La Francia ha ritirato il proprio ambasciatore in Turchia. Nel linguaggio diplomatico significa che le relazioni tra i due paesi hanno raggiunto il minimo protocollare.
Lo scontro tra i due governi, al momento a distanza, è iniziato sabato scorso, quando Erdogan, aveva affermato in un comizio che Macròn avrebbe bisogno di controlli mentali per il suo comportamento nei confronti dei musulmani e dell’Islam. Le parole del leader turco hanno scatenato il putiferio ed hanno portato Ankara e Parigi in una crisi diplomatica di prima grandezza tra due paesi “alleati” nella Nato. Qualcosa del genere era già accaduto a settembre, quando era stato il ministro degli Esteri turco, Cavusoglu, a definire Macròn come “isterico sulla situazione in Libia”.
La settimana scorsa Macròn aveva annunciato un nuovo giro di vite per combattere il “pericolo islamista” in Francia che “minaccia di prendere il controllo in alcune comunità musulmane francesi”. Nei giorni precedenti, c’erano stati due atti di terrorismo individuale di stampo jihadista tra la cui la decapitazione di un insegnante che aveva mostrato in classe le immagini di Maometto.
Le dichiarazioni del presidente francese hanno suscitato l’ira del presidente turco che – scopertosi protettore dell’islam a tutto detrimento dell’Arabia Saudita – ha consigliato al capo dell’Eliseo di farsi vedere da uno specialista. Intervenendo al congresso provinciale del suo partito, l’AKP, a Kayseri, in Cappadocia, Erdogan, ha affermato testualmente che “Macron ha bisogno di farsi curare a livello mentale”. “Cosa altro si può dire – ha aggiunto – di un capo di Stato che non comprende la libertà religiosa e si comporta così con milioni di persone che vivono nel suo Paese e praticano una fede diversa”.
Per tutta risposta l’Eliseo ha richiamato in patria l’ambasciatore francese ad Ankara, definendo inaccettabili le affermazioni del capo di Stato turco. Ma la questione pare tutt’altro che conclusa.
Ieri infatti, durante un comizio a Malatya, nell’Est della Turchia, Erdogan ha rincarato la dose ribadendo che Macron dovrebbe fare dei “controlli mentali” e che è “ossessionato” da lui “giorno e notte”. A sostegno di Erdogan è intervenuto Fahrettin Altun, direttore della comunicazione della presidenza turca affermando che le “caricature offensive” di Maometto vengono usate per “intimidire i musulmani in Europa dietro la facciata della libertà di espressione”. Ma in modo ancora più minaccioso e rivolgendosi apertamente ai governi europei, ha affermato che: “I musulmani non andranno via perché non li volete non porgeremo l’altra guancia quando ci insultate, ci difenderemo ad ogni costo”.
A fianco di Macròn si è schierato l’Alto rappresentante per la politica estera e sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, che su Twitter ha chiesto alla Turchia di “cessare questa pericolosa spirale di confronto”. Rimane ancora assordante il silenzio della Nato nelle tensioni tra due suoi membri di rilievo.
In Francia in soccorso di Macròn è arrivata anche la leader della destra Marine Le Pen, invocando una reazione più dura da parte di Parigi e Bruxelles.
In realtà le relazioni tra Parigi ed Ankara sono tesissime ormai da mesi. Francia e Turchia, infatti, si stanno scontrando su diversi fronti: dalla disputa con la Grecia sulle acque del Mediterraneo orientale alla Libia (dove navi militari turche e francesi sono arrivate ad un passo dallo scontro), passando per la Siria (dove per anni hanno collaborato amorevolmente contro Assad) e il Nagorno Karabakh.
Staremo a vedere.
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