In risposta ai tiri di mortaio, lanciagranate e cannoncini di mezzi blindati con cui alla vigilia la 28° Brigata ucraina aveva ripetutamente bersagliato edifici civili di Aleksandrovka, alla periferia di Donetsk, ieri le milizie della DNR hanno liquidato la piazzaforte nemica.
Intanto, la mobilitazione generale delle milizie e poi la messa in stato di massima allerta, decretate la scorsa settimana sia da LNR che da DNR dopo intere settimane di provocazioni ucraine contro edifici e infrastrutture civili delle Repubbliche popolari, sarebbe costata non meno di nove morti e almeno una ventina di feriti alle forze di Kiev; questo è quanto riferito il 25 maggio dall’agenzia “Donbass Segodnija”, su fonte delle milizie della DNR.
Da parte della LNR, invece, il Ministro degli esteri Vladislav Dejnego ha chiesto che i rappresentanti ucraini, alla prossima riunione del Gruppo di contatto, dichiarino apertamente – d’altronde, lo ha già fatto abbastanza direttamente il Ministro ucraino per le questioni dei “territori temporaneamente occupati”, nonché vice-premier Aleksej Rznikov – che rifiutano di adempiere gli accordi di Minsk e che le forze garanti di quegli accordi e le organizzazioni internazionali ne prendano atto e richiamino Kiev alle proprie responsabilità.
Cosa davvero intendano fare alcuni di tali “garanti”, lo ha subito dimostrato Parigi – la Francia fa parte del cosiddetto “quartetto normanno” per gli accordi di Minsk, insieme a Germania, Russia e Ucraina – che, secondo le parole dello stesso Reznikov, dovrebbe accordare a Kiev 60 milioni di euro per la realizzazione di condutture idriche per la regione di Mariupol, aggirando il Donbass e lasciando DNR e LNR senz’acqua.
Che, poi, è esattamente quanto tornano a chiedere i nazisti ucraini i quali, per bocca del “führer” del battaglione “Azov”, Andrej Biletskij, ancora domenica scorsa hanno dichiarato in TV che Kiev deve bloccare forniture idriche, elettriche e quant’altro provenga dall’Ucraina, in modo da provocare un’autentica catastrofe umanitaria in Donbass.
Probabilmente, Kiev avrebbe da tempo interrotto tali forniture, se non fosse che le condutture che portano acqua potabile all’area di Mariupol e alla regione sotto controllo ucraino, passano per il Donbass. Ora, l’aiuto francese, consente di realizzare il piano nazista, provando nei fatti la “diversità” della presidenza Zelenskij da quella Porošenko.
È in questo quadro, che dal Donbass segnalano un’iniziativa che, quantunque in atto praticamente sin dall’inizio del conflitto, oltre sei anni fa, ha ricevuto il “battesimo” dell’ufficialità da poco più di un anno nella Repubblica popolare di Donetsk. Si tratta dell’istituzione nella DNR di una struttura per il reperimento di notizie su persone, civili e militari, disperse nel periodo della guerra di resistenza all’aggressione ucraina. Ne ha scritto lo scorso aprile l’agenzia EurAsia Daily.
Dispersi in tempo di guerra: nella DNR è stata istituita una organizzazione per la loro ricerca
Nel periodo della guerra, si è attualizzato in Donbass il problema della ricerca dei dispersi ed è così che nella Repubblica popolare di Donetsk è apparsa la prima organizzazione ufficialmente operativa per la loro ricerca: si chiama “Unione delle madri di figli dispersi”. La presidente dell’Unione, Kristina Kruglenko, ha illustrato al corrispondente di EADaily i compiti dell’organizzazione e ha parlato dei problemi più urgenti da affrontare.
“L’organizzazione è stata creata il 6 febbraio 2019: questa è la data ufficiale di registrazione. In realtà, siamo attivi da molto più tempo. Il lavoro principale si svolge sul piano giuridico. Costituiamo anche l’anello di collegamento tra l’ufficio di medicina legale e i parenti dei dispersi. Tutti i nostri attivisti hanno una formazione umanitaria. Durante tutto il periodo del conflitto, ognuno di noi è stato impegnato in questo o quel lavoro di volontariato. Ad esempio, io sono membro del Tribunale popolare ucraino, alcuni di noi sono stati impegnati con i bambini, altri si sono occupati di differenti aree umanitarie. Pian piano, ci siamo resi conto della necessità della ricerca dei dispersi”, ha detto Kristina.
