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Brasile. Lula in testa nei sondaggi rispetto a Bolsonaro

Se Luis Ignacio da Silva “Lula” si candidasse alle elezioni del 2022, supererebbe addirittura al primo turno l’attuale presidente, Jair Bolsonaro.

Lo rivela un sondaggio diffuso dall’agenzia “Xp/Ipespe”. Il sondaggio, indica una situazione ancora di quasi parità tra i due possibili candidati, ma vede Lula aumentare i suoi consensi passando dal 25 per cento registrato a marzo all’attuale 29 per cento: un punto percentuale in più rispetto a Bolsonaro, che a marzo contava sul il 27 per cento degli elettori.

Appaiono molto distanziati gli altri eventuali candidati alle presidenziali.  Il killer giudiziario di Lula, l’ex ministro della Giustizia e giudice anti corruzione, Sergio Moro sarebbe al 9%, ancora più dietro l’ex candidato presidenziale Ciro Gomes.

In una recente intervista il leader del Partito dei lavoratori (Pt) si è detto pronto ad affrontare una eventuale sfida delle urne.

In un eventuale secondo turno, Lula aumenterebbe il vantaggio di quattro punti percentuali (42 contro i 38 di Bolsonaro). Solo nel caso che Lula non dovesse presentarsi Bolsonaro avrebbe la possibilità di competere sia contro Moro (entrambi al 30 per cento), quanto contro Gomes (38 per cento).

Il governo di Bolsonaro non gode affatto di buona considerazione presso i brasiliani. Il 48 per cento del campione intervistato ritiene la gestione Bolsonaro “cattiva” o “pessima”, tre punti percentuali in più sul sondaggio di marzo e 17 in più su quello di ottobre 2020. Negli ultimi sei mesi, inoltre, la percentuale di brasiliani che ritiene l’azione dell’esecutivo “buona” o “eccellente” è scesa dal 39 al 27%.

Complessivamente negativa la stima dei brasiliani sull’operato di Bolsonaro contro la pandemia di Covid 19.  Il 58% del campione  né dà una valutazione negativa (ma con tre punti percentuali in meno su marzo) mentre salgono al 21 per cento (più tre punti) quelli che ne danno una valutazione positiva.

Lo scorso 9 marzo la Corte suprema ha annullato tutte le condanne per corruzione nei confronti di Lula da Silva e ne ha ripristinato i diritti politici, permettendo al leader del Partito dei Lavoratori brasiliano di candidarsi eventualmente per cariche pubbliche.

Lula era stato condannato nel 2018 a dodici anni e un mese di carcere con l’accusa di aver accettato un lussuoso appartamento dalla società di costruzioni Oas in cambio di presunti favori politici. La sentenza aveva anche portato alla caduta della sua candidatura alla presidenza in un momento in cui era favorito in vista delle presidenziali del 7 ottobre del 2018, poi vinte da Bolsonaro.

Tre anni di battaglie civili, giornalistiche, politiche e giudiziarie hanno portato allo smantellamento di un castello accusatorio rivelatosi infondato e funzionale a mettere fuori gioco Lula. Ma, stando ai sondaggi, tutto quell’infame lavorio non è riuscito a raggiungere l’obbiettivo.

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