Martedì 7 luglio l’audizione alla Camera dell’ambasciatore israeliano dà un ulteriore impulso al modesto dibattito sull’annunciata annessione israeliana della Valle del Giordano. Dibattito in cui non viene coinvolto il Paese neanche un po’, benché le posizioni in esso assunte comportino i futuri orientamenti italiani verso il diritto internazionale.
L’incontro meriterebbe tutto un’analisi più approfondita, qui se ne tratteggiano solo gli aspetti peculiari, e tutt’altro che inediti sull’argomento.
Invece di esporre sull’oggetto di convocazione dell’audizione, l’ambasciatore ha, in modo scontato, “rigirato la frittata” riproponendo la consolidata lettura ideologica sionista della cronistoria dei palestinesi, che non sanno ciò che vogliono e che non sono un interlocutore, non ci si può fidare di loro, colpevoli delle sofferenze che patiscono per aver rifiutato le tante offerte israeliane. Se anche Israele offrisse loro tutto, essi risponderebbero di no: non vogliono uno Stato, vogliono semplicemente eliminare Israele. E’ evidente da quello che hanno fatto a Gaza dopo che Israele l’ha lasciata: hanno distrutto le serre che gli israeliani avevano lasciato intatte.
L’ambasciatore ritiene di aver dimostrato l’assunto centrale che i Palestinesi non vogliono e non hanno mai voluto uno Stato. Asserisce poi che la Valle del Giordano sarebbe il confine più lungo d’Israele e che costituisce un argine di difesa necessario contro i pericoli incombenti da Oriente, l’Iran, su cui si è soffermato maggiormente al termine della seduta.
Singolare, la solita misteriosa magia: bisogna parlare d’Israele e di una sua grave mossa, carica di possibili pesanti ripercussioni anche oltre l’area stessa, come Boldrini e qualcun altro farà notare, e l’ambasciatore israeliano si profonde lungamente in fiumi di parole sui Palestinesi. E le loro colpe.
Sia in questa prima parte che in quella di replica ai Parlamentari italiani, la lingua dell’ambasciatore ha battuto sul punto dolente e centrale: il rifiuto israeliano al riconoscimento del Diritto al Ritorno dei Palestinesi, sia ricordato per inciso, sancito dalla Risoluzione ONU 194/48. Secondo l’ambasciatore il Diritto al Ritorno dei Palestinesi è “la strage” d’Israele. Ovviamente, ha omesso di completare il ragionamento razzista: potrebbe essere la fine dello Stato razziale o etnico che Israele proclama di essere, dal luglio 2018 ufficialmente a chiarissime lettere.
Ma nella replica non ha evitato di mostrare il proprio razzismo, lì dove ha asserito: “non siamo pari a questi barbari”: Iraniani e arabi, infuriato in replica all’intervento della Parlamentare Ehm e minaccioso ché quello da lei detto era “pericoloso”! Poiché ipotizzando una situazione invertita tra Israeliani e Palestinesi, si riferiva al rischio costituito dal nucleare israeliano.
Dopo essersi vistosamente arrampicato sugli specchi per le, forse inattese, se pur molto blande e umili domande critiche sull’improvvisa scelta di abbracciare la via delle soluzioni unilaterali (Fassino, meno diretto Migliore), ha ricordato con determinazione che l’Italia è il Paese con cui Israele ha i più stretti rapporti, rapporti militari e rapporti di security, nell’ambito della ricerca e in altri settori…
Interessanti soprattutto gli interventi di alcuni Parlamentari, tra cui Fassino, che risultavano autenticamente meravigliati dell’”improvviso” giro di boa impresso da Israele. Meritano un approfondimento a parte.
L’ambasciatore conclude la sua manifestazione di due ore di depistaggio dando tre compiti all’Italia:
– come Germania e Austria vieti ogni azione di Hizbollah sul proprio territorio;
– usi la propria influenza sulla Turchia perché questa elimini dal proprio territorio la base di Hamas che vi risiede;
– sostenga l’iniziativa USA di embargo delle armi all’Iran.
Invita ciascuno dei presenti a tenersi in contatto con lui…per ulteriori e più dettagliate disposizioni? L’aria da padrone l’aveva, e piena.
Da quanto verrà chiesto di intraprendere sul piano internazionale al Governo in relazione al Vicino Oriente, se saranno avanzate o sostenute le ingiunzioni dell’ambasciatore, sapremo i cittadini di quale Stato questi Parlamentari italiani in realtà rappresentino e quanto l’Italia sia capace di una visione autonoma e di autonoma posizione sul piano internazionale.
Il Diritto Internazionale il totalmente altro di cui l’ambasciatore non manifestava alcuna nostalgia.
L’evento, per il movimento a sostegno dei diritti dei Palestinesi e del Diritto Internazionale, è una conferma chiara anche se indiretta della centralità degli obiettivi di embargo militare a Israele con la denuncia degli Accordi di cooperazione militare Italia-Israele L. 94/2005 e dell’Accordo Italia-Israele in materia di pubblica sicurezza L.86/2017, di sostegno pieno al Diritto al Ritorno e della difesa delle Istituzioni internazionali, nonostante i numerosi limiti che hanno.
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Paolo
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