Teheran ha ammesso la propria responsabilità nel disastro aereo del 8 gennaio, costato la vita a 176 persone.
Alle prime ore di stamane, la russa RIA Novosti riportava la dichiarazione dello Stato maggiore iraniano, diffusa dal canale televisivo IRIB, secondo cui “Come risultato di un errore umano e accidentalmente il velivolo è stato abbattuto”.
Nella nota è detto anche che l’aereo delle linee MAU ucraine è stato colpito, a causa della sua rotta vicinissima a un’importante struttura militare e dopo che aveva compiuto una repentina virata, da farlo scambiare per un bersaglio nemico, date anche configurazione e altezza di volo.
La tragedia, è detto ancora, si è consumata in un momento di massimo allarme, per una possibile risposta USA agli attacchi missilistici sulle basi statunitensi in Iraq. “Poche ore dopo gli attacchi missilistici” è detto ancora nella dichiarazione, “il numero di voli di aerei militari statunitensi è aumentato in modo significativo”, tanto da portare a “una maggiore sensibilità tra le unità di difesa aerea”.
Una delle scatole nere del velivolo precipitato è stata consegnata alle autorità francesi per la decifrazione dei dati.
Il presidente iraniano Hassan Rouhani, ha espresso le condoglianze alle famiglie delle vittime, ha ordinato di adottare tutte le misure per il risarcimento per l’aereo abbattuto e ha dichiarato che Teheran continuerà le indagini per “stabilire e perseguire le cause di questa grande tragedia e di questo imperdonabile errore”.
Il Ministro degli esteri Javad Zarif ha affermato che la catastrofe è stata causata da “un errore umano, in un periodo di crisi provocata dall’avventurismo USA” e ha porto condoglianze e scuse alle famiglie delle vittime.
Questa la notizia, diffusa dopo che, nei giorni scorsi, Teheran aveva dichiarato essersi trattato di guasto ai motori del Boeing 737, oppure di errore dei piloti.
Due considerazioni paiono d’obbligo, nello specifico dell’abbattimento. L’Iran, come dichiarato da Rouhani, continuerà le indagini sull’accaduto, mentre lo Stato maggiore afferma che il velivolo civile è stato colpito, a causa della sua rotta vicinissima a un’importante struttura militare e dopo che era stato scambiato per un bersaglio nemico. Involontariamente, la memoria va al Boeing delle linee aeree sudcoreane, abbattuto da intercettori sovietici nel settembre del 1983, dopo aver deviato di quasi 500 km dalla rotta prevista, esser penetrato nello spazio aereo sovietico e aver sorvolato obiettivi militari dell’URSS.
L’ipotesi che, sulla scia del velivolo civile, ci fossero aerei spia statunitensi e che l’aereo sudcoreano facesse da scudo a quelli, non è mai stata completamente rigettata. Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente ucraino Vladimir Zelenskij, che, a differenza del suo capo dei Servizi di sicurezza, metteva in dubbio la responsabilità iraniana nell’abbattimento e adombrava anzi possibili coinvolgimenti USA, non possono non indurre a “pensieri cattivi” circa un possibile ruolo assegnato dal Pentagono agli ignari piloti ucraini del Boeing civile.
L’altra considerazione, già riportata da alcune fonti, riguarda il Boeing malese abbattuto nel 2014 sopra il Donbass, per cui Kiev e la “commissione d’indagine internazionale” continuano a cercare di attribuire la responsabilità alle milizie delle Repubbliche popolari. Ebbene: in quel caso, il Pentagono si è finora rifiutato di fornire dati satellitari in suo possesso relativi ai momenti dell’abbattimento, mentre nel caso del Boeing ucraino abbattuto a Teheran, ha immediatamente puntato il dito sull’Iran.
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Paolo De Marco
Da ammirare la grande dignità iraniana malgrado il scellerato attacco appena subito. Da un lato la barbarie esclusivista con i suoi « assassini mirati », dall’altro un paese degno, erede dell’« antica sapienza » – per dirlo con G. Vico – ereditata dalla sua lunga Storia. Credo sia tempo ricordare che l’extraterritorialità legata alle criminali sanzioni imposte all’Iran è contraria al diritto internazionale. La complicità della UE in materia, a parte pochi atti simbolici, è contraria alla ricerca della pace e della stabilità della regione come pure dei suoi propri interessi, per non parlare di quelli italiani.
Paolo De Marco.