Oggi, dice, l’organizzazione raccoglie le richieste da parte di cittadini della DNR e di altri stati, sia civili che militari. “Quando le persone con attive posizioni civiche si sono unite sulla base della nostra organizzazione, ci siamo scontrati con un problema: i dispersi erano privi di qualsiasi status. Di conseguenza, sorgevano difficoltà legali con gli immobili, problemi di eredità, problemi con le deleghe per potersi spostare da un territorio a un altro coi bambini. Abbiamo fatto riunioni coi rappresentanti della Croce Rossa, per discutere nei dettagli il tema dell’assistenza legale. All’inizio, quando ci avevano contattato due, tre o quattro persone, gli uffici legali ci avevano fornito assistenza gratuitamente. Ma, questo era possibile, finché il numero rimaneva basso. Oggi, si sono rivolte a noi 140 persone, sia da DNR e LNR, sia da Russia e Ucraina; e il loro numero è destinato a crescere. Per questo, abbiamo cominciato a collaborare con il Centro di coordinamento giuridico “Guerra e pace”, che si accolla le questioni legali, connesse con la ricerca dei dispersi e la predisposizione dei relativi documenti”, dice Kristina Kruglenko.
Secondo le sue parole, l’organizzazione si occupa dei casi più disparati e per di più non sempre le informazioni di cui dispongono i parenti dei dispersi risultano affidabili.
“I risultati degli ultimi sei mesi di attività sono stati il ritrovamento di otto persone: quattro di esse erano ancora in vita; altre quattro morte. Due di essi – uno ritrovato in vita e uno morto – erano in territorio russo, quantunque i parenti non sapessero nulla della loro partenza. La situazione finanziaria era diventata così critica, che molte persone sono partite semplicemente per andare a cercare lavoro, senza dir nulla ai parenti.
Per ora, limitiamo il nostro lavoro al solo campo delle informazioni, non ci occupiamo delle indagini, ma siamo impegnati nelle ricerche. Cerchiamo di stabilire contatti con organizzazioni simili alla nostra di Ucraina e Federazione Russa. Abbiamo stabilito contatti con l’Unione delle madri di Abkhazija, grazie a Dmitrij Kalašnikov, direttore dell’Ufficio repubblicano di medicina legale, che si è recato in Abkhazija. Con lui, abbiamo partecipato a una conferenza a Pjatigorsk, organizzata dalla “Missione di pace del Generale Lebed” [il tenente-generale Aleksandr Lebed, molto popolare in Russia all’epoca del conflitto in Transnistria, a inizio anni ’90. La sua morte, in un incidente d’elicottero nel 2002, è tuttora ritenuta sospetta; ndt], che da più di 20 anni si occupa della ricerca di dispersi e ha accumulato un’esperienza colossale. Si trattava di una conferenza sulla genetica e da lì abbiamo tratto l’idea dei passaporti genetici. Vengono rilasciati passaporti genetici ai parenti dei dispersi; anche se, per la verità, al momento ciò riguarda solo i parenti di primo grado. Il passaporto genetico permette di rintracciare un individuo anche dopo molto tempo”, dice Kristina.
“Ripeto, noi non ci occupiamo delle indagini, siamo impegnati nella ricerca e non abbiamo certo intenzione di attribuirci poteri che sono propri della Procura e del Ministero degli interni. Lavoriamo su una piattaforma civica, non siamo un’organizzazione politica e ci atteniamo scrupolosamente a questi principi. Alcuni si sono rivolti a noi anche per la questione dei prigionieri di guerra, ma questo non rientra nelle competenze del nostro mandato. Per questo problema, c’è l’apparato che fa capo alla Responsabile per i diritti umani Dar’ja Morozova, c’è la Procura, c’è il Ministero degli interni. Quando sono arrivati i nostri primi risultati, il Ministero degli interni ci ha espresso riconoscenza”.
“È stata organizzata una linea telefonica speciale, sono stati diffusi avvisi, ci siamo accordati con la Banca centrale, con le Poste del Donbass, con le strutture sanitarie: i nostri avvisi sono reperibili ovunque. La procedura è la seguente: alla linea speciale risponde un operatore, con cui viene compilato un questionario preliminare e se la persona acconsente a venire qui da noi, l’operatore assegna un numero al questionario e comunica l’elenco dei documenti da presentare. Allorché la persona viene qui con i documenti, firma il consenso al trattamento dei dati personali. Ci sono persone che si rivolgono a noi anche dalla parte ucraina. Però con esse possiamo procedere solo alla compilazione del questionario preliminare, perché non abbiamo contatti con la parte ucraina. Più di una volta abbiamo tentato di stabilire una collaborazione con le organizzazioni ucraine simili alla nostra, in modo che agiscano da anello di collegamento e acquisiscano l’insieme di documenti, compreso il consenso al trattamento dei dati, così che possiamo scambiare informazioni. Abbiamo affrontato ripetutamente la questione, sia con la Croce Rossa, sia con l’OSCE, in modo che essi si facciano garanti, dal momento che le persone che vivono nel territorio controllato dall’Ucraina hanno paura a presentare a noi i documenti”, dice Kristina Kruglenko.
La linea speciale attraverso cui ci si può rivolgere all’Unione, per la ricerca di un parente disperso, è attiva con i numeri +38-071.3393949 (“Feniks”) e +38−099.6640579 (“Vodafon Ucraina”).
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