Il 25 gennaio scorso a Davos ha preso il via l’annuale World Economic Forum che riunisce capi di stato, manager, banchieri e influencer dell’establishment internazionale. Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte era atteso per ieri 27 gennaio, con un suo intervento, ma la crisi di Governo lo ha costretto a rinunciare. In questi giornate ci sono stati o sono previsti gli interventi di Angela Merkel, Ursula von der Layen, Xi Jinping, Emanuelle Macròn, Vladimir Putin, Banjamin Netaniyahu, Bill Gates ed altri pezzi da novanta. Debole invece la presenza della nuova amministrazione statunitense.
L’agenda dei lavori dal 25 al 29 gennaio si occuperà di 7 temi come salvare la Terra; rendere più eque le economie; sviluppare la tecnologia; costruire la società e il lavoro del futuro; migliorare il mondo del business; migliorare i sistemi sanitari; incentivare il multilateralismo.
Insomma, come nelle scorse edizioni, il World Economic Forum è sempre lastricato di buone intenzioni. Il problema sono sempre le declinazioni delle soluzioni alle emergenze e alle disuguaglianze del pianeta. Ma tra queste il socialismo non è certo previsto come alternativa possibile. E’ evidente però come nell’edizione di quest’anno, su tutte le discussioni sia stato incombente il convitato di pietra che ha spazzato via ipotesi consolidate e scombinato tutte le agende delle relazioni economiche e di quelle internazionali: la pandemia globale di Covid 19.
Ieri, da remoto come la gran parte degli ospiti, è intervenuto Putin affermando che la pandemia “ha accelerato i cambiamenti strutturali nella sfera economica, sociale e politica del mondo intero, che già erano presenti prima”, aggiungendo che il mondo “rischia di scivolare nella distopia” a meno che non verranno affrontate “le sfide politiche, economiche, sociali e tecnologiche che la terza decade del 21esimo secolo pone”. L’intesa tra Mosca e Washington per estendere per cinque anni il trattato New Start è “un passo nella giusta direzione” per ridurre le tensioni globali: ha detto Putin intervenendo da remoto al World Economic Forum di Davos. “Sicuramente è un passo nella giusta direzione, ma, tuttavia, le divergenze continuano ad avvitarsi in quella che viene chiamata una spirale”.
Martedi la scena è stata invece dal presidente francese Macròn che ha sorpreso molti affermando che il “Modello capitalista non può più funzionare”. Secondo Macròn “Il capitalismo e l’economia di mercato non si possono certo liquidare in fretta, dal momento che hanno tirato fuori dalla povertà molti milioni di persone e offerto accesso a beni e servizi in un modo senza precedenti, allo stesso tempo, però, hanno espulso dal ciclo produttivo altre centinaia di milioni di cittadini che hanno dovuto subire shock economici legati alle delocalizzazioni, hanno perso il lavoro e sentono di aver perso la loro utilità”. Macròn ha poi sottolineato che: “Abbiamo creato un sistema a due pilastri, i produttori e i consumatori, che però hanno schiacciato i lavoratori. Questo ha creato danni gravissimi all’ambiente e ha alimentato la crisi della democrazia”.
Le considerazioni “illuminate” di Macròn al Forum di Davos, vanno lette però alla luce di quelle del suo Ministro dell’Economia Le Maire il quale sostiene che i “buoni propositi” hanno bisogno di diventare impero ed imperialismo europeo per pesare dentro le relazioni internazionali di questo burrascoso scorcio del XXI Secolo. Insomma siamo all’incubazione dell’imperialismo “dal volto umano”, una sorta di riedizione della divaricazione del passato tra il “modello renano” europeo e quello del liberismo brutale anglosassone. Resta solo di aspettare al varco gli eterni sostenitori del meno peggio che non tarderanno a celebrarne i fasti e le opportunità.
Lunedi invece era stato il presidente cinese Xi Jinping a tenere banco con il suo intervento. In un momento in cui la pandemia di Covid-19 “non è ancora finita”, la via d’uscita dai problemi attuali “è un rafforzamento del multilateralismo” ha detto Xi Jinping, durante il World Economic Forum a Davos. “Bisogna rafforzare il coordinamento macroeconomico globale” sottolineando che “la ripresa globale rimane traballante”.
Il rafforzamento del multilateralismo e, di conseguenza, dell’economia globale secondo il presidente cinese va di pari passo con il miglioramento delle politiche sulla sicurezza sanitaria globale. “La governance della sicurezza sanitaria pubblica globale deve essere rafforzata. Nessun problema globale può essere risolto da un Paese solo. Dobbiamo dare campo libero all’Organizzazione Mondiale della Sanità in modo che possa costruire una comunità globale per la salute di tutti noi“, ha detto Xi Jinping, sottolineando come la comunità internazionale dovrebbe essere guidata “in accordo con le regole e con il consenso di tutti i Paesi, anziché con uno o più Paesi che danno ordini”.
Il presidente cinese ha anche posto l’accento sulla “nuova guerra fredda” che può solo portare a “un vicolo cieco”. Senza mai nominare gli Stati Uniti, Xi si è atteggiato a difensore di multilateralismo e globalizzazione, come aveva già detto quattro anni fa, appena prima che Donald Trump salisse al potere. Meno di una settimana dopo che Joe Biden è arrivato alla Casa Bianca, il presidente mette in guardia quest’ultimo contro una continuazione della politica anti cinese del suo predecessore che aveva fatto della Cina il suo rivale numero uno, soprattutto in termini commerciali e tecnologici. “Chi crea clan o inizia una nuova guerra fredda, chi rifiuta, minaccia o intimidisce gli altri, chi imporre l’allontanamento tra popoli, o interrompere le catene di appalti con le sanzioni, al fine di indurre l’isolamento, sta solo spingendo il mondo alla divisione e persino allo scontro”, ha avvertito Xi Jinping.
Il complesso, tumultuoso e disarticolato mondo del secondo decennio del XXI Secolo è sul tavolo e nessun big del mondo occidentale sembra avere le idee chiare su cosa fare per affrontarne le profonde contraddizioni che si sono prodotte. Anche perchè il loro perimetro politico, ideologico, filosofico rimane quello del capitalismo cioè della causa principale delle disuguaglianze sociali e dell’infarto ecologico del pianeta. E così non esiste meno peggio che tenga… e non si va da nessuna parte.
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