Menu

Siria. Fallita l’operazione di Erdogan su Idlib

Si conclude con un colossale buco nell’acqua la cosiddetta operazione “Spring Shield” lanciata dall’esercito turco contro l’esercito siriano in appoggio alle varie milizie salafite e qaediste che controllano ormai solo circa la metà circa della provincia di Idlib.

L’impossibilità di utilizzare in maniera massiccia i bombardamenti aerei a causa del controllo esercitato dalla Russia sullo spazio aereo siriano, l’attivo appoggio dell’aviazione russa al proprio alleato e l’impiego delle forze di elite dell’esercito di Damasco hanno impedito ad Ankara di raggiungere i propri scopi dichiarati: ricacciare l’esercito di Damasco indietro, a sud e a est dei punti di osservazioni turchi stabiliti dagli accordi di Astana.

Nonostante le continue minacce del Presidente Erdogan ai nemici di spezzar loro le reni e alla Russia stessa di togliersi di mezzo, la Turchia è riuscita a malapena a contenere l’avanzata dell’esercito siriano verso Idlib, non riuscendo nemmeno a raggiungere un obiettivo apparentemente più realistico di quello dichiarato inizialmente, ovvero riprendere la città di Saraqib, la più grande dell’area dopo il capoluogo: dopo una prima offensiva vittoriosa, che aveva consentito ai qaedisti di rientrare nella città, i reparti di elites delle ex-Forze Tigre, con la partecipazione di Hezbollah, l’hanno espugnata di nuovo.

Così, in seguito a quest’ultimo risvolto, il sultano turco ha dovuto rassegnarsi e ha chiesto un incontro con l’omologo russo, minacciato fino a qualche giorno prima.

Il risultato è stato un accordo per un ennesimo cessate il fuoco che “mette in ghiaccio” lo status quo raggiunto sul terreno, ovvero pieno controllo siriano su Saraqib e sull’autostrada M5 Aleppo-Damasco, riaperta dopo 8 anni, e lo stabilimento di un’ area di sicurezza fra le due parti larga 6 km, intorno all’autostrada M4 Latakia-Aleppo; a corredo, vi sono le solite dichiarazioni di principio riguardo il riconoscimento dell’integrità territoriale della Siria e l’impegno a rispettare gli accordi di Astana, anche nella parte riguardante la divisione e l’isolamento dei qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham dai loro alleati delle altre organizzazioni salafite non inserite nel novero delle organizzazioni riconosciute come terroriste, cosa che nemmeno stavolta quasi certamente la Turchia sarà in grado di assicurare.

Il bilancio finale per l’esercito di Ankara è di una cinquantina di morti in solo una decina di giorni circa di impegno massivo. I soldati siriani morti, invece, stando alle dichiarazioni ufficiali del Ministero della Difesa turco sarebbero intorno ai 1500, ma questo numero appare inverosimile visti gli esiti della battaglia. Certamente l’arsenale dell’esercito siriano ha subito durissimi colpi, perdendo 3 aerei da guerra e un numero imprecisato di carri armati, probabilmente a mano a mano sostituiti grazie alla Russia, che ha introdotto diverse navi da guerra in Siria durante i giorni del conflitto, le quali trasportavano pezzi di artiglieria pesante; la Turchia, invece, si è vista abbattuti diversi droni e ha, a sua volta, perso molti carri armati.

Siamo, dunque, ad un ennesimo capitolo dello stop and go che va avanti da circa 3 anni nel conflitto per la provincia di Idlib; ad ogni passaggio, il terreno sotto i piedi delle milizie jihadiste appoggiate dalla Turchia si fa sempre più sottile: questa volta l’esercito siriano è giunto a soli 8 km dal capoluogo. La battaglia finale, anche stavolta, sembra solo rimandata.

Da questo esito deriva sicuramente un grande sollievo per le centinaia di miglia di profughi ammassati ai confini turchi, di cui molte donne e bambini, in buona parte appartenenti alle famiglie dei miliziani, la cui presenza è stata fra i motivi scatenanti dell’offensiva turca. Ankara, infatti, punta a fare di Idlib un proprio protettorato, al fine di farvi permanere, appunto, i miliziani con le loro famiglie, da utilizzare, alla bisogna, in altri conflitti (circa 1500 sarebbero stati spostati in Libia), nonché collocarvi altri profughi siriani attualmente in territorio turco.

Erdogan esce da quest’avventura bellica ancora più isolato all’interno della NATO, dato che l’alleanza atlantica non gli ha fornito nessun tipo di aiuto né militare, né politico( a parte qualche vuota dichiarazione di solidarietà) e avendo scatenato una crisi con la Grecia (anch’essa, si rammenta, membro della NATO) a causa della vicenda del trasporto dei migranti alla frontiera; lo scopo era quello di utilizzare la propria non ottemperanza agli accordi con l’UE sul contenimento dei profughi siriani in alcuni campi in territorio turco come arma di ricatto per costringere i paesi europei ad appoggiarlo.

Tuttavia, l’argine messo in piedi dalla polizia greca e dai fascisti sembra aver tenuto, nonostante la Turchia abbia a sua volta utilizzato alcuni reparti speciali per aiutare i migranti a sfondare i cordoni. Inoltre, il presidente turco e il suo entourage sono stati ben lungi dall’ottenere l’appoggio interno quasi unanime ottenuto in occasione delle altre operazioni militari in territorio siriano: questa volta non solo l’Hdp, ma anche il Chp e gli altri partiti di opposizione hanno espresso una forte contrarietà e vi è stata anche una maxi-rissa in Parlamento.

Damasco, da parte sua, esce da circa due mesi e mezzo di offensiva con significativi progressi territoriali che hanno portato alla riapertura di importanti infrastrutture e alla messa in sicurezza di Aleppo, che non è più sotto tiro dei colpi mortaio dei miliziani; ciò potrebbe portare ad un incremento della ricostruzione del tessuto produttivo di quella che era la capitale economica del paese.

In ogni caso, la guerra di aggressione alla Siria, che dura ormai da più di 9 anni, sembra ancora lontana dalla fine poiché ciascuno dei paesi aggressori non accetta di prendere atto della sconfitta e farsi da parte.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

3 Commenti


  • Nicola Vetrano

    Per il contributo, complimenti, Italo.
    In Occidente, pero’, hanno tenuto banco le immagini dei bambini al freddo e delle scuole bombardate.
    Io ho postato una preghiera di Quaresima di un sacerdote cattolico latino, il quale sosteneva il rientro ad Idlib dell’esercito siriano e diceva di strumentalità di certe immagini diffuse.
    Ma dobbiamo informare di più pure su queste cose


  • Roberto Brioschi

    Pieno sostegno al legittimo governo siriano ed al popolo kurdo contro ogni invasore e terrorista. . Boicotta la Turchia di Erdogan.


  • Giuseppe Grande

    Chi esce devastata da noi é la reputazione del giornalismo italiano RAI, Mediaset, La7 etc. etc.
    Chi dimentica il titolo di prima pagina del Corriere della Sera degli anni ’30: “Ferrea Italia mussoliniana”?
    Ecco sono i pennivendoli che sostengono oggi i guerrafondai occidentali e consentono la guerre d’aggressione neocoloniali ai popoli liberi.
    Mi piace ricordare però che a Piazzale Loreto c’é sempre tanto posto per costoro quando questo regime filo-Nato avrà termine.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *