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In Libano faccia a faccia tra i leader di Hamas ed Hezbollah

Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyah, ha incontrato martedì il segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah. Secondo al-Manar TV i due leader hanno discusso gli ultimi sviluppi relativi alla resistenza contro l’occupazione israeliana.

“Nasrallah e Haniyeh hanno affermato la profondità del rapporto tra Hezbollah e Hamas, e la sua posizione primaria nell’asse della resistenza”, riferisce l’emittente televisiva libanese al-Mayadeen. Haniyeh aveva già incontrato Nasrallah durante la sua precedente visita in Libano lo scorso settembre.

Hamas e Hezbollah hanno ribadito la profondità delle “relazioni fraterne” tra i gruppi della resistenza palestinese e libanese, nonché la loro importanza per la coerenza dell’asse di resistenza.

Ma al termine dell’incontro non ci sono state dichiarazioni comuni pubbliche dei due dirigenti politici.

Haniyah è arrivato in Libano lunedì ed ha avuto incontri oltre che con Nasrallah anche con il presidente libanese, Michel Aoun, e il primo ministro Hasan Diab.

Durante la sua visita Haniyeh ha ribadito che la resistenza palestinese “ha a disposizione molte carte poderose con le quali dissuadere l’occupante sionista e prevenire le sue atrocità contro la nazione palestinese”.

Il giornale israeliano Times of Israel sottolinea come durante l’escalation del maggio scorso le forze armate di Tel Aviv  abbiano addebitato gli attacchi missilistici dal Libano alle organizzazioni palestinesi presenti nel paese, ma non a Hezbollah. “E’ improbabile che i terroristi nel Libano meridionale siano in grado di lanciare missili senza almeno la tacita approvazione della milizia appoggiata dall’Iran, che mantiene uno stretto controllo sul Libano meridionale” scrive il quotidiano israeliano.

L’attuale tour internazionale del dirigente di Hamas ha finora incluso Egitto, Marocco e Mauritania e rappresenta un’iniziativa politica per cercare sostegno alla resistenza palestinese. In tal modo, il movimento islamico spera di contrastare l’effetto degli “Accordi di Abramo” cioè la normalizzazione delle relazioni tra alcuni paesi arabi e Israele, annunciati lo scorso anno.

 

 

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