questi territori. Ormai da oltre un anno in questa zona si verificano combattimenti molto pesanti. Attraverso il Bradost si intende penetrare nel cuore della resistenza, le zone di difesa di Medya. Ma attualmente gli attacchi si sono fermati.

Lo spazio aereo del Kurdistan del sud è sotto controllo statunitense. Senza l’approvazione degli USA neanche un singolo aereo può bombardare Qendîl, Bradost o Şengal. Lo stesso omicidio di Zekî Şengalî è stato possibile solo grazie all’apertura dello spazio aereo del Kurdistan del sud alla Turchia da parte degli USA. Tutte le istituzioni della modernità capitalista sostengono la politica del complotto internazionale. Purtroppo anche il KDP si è fatto rendere parte di questa politica.

La pubblicazione del rapporto del CPT (European Committee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment) con tre anni di ritardo mostra con quale misura di povertà morale e mancanza di serietà si fa politica qui. Anche la Corte Europea per di Diritti Umani poco tempo fa in una sentenza ha detto che Öcalan a Imralı non sarebbe stato né torturato né trattato male. Queste due istituzioni in questo modo allo Stato turco che può fare quello che vuole. Alcuni avvocati e avvocate hanno protestato contro la sentenza della Corte per i Diritti Umani e chiesto di condannare la Turchia per il suo comportamento. Per quanto sia giustificata la loro richiesta, non devono dimenticare questo: se il CPT e la Corte per i Diritti umani condannano la Turchia, ossia la dichiarano colpevole, allora riconoscono la colpa che hanno loro stessi. Perché il sistema di Imralı è un sistema al quale partecipa tutto il mondo.

Può dire ancora qualcosa sulle attuali proteste per Öcalan?

Oggi parliamo di 45-50 milioni di curde e curdi che in parte sono stati costretti alla fuga in tutte le parti del mondo. Oggi gli Stati di questo mondo vogliono decidere del nostro destino. Questo è altamente immorale e ingiusto. Nella Terza Guerra Mondiale che oggi si svolge in Medio Oriente, il movimento curdo svolge un ruolo centrale. È la forza più dinamica nella regione. Anche oggi si cerca di nuovo di negare la loro esistenza e di negare loro uno status. Per questo motivo Abdullah Öcalan viene tenuto in ostaggio.

Un popolo o una singola persona può essere libera se il suo rappresentante viene tenuto prigioniero? No! Per una persona la sua identità, cultura, lingua e i caduti, hanno un valore molto maggiore delle cose materiali. Abdullah Öcalan è il simbolo per questi valori perché lui è la speranza che ha rimesso le curde e i curdi in piedi sulle proprie gambe e che ispira anche tutti gli altri oppressi di questo mondo. Proprio per questo dobbiamo assumerci responsabilità per lui e impegnarci per la sua libertà. Per la nostra libertà, il nostro futuro, la nostra patria e la nostra dignità. La resistenza contro l’isolamento di Öcalan è possibile solo resistendo contro il complotto internazionale. Dovremmo sapere che il nostro impegno per la sua libertà significa allo stesso tempo che ci impegniamo per la nostra libertà, identità, lingua e le nostre convinzioni.

Tradotto e pubblicato da Rete Kurdistan

L’intervista è stata pubblicata per la prima volta sul Kurdistan Report n. 200.

http://civaka-azad.org/oecalan-ist-unsere-rote-linie/

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