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Cina e Gran Bretagna. Tensioni su Hong Kong. Spaccatura alle Nazioni Unite

La Cina ha minacciato la Gran Bretagna che se dovesse concedere la residenza ai residenti di Hong Kong in fuga dal paese, Londra dovrà “sopportarne le conseguenze”. Mercoledi il primo ministro britannico Boris Johnson aveva promesso di offrire a tre milioni di cinesi di Hong Kong, tuttora in possesso dello status di britannici d’oltremare (BNO), la residenza in Gran Bretagna.

Secondo le autorità cinesi si tratterebbe di una violazione degli accordi. “La Cina esprime forte condanna e si riserva il diritto di assumere ulteriori misure. La parte britannica ne sopporterà tutte le conseguenze”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian in una conferenza stampa a Pechino.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Australia,  hanno condannato l’entrata in vigore della Legge sulla Sicurezza Nazionale come un disconoscimento degli accordi del 1997 sul ricongiungimento tra la Cina continentale e Hong Kong.

Sul fronte opposto, la Cina, insieme altri paesi membri delle Nazioni Unite, hanno ritenuto la nuova legge come una questione di sovranità interna ad esclusiva competenza di Pechino, ed hanno bloccato una mozione di condanna presentata al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Solo 27 dei 47 paesi membri del Consiglio – inclusi Gran Bretagna, Francia, Germania e Giappone – hanno espresso “profonde e crescenti preoccupazioni” in merito al nuovo impianto normativo, e sollecitato Pechino a riconsiderare la propria iniziativa.

Zhang Xiaoming, direttore dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao presso il Consiglio di Stato Cinese, si è espresso con estrema durezza, affermando che le misure adottate da Pechino per tutelare la propria sicurezza “non hanno nulla a che fare con voi, non vi riguardano”.

La stampa cinese sottolinea che, al contrario degli Stati Uniti, l’Unione Europea finora non ha minacciato alcuna sanzione nei confronti della Cina, pur sottolineando l’importanza di garantire l’autonomia di Hong Kong.

Secondo il giornale cinese Global Times la linea dura di Washington in risposta agli ultimi sviluppi ad Hong Kong finirà per “lasciare gli Usa isolati sul piano internazionale”.

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, il 1 luglio ha intanto approvato all’unanimità un provvedimento che prevede l’imposizione di sanzioni alle banche cinesi in affari con funzionari di Pechino responsabili dell’attuazione della nuova legge sulla sicurezza di Hong Kong.

In Gran Bretagna le eventuali misure anticinesi ipotizzate da Johnson devono però fare i conti con alcuni capitoli molto materiali come la partecipazione del colosso cinese Huawei alla realizzazione della rete 5G britannica.

La questione è resa ancora più rognosa dalla recente decisione degli Usa di formalizzare l’azienda cinese come entità “di proprietà o alle dipendenze” delle Forze armate di Pechino. Nelle ultime settimane le autorità britanniche sembrano orientarsi verso una partecipazione circoscritta di Huawei nelle reti nazionali, ma lo scontro frontale sempre più aspro tra Washington e Pechino potrebbe costringere la Gran Bretagna ad una scelta di campo ancora più netta.

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