Da una parte il generale Haftar e Fayez Al-Serraj impegnati, almeno apparentemente, in trattative sul referendum e sulle elezioni. Dall’altra, la possibilità di una ripresa di scontri su larga scala.
Fonti locali, riportate da alcuni organi di informazione, parlano di movimenti di milizie legate ad Haftar nell’area di Sirte e nella regione centrale del paese.
La situazione al momento è calma, ma l’ipotesi di nuovi scontri su larga scala pone alcuni dubbi sulla possibilità di giungere ad un accordo che stabilizzi il paese.
Il 2019 dovrebbe essere l’anno per le nuove elezioni, parlamentari e forse anche presidenziali. In ballo anche il referendum costituzionale: si era parlato di febbraio, ma la commissione elettorale libica ha fatto sapere di non avere a disposizione abbastanza denaro per finanziare tutti gli appuntamenti elettoriali.
Una road map vaga, ma che rappresenta l’unico percorso di stabilizzazione, al momento. Una ripresa delle operazioni militari e quindi del conflitto farebbe di fatto tramontare anche questa vaga prospettiva.
In questo quadro, c’è comunque chi riesce a fare buoni affari con la Libia.
L’Enav, l’ente controllato dal Ministero delle Finanze che opera come fornitore di servizi per l’aviazione civile in Italia, ha stipulato un accordo da due milioni di euro – con l’opzione per altri interventi aggiuntivi per 900.000 euro – con la Libyan Civil Aviation Autority.
Oggetto dell’accordo, interventi di ammodernamento sul controllo del traffico aereo.
